Le migliori uscite discografiche della settimana| 29 aprile 2022

Ricchissima settimana primaverile di uscite discografiche. In questo numero ecco l’ottimo ritorno degli attesi Bloc Party e di Kelly Lee Owens. A seguire prestate molta attenzione alle Let’s Eat Grandma, a Toro Y Moi, ai Girlpool, Royksopp e agli Archive

16:13:13  – 29/04/2022

a cura di Giovanni Aragona, Chiara Luzi e Flaminia Zacchilli



BLOC PARTY – ALPHA GAMES
(indie rock, alternative rock)

Sin dalle prime note di Day Drinker, opener di Alpha Games, ci è subito chiaro che i Bloc Party sono tornati a percorrere la loro personale via di Damasco. Sesto album in studio, il secondo dopo la reunion avvenuta nel 2015, Alpha Games è costruito sulle sonorità peculiari della band inglese. Ritmi sincopati, sonorità elettroniche, chitarre accattivanti e ruvide sono il marchio di fabbrica che segna tutti e dodici i brani.

I Bloc Party non sono più la band che erano al loro esordio, e non solo per i vari cambi di formazione, ma nonostante ciò conservano intatta la chimica che li ha da sempre animati. C’è, soprattutto nella prima parte, moltissima energia che rimanda a Silent Alarm, loro storico esordio. La band non cerca di imitare ciò che era, ma usa il passato come base per costruire un qualcosa di nuovo, vigoroso, da cui ripartire verso nuove mete.
(C.L)


LET’S EAT GRANDMA  – TWO RIBBONS
(electro- pop)

Sono passati sei anni dall’esordio delle allora sedicenni Jenny Hollingworth e Rosa Walton, aka Let’s Eat Grandma. Oggi le due artiste britanniche stanno ancora crescendo insieme, sia artisticamente che umanamente. Hanno affrontato lutti e perdite importanti che hanno portato la loro simbiotica amicizia ad assumere forme differenti, ma non per questo meno intense. Il loro terzo album in studio, Two Ribbons, è la cronaca di questo cambiamento.

Hollingworth e Walton hanno composto i brani separatamente per poi lavorare insieme solo in un secondo momento, per la prima volta è stata forte l’esigenza creativa della singola persona. I synth che modellano i brani di questo album sono ricchi ma leggeri, come pioggia fresca. In questo turbinio di elettro pop trovano spazio brani come Strange Conversations, in cui il songwriting si fa più solido. Uno dei punti più interessanti, e forse il più audace considerando la struttura del disco, è l’interludio In The Cemetery: pochi minuti strumentali ispirati dalle camminate che le due erano solite fare nel cimitero di Norwich durante il lockdown. Con Two Ribbons le due talentuose ragazzine sono diventate solide giovani donne.
(C.L)


TORO Y MOI – MAHAL
(indietronica, chill, psych soul)

Criticare il mondo digitale e la sua deriva utilizzando internet e la musica elettronica. Questa è la contraddizione che anima Mahal, settimo lavoro in studio di Toro Y Moi. Chaz Bear ha dedicato cinque anni alla lavorazione di questo disco e dopo un primo ascolto è chiaro il motivo di questa lunga gestazione. Mahal è un album complesso in cui Bear si muove con grande fluidità fra moltissimi generi musicali. Il risultato è un un progetto ben costruito e veramente piacevole da ascoltare.

Alle influenze psichedeliche anni ’60/’70  evidenti sin dal primo brano, The Medium in cui troviamo Unkown Mortal Orchestra, si mescolano funk, dream pop, elettro pop. L’anima leggera e le sonorità tipiche di Toro Y Moi toccano il punto massimo in  Postman, mentre le collaborazioni con Sofie Royes e Salami Rose Joe Louise sono per Bear un modo per accrescere le contaminazioni sonore al fine di creare un viaggio unico. I tredici brani sono un bagno solare, che lasceranno sull’ascoltatore una magnifica patina di colori flou.
(C.L)


KELLY LEE OWENS – LP.8
(experimental, art pop, IDM)

A distanza di due anni dal meraviglioso Inner Song, eccoci nuovamente a parlare di un’artista che da queste parti piace: Kelly Lee Owens ha talento da vendere e anche in questa nuova opera lo dimostra ampiamente. 

