Le migliori uscite discografiche della settimana| 29 ottobre

In questo numero di uscite discografiche della settimana abbiamo ascoltato gli album dei The War on Drugs, il ritorno in pista di Tori Amos, Marissa Nadler, Billy Bragg, il ritorno solista di Jerry Cantrell, il garage rock dei The Parrots e l’album acustico di Richard Ashcroft. 

a cura di Giovanni Aragona e Flaminia Zacchilli 

11:30:09  –  29/10/2021



THE WAR ON DRUGS – I DON’T LIVE HERE ANYMORE 
(indie-rock)

A distanza di quattro anni dall’ottimo A Deeper Understanding, i The War on Drugs, piazzano il loro quinto album in studio. Un disco intimo, piacevolmente introspettivo, di cui non riusciamo a staccarci con un sogno: quello di ascoltare questi brani dal vivo. Si tratta  infatti di un lavoro da condividere necessariamente con gli altri. Un album meno “elettronico” rispetto ai dischi passati e sicuramente più leggero su determinati aspetti. 

I Don’t Live Here Anywhere potrebbe risultare “un classico senza tempo” capace di cullare l’ascoltatore; non ha il potere emotivo di Lost in the Dream o la precisione di A Deeper Understanding, ma è un disco maturo e suonato perfettamente bene. Una delle note sorprendenti è quella di osservare Adam Granduciel uscito dall’isolamento e pronto ad abbracciare il mondo. Non il disco solista, ma un lavoro omogeneo di band. Don’t Live Here Anymore non ha delle canzoni “hit”, questo lavoro risiede nei piccoli dettagli sonori piuttosto che nelle canzoni stesse. I Dont’Live Here Anymore è l’elogio del rock basato sulle chitarre: e se questo è nelle mani dei War on Drugs possiamo fidarci sempre.
(G.A)


JERRY CANTRELL – BRIGHTEN 
(alternative rock)

Quasi a sorpresa, è tornato Jerry Cantrell con un lavoro solista. Il fondatore e chitarrista dei seminali Alice in Chains, piazza il suo terzo colpo di una carriera musicale iniziata sul finire degli anni ’80. A 55 anni suonati, il musicista nativo di Tacoma, realizza il suo miglior album solista. Brighton è un lavoro sereno e non oscuro come i precedenti, e, se da una parte mette nuovamente in gioco tutti gli archetipi strutturali, semantici, sintattici, sonori dei suoi Alice in Chains, Cantrell riesce a barcamenarsi in un disco vario e molto stimolante. Tra country rock, echi grunge e alternative rock, questo terzo album in carriera dell’artista scorre piacevolmente fino alla fine, senza intoppi. Brighten si chiude in modo sorprendente con una bellissima cover di Goodbye di Elton John. I fan degli Alice In Chains ameranno questo disco. Non aspettatevi i graffi e la rabbia di Dirt, ma pensate ad Jar Of Flies versione 4.0.
(G.A)


MARISSA NADLER – THE PATH OF THE CLOUDS 
(singer, chamber folk)

Una delle principali forze trainanti dietro le canzoni che compongono questo nono album in studio di Marissa Nadler, è la qualità dei testi che ben sposano una linea sonora lineare classicheggiante e tendente alla formula cantautoriale vecchia scuola. Partorito durante i giorni di lockdown, intimo, solitario e introspettivo, racconta una cantautrice raffinata che ha trovato la vera bellezza, nella stesura di canzoni apparentemente semplici ma di grande effetto.  Gli ascoltatori di vecchia data avranno ormai un’idea chiara di cosa aspettarsi da un lavoro della Nadler, ma resta sempre molto interessante capirne le sottigliezze. In una vasta pletora di cantautrici poche riescono a pennellare precise forme all’interno di trame sonore semplici. Un album suggestivo e concettualmente intelligente, si colloca benissimo all’interno del catalogo lineare e coerente di questa bravissima artista. Consigliato.
(G.A)


TORI AMOS – OCEAN TO OCEAN
(alternative folk)

Una Tori Amos di quasi sessanta’anni e al sedicesimo – sedicesimo – album in studio non perde un colpo, più ispirata e poetica che mai con il suo nuovo lavoro Ocean to Ocean. Un’opera che a detta della sua creatrice nasce per accompagnare i suoi ascoltatori, soprattutto nei momenti di lutto, e carica di tutta la fatica e la tensione politica e psicologica degli ultimi anni. Molte tracce di Ocean To Ocean sono state infatti composte durante il lockdown, nella villa in Cornovaglia della cantante, e sono state ispirate dalle sommosse a Washington dello scorso Gennaio, in cui una folla di suprematisti bianchi ha invaso il palazzo del Campidoglio di Washington DC. La Amos, vicina alla cultura indigena americana per parte di bisnonno e da sempre molto attenta ai movimenti sociali.

Il pacchetto è quello che si conosce: testi criptici, voce eterea e tanto, tanto pianoforte. Ma chi conosce Tori Amos sa che la possibilità che la dama rilasci un album di cattiva qualità è quasi inesistente. Il momento più debole è purtroppo il singolo d’apertura Spies, una delle tracce più incolori di Ocean To Ocean, ma bastano pochi minuti perché l’album si accenda, e con esso inizi il viaggio soprannaturale promesso dalla cantante. Per Ocean To Ocean la Amos sceglie un taglio più aggressivo e aspro del precedente Native Invader, prediligendo chitarre elettriche e vocoder graffianti – nota di merito a Metal Water Wood, che riesce a comunicare i materiali del titolo solo attraverso la strumentazione. Un ritorno alla forma, si può dire: ma in fondo Tori Amos non l’aveva mai perduta.
(F.Z)


RICHARD ASHCROFT – ACOUSTIC HIMNS VOL.1 
(brit pop)

Fan dei Verve, questo è il vostro giorno. Un album acustico infarcito dal meglio della carriera dello storico frontman, Richard Ashcroft, con qualche chicca da ascoltare con calma. Dodici canzone ben arrangiate in acustico raccontano, come un fiume in piena, l’incessante scorrere del tempo  tra un classico dei Verve, scorribande soliste di tempi passati e una bella versione di “Alone with Everybody”, realizzata con Liam Gallagher. Per appassionati.
(G.A)


THE PARROTS – DOS 
(garage rock, indie-rock)

Secondo album per una delle band garage rock più interessanti dell’odierno palcoscenico. I The Parrots confezionano un gran bel disco prendendo il buono di tutte le positive sfaccettature del disco d’esordio, amplificando – e di tanto – il suono e la robustezza dei brani. Fresco e pulito in alcuni punti, sporco e acido in altri, Dos offre una vasta gamma di paesaggi sonori, ognuno dei quali è ben intelaiato. Un viaggio sonoro di quaranta minuti attraverso una pletora di generi diversi. Molto molto bene.
(G.A)


BILLY BRAGG – THE MILLION THINGS THAT NEVER HAPPENED
(indie-folk)

 The Million Things That Never Happened è il primo LP solista di Bragg dal 2013, e da allora sono sicuramente successe tantissime cose nel mondo, tra pandemie e  movimento Black Lives Matter su tutto e tutti. The Million Things That Never Happened è un album contemplativo che mette in gioco storie e narrazioni accadute in questi anni dalla prospettiva di un veterano del rock. Sebbene “la canzone” non sia l’elemento portante di The Million Things That Never Happened, questo lavoro ben tratteggia la narrativa stilistica di un cantautore determinato a continuare a migliorare se stesso, come musicista e anche come persona. Un lavoro a tratti “complicato” che merita ascolti approfonditi preferibilmente all’imbrunire.
(G.A)


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