Le migliori uscite discografiche della settimana – 3 aprile –

14:44:20  – 03/04/2020

Abbiamo perso le coordinate temporali in questa sorta di irreale contesto. Siamo giunti al mese di aprile, e in questa prima settimana, come di consueto, abbiamo un bel numero di dischi da suggerirvi. Partiamo subito nel raccontarvi del quarto album in studio di Stephen Bruner meglio conosciuto come Thundercat. Il musicista, originario di Los Angeles, riuscirà ad eguagliare il suo ultimo capolavoro datato 2017 e intitolato Drunk? Prestate attenzione all’ottimo Yves Tumor, ai Purity Ring, all’indie -rock dei Mistery Jets, ai cavernosi Pigs Pigs Pigs Pigs PigsPigs Pigs , all’alt rock dei gallesi Seazoo e al live firmato Feivel e PD Little. Buona lettura.

a cura di Giovanni Aragona, Stefano Bartolotta, Chiara Luzi , Vincenzo Papeo e Carmine Speranza


THUNDERCAT – IT IS WHAT IT IS
(R&B, Jazz – fusion)

All’ascolto di It is What Is si viene letteralmente travolti dal suono. Questo quarto album di Thundercat, dedicato all’amico scomparso Mac Miller, è un viaggio esistenzialista il cui scopo è la guarigione dal dolore. I quindici brani, tra cui molti interludi, che lo compongono sono un concentrato potente di Jazz, R&B, in cui è forte l’impronta di Flying Lotus alla produzione. Un disco mirabile, stratificato, dove ritroviamo il sax di Kamasi Washington e Childish Gambino tra i featuring. Un meraviglioso tributo all’amicizia eterna.
(C.L)


YVES TUMOR – HEAVEN TO A TORTURED MIND
(acid-pop, soul, psych, alt-r’n’b, seventies rock, trip-hop, dub)

Voglio avere successo. Cos’altro dovrei fare’?” Basterebbero queste lapidarie dichiarazioni di mr. Sean Bowie per declamare la cifra estetica del suo terzo, sorprendente, album. Spudoratamente sensuale sin dalla copertina, è un disco che vuole infiammare le masse (‘Kerosene!’) e rispetto ai suoi records precedenti salta a piè pari verso l’ascoltatore senza, incredibilmente, perdere nulla in profondità, acidità e coefficiente di allucinazione (‘Dream Palette’). Questo lavoro piacerà più al pubblico dell’alternative rock che agli adoratori del digitalismo in quanto non è trascurabile l’apporto analogico in odore di anni 70 che avvolge atmosfere che profumano di Flaming Lips e Animal Collective. La parte finale del disco, tra un abbraccio che sa di french touch (‘Strawberry privilege’) e un sospiro che arriva dalla Bristol più tossica (‘Folie Imposèe’), si riconcilia in parte con le produzioni precedenti.
(C.S)

SEAZOO – JOY
(alt-rock, pop-rock)

Secondo album in studio per l’emergente band gallese, che propone una formula classica di alternative rock orecchiabile, spigliato e colmo di soluzioni intelligenti disseminate lungo tutta la tracklist. Prodotto in maniera eccellente, a nostro parere il disco sul reticolato delle influenze e del sound punta il proprio compasso più verso gli USA piuttosto che sul Regno Unito (“Impossible sound” è un pezzo tipicamente americano). ‘Joy’ ha una modalità di esecuzione che si potrebbe definire “narrata”, perchè il canto scandisce i tempi e non è mai sopraffatto dagli arrangiamenti. Nei momenti più ispirati sembra di ascoltare i Dinosau jr di ‘I bet on sky’ filtrati da una camomilla (‘Passing Place’) o le tastiere prese in prestito dai penultimi Shins (la magnifica ‘We return’).
(C.S)

MYSTERY JETS – A BILLION HEARTBEATS
(indie – rock)
La band londinese torna a quattro anni dall’ultima fatica (Curve of Earth – 2016) con una raccolta di inediti godibile. A Billion Heartbeats è un album che amplifica maturamente la formula dei quattro: apre le porte con scioltezza ad un indie-rock molto epico, retto da un post-punk di scuola brit che dosa bene la psichedelia e molla il pedale del freno molto spesso, lasciando che composizioni prendano una naturale svolta prog. Chitarre acustiche qua e là fanno il palio con cori e sinth molto energici, la voce cristallina di Blaine Harrison infonde del sano ottimismo (e qualche singalong di troppo). Niente di nuovo, niente di brutto.
(V.P)

PURITY RING – WOMB
(synth pop)

Difficile provare a muovere delle accuse a questa band, da sempre apprezzata per coerenza e identità. Sono passati cinque anni dall’ultimo disco e i Purity Ring, purtroppo, danno sempre l’impressione di suonare lo stesso brano. Qualche segnale di buon “esperimento sonoro” lo avvertiamo, ma Megan James e Corin Roddick decidono sempre di rifugiarsi nella loro solita “comfort zone”.  Nessuna critica ma onestamente servirebbe più coraggio.
(G.A)


PIGS PIGS PIGS PIGS PIGS PIGSPIGS – VISCERALS
( stoner rock, alternative metal)
Avete bisogno di un disco feroce per sopravvivere alla quarantena? Questo album è al caso vostro. Questi 5 musicisti, rappresentano la progenie più oscura e cupa di Motorhead, Black Sabbath e Kyuss, e si sente. Ben suonato e piacevolmente anni ’90, questo album suona ferocemente rock da ogni angolatura. Energico, furioso e capace anche alternare la violenza repressa (New Body) allo sludge psych di “Halloween Bolson”. Non alzate il volume rischiate di rovinare le “pentolate da quarantena” dei vostri vicini.
(G.A)

FEIVEL & PD LIDDLE – LIVE AT MIDDLE FARM STUDIOS EP
(songwriter)

Se questi due nomi non dovessero dirvi nulla, probabilmente Dry The River vi dice, invece, qualcosa. PD Liddle ne era il cantante, e già nel 2018 ha pubblicato il suo album solista con questo nome. Ora arrivano queste 3 canzoni registrate con la svedese Feivel in questo studio sperduto nelle meraviglie naturali della Scozia nel 2015. I due all’epoca stavano insieme, e avevano organizzato un tour da quelle parti, ma il giorno prima la loro relazione si interruppe bruscamente, così niente più tour né EP. Quest’ultimo arriva ora, probabilmente perché i due hanno pensato fosse passato abbastanza tempo, e comprende due canzoni di Feivel e una cover di Tom Waits. Questi 11 minuti totali sono semplicemente di una bellezza e di una delicatezza senza fine, con le voci dei due protagonisti che interagiscono in modo davvero speciale e i suoni acustici ma tutt’altro che scarni che fanno letteralmente immergere l’ascoltatore nei paesaggi attorno a cui sono stati registrati. L’unico difetto è che dura così poco, ma magari vi metterà voglia di scoprire il repertorio di Feivel, davvero meritevole, o di addentrarvi in quello solista di Liddle, la cui voce è sempre ammaliante come poche.
(S.B)

 

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