Dopo che il suo tour mondiale è stato cancellato a causa della pandemia, l’artista si è nascosta in un globo di neve a Oslo dove ha creato quello che lei chiama uil suo “ottavo album” anche se di fatto non lo è.  Se lo spazio avesse un suono, Kelly Lee Owens è riuscita a campionarlo e riprodurlo in loop in LP.8. realizzato collaborazione con l’artista avant-noise Lasse Marhaug e Jenny Hval). LP8. non è per tutti e serve una giusta predisposizione nel lasciarci scavare all’interno del subconscio.

Le trame contrastanti – tra ritmi aggressivi, martellanti e intrecciati da loop vocali fluttuanti e psichedelici – potrebbero essere la colonna sonora della modernità berlinese con base alla Hamburger Bahnhof. La ripetitività ronzante di ogni canzone consentirà ai “predisposti di cui sopra” di scavare in quell’anima creativa spesso ricercata. LP.8 si allontana dai lavori precedenti e si appresta a varcare le porte dell’esperienza concettuale. Superba.
(G.A)


GIRLPOOL – FORGIVENESS
(indie-pop)

Che i Girlpool siano arrivati al quarto album, o comunque è un punto avanzato della loro carriera, si capisce appena si ascolta la loro ultima fatica discografica Forgiveness e si sente il tono più dark e più lento, elettronica più pesante, anche un’estetica più marcata con trucco più vistoso e timbri bassi.

Forgiveness è freddo, flirta col pericolo con titoli come Butterfly Bulletholes e permette alla vocalist Harmony Tividad di sfoggiare il suo campo d’azione vocale come mai prima, nei bassi (Lie Love Lullaby su tutte) e negli alti più noti. Da provare, e se possibile da encomiare.
(F.Z)


RÖYKSOPP -PROFUND MYSTERIES 
(Downtempo, Electronic, Deep House, Electropop)

Nel 2014 Svein Berge e Torbjørn Brundtland aka Röyksopp hanno pubblicato quello che è stato denominato il loro ultimo album, intitolato cripticamente The Inevitable End. Per fortuna, il duo è tornato otto anni con Profound Mysteries. Lo diciamo subito: con questo disco giunge l’inevitabile fine del loro tradizionale formato di album, e l’inevitabile inizio di una nuova era Röyksopp, una con molti più dettagli rispetto al passato.

Il Profound Mysteries della band è un’opera d’arte teatrale, drammatica e letterale, che necessita ascolti in cuffia molto approfonditi e sedute a teatro silenziose e meditative. Il suono rimane elettronico ma più organico. Piacerà ai vecchi fan e sicuramente avvincerà anche i giovani a sonorità delicate e mature.
(G.A)


ARCHIVE – CALL TO ARMS & ANGELS 
(alt rock, experimental, art-rock)

Mai comunicato stampa più azzeccato: con questo disco esprimiamo questi tempi, come artisti abbiamo esplorato l’oscurità e la rabbia ma anche la strana e inquietante ispirazione che hanno portato con sé. Aspetto questo che ci ha fatto davvero apprezzare il potere della musica. Diciassette brani registrati ai londinesi RAK e prodotti da Jérome Devoise di discreta fattura tra notevoli alti e bassi.

La band è ormai da tempo diventata un vero laboratorio di idee e ha abbandonato il suono di Bristol per sposare un moderno art rock tra echi industriali, meccanicità e alternative rock. Call To Arms & Angels ha molta carne al fuoco, forse troppo…e diciassette canzoni risultano un pelino eccessive.
(G.A)


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