25/04/2024
Il 2020, per fortuna, volge al termine ma le uscite discografiche non mancano. In questo numero vi raccontiamo del ritorno in pista degli Smashing Pumpkins - con un doppio album alquanto deludente - di Miley Cyrus, dell'EP di Tim Burgess e del ritorno della nostrana Maru. Due lavori per gli amanti dell'hip hop: l'EP di Currensy e l'ottimo ritorno di Harry Fraud. Infine prestate attenzione all'ottimo Lars Finberg, al jazz sperimentale di Mac Blackout e alla deliziosa elettronica targata Cravern Faults. 

Il 2020, per fortuna, volge al termine ma le uscite discografiche non mancano. In questo numero vi raccontiamo del ritorno in pista degli Smashing Pumpkins – con un doppio album alquanto deludente –  dell’EP di Tim Burgess e del ritorno della nostrana Maru. Per gli amanti dell’hip hop ecco l’EP Bonus Footage. Infine prestate attenzione all’ottimo Lars Finberg, alla deliziosa islandese JFDR, al jazz sperimentale di Mac Blackout e all’ elettronica concettuale targata Cravern Faults.

a cura di Giovanni Aragona, Stefano Bartolotta, Chiara Luzi e Paolo Latini

12:01:21  – 27/11/2020



SMASHING PUMPKINS – CYR 
(synth pop, synth -rock)

Diciamo la verità: c’è un tempo per ogni cosa e il tempo di Billy Corgan e soci è ampiamente terminato da un pezzo. Cyr è un doppio album sostenuto da una massiccia – e a tratti noiosa e superflua – dose di sintetizzatori e vari sentimentalismi zuccherosi che giungono in un momento in cui il pubblico ha bisogno di tematiche calde e di brani aggressivi. Venti canzoni in 1 ora di quasi totale anonimato mescolato a sconforto per chi ascolta.

La leggenda intorno al disco narra che, Billy Corgan, i chitarristi James Iha e Jeff Schroeder e il batterista Jimmy Chamberlin, hanno registrato Cyr, con l’intenzione di pianificare immediatamente un tour nel 2020, mettendo in luce le melodie da rock da stadio (in stile Confessions of a Dopamine Addict o la title track), ma il risultato è ridimensionato in tutto. Nonostante la presenza di tre chitarre, la maggior parte delle canzoni risultano essere operazioni di lenta eutanasia musicale indotta da tastiere e drum machine. I Pumpkins di oggi sono la gran delusione del 2020. Una band perfetta per uno stadio vuoto.
(G.A)


TIM BURGESS – ASCENT OF THE ASCENDENT (EP) 
(Indie-pop)

Dopo lo splendido “I Love The New Sky” dello scorso maggio, il leader dei Charlatans propone questo EP con due brani inediti e quattro live di canzoni già uscite, tra cui l’immortale capolavoro della sua band “The Only One I Know”. Le due canzoni nuove mostrano quanto sia onnivoro il gusto musicale di Tim e quanto lui stesso si diverta a esprimere questa caratteristiche nelle uscite a proprio nome.

Mentre i quattro live sono decisamente intriganti, dato che rivisitano pesantemente le canzoni, proponendole in forma più ovattata e morbida, e ottenendo ottimi risultati. Ancora una volta, abbiamo dinanzi a noi la testimonianza di un artista che non ha ancora minimamente smesso di aver fame, musicalmente e artisticamente parlando. Questa sua voglia continua di mettersi in gioco e esprimersi porta sempre a proposte vincenti.
(S.B)


MARU – TOI 
(indie-pop)

I pregi della proposta musicale di Maru Barucco sono sempre stati essenzialmente due: il richiamare con gusto e uno stile proprio quella scena DIY pop che anima festival come l’Indietracks e le varie Popfest in giro per il mondo, e il non aver paura di esporre tutto il proprio modo di essere senza filtri. Di questi aspetti è compreso il far capire molto chiaramente quando si parla di amore per un’altra donna, cosa non certo comune in Italia e non solo.

Questo terzo album vede un’evoluzione in entrambi i sensi. Dal punto di vista musicale, c’è una bella virata verso l’elettronica, utilizzata con stile e capacità, mentre per quanto riguarda i testi, è tutto raccontato in modo ancor più deciso, con una rivendicazione della propria personalità che non lascia spazio a repliche e un lucidissimo esame delle problematiche sociali legate al mondo femminile. Un senso melodico sempre meglio sviluppato è un altro elemento importante per un disco davvero riuscitissimo.
(S.B)


JFDR – DREAM ON (EP)
(songwriting)

Jófríður Ákadóttir è una delle anime della scena islandese più nascosta e autentica, e fa parte di un ampio numero di progetti musicali dagli stili diversi. L’artista porta avanti una carriera solista sotto questa abbreviazione del proprio nome di battesimo. Questo EP segue l’ultimo album “New Dreams” uscito lo scorso marzo, e il fatto che l’artista insista nel richiamare i sogni nei titoli è già indicativo del contenuto.

L’equilibrio tra soavità, decisione e pienezza della voce è certamente l’elemento che emerge per primo e che dà subito un forte impatto alle canzoni della Ákadóttir. C’è anche molto altro: una capacità fuori dal comune di sfoderare melodie vellutate e raffinate, l’abilità nell’alternarsi tra essenzialità e stratificazione negli arrangiamenti, le perfette armonizzazioni con le seconde voci e con le linee strumentali che le accompagnano. Delle sette tracce presenti, quattro sono rifacimenti di brani già usciti e solo tre sono inedite, ma anche le riletture sono di grande sostanza e non risultano affatto un vezzo. Per chi adora la musica che unisce classe e sentimento, questa uscita (così come tutte le altre targate JFDR) è imperdibile.
(S.B)


MAC BLACKOUT – LOVE PROFESS
(experimental jazz)

Attivo nella scena underground della città con la scena underground più estesa di sempre, ossia Chicago, Mark McKenzie è stato il primo motore  di gruppi al confine tra punk, no-wave, glam e infusioni jazz. Ricordiamo i Functional Blackout, Mickey e Armageddon Experimental Band prima di prendersi un periodo sabbatico nelle arti visive nel corso degli ultimi anni. Ora, dopo sette anni di silenzio musicale, eccolo col suo nuovo progetto.

Primo per la ormai gloriosa Trouble In Mind Records: Love Profess ha un approccio eclettico, sperimentale, ma con composizioni che comunque mostrano una filigrana di forma canzone. Registrato nella prima parte di questo “stupido e lurido anno,” cioè da quando il virus era una minaccia appena nata a quando si è trasformato in prigione, le otto tracce del disco invitano a una riflessione tra atmosfere jazz e space-rock (“Forever” e l’emblematica “Virus”),  be-bop liquefatti (“Revolutionary Tide”) e ictus punk mai sopiti (“Wandering Spheres”) sebbene trasfigurati dal sax di McKenzie. La no-wave dei Contortions trasfigurata e adattata per noi contemporanei della fine del mondo.
(P.L)


CRAVEN FAULTS –  ENCLOSURES
(elettronica)

Di Craven Faults non si sa nulla, se non la residenza (qualche fabbrica abbandonata nello Yorkshire) e che fa parte di una nuova scena elettronica britannica, insieme ai pur notevoli Polypores, Field Lines Cartographer, Snow Palms e, in campo più IDM, Beatrice Dillon e Rian Treanor. Si sa anche che attorno a Craven Faults si è creata un’hype concreta e palpabile: Enclosures è andato sold out in pochissime ore in tutte e quattro le ristampe in preordine che ha avuto. E per delle ottime ragioni: questo album continua il programma dello splendido Erratic & Unconformities uscito a gennaio sempre per The Leaf Label, ossia quello di raggiornare l’elettronica modulare di Jarre e di certa elettronica kosmische ai vernacoli odierni.

Synth analogici, farfisa, drum-machine usati in modo quasi spettrale e meccanico, come a contrapporre un’automazione morta da seconda rivoluzione industriale all’algoritmicità viva ma fredda del mondo attuale. “Doubler Stoner” fa scontrare digitalizzazione e meccanizzazione, “Hard Level Force” è soundscape fatta con sonorità kraut e la lunga “Weets Gate” inizia come un tributo a Klaus Schulze per poi crescere in un raga elettronico che è pura ipnosi.
(P.L)


 CURREN$Y & HARRY FRAUD – BONUS FOOTAGE
(hip-hop)

Dopo aver pubblicato The OutRunners a luglio e The Director’s Cut a settembre, Curren$y e Harry Fraud chiudono questo prolifico anno con un ottimo Ep. È validissimo anche in questo caso il parallelo cinematografico: se The OutRunners è il film principale e in The Director’s Cut troviamo i contenuti tagliati, Bonus Footage ci propone le scene extra. Queste contenuti extra sono cinque brani, uno nuovo di pacca, Everyday, e versioni alternative di pezzi contenuti nei due dischi precedenti. I featuring sono di ottimo calibro: Gunplay, Conway the Machine & Boldy James. A noi non resta che tirare fuori i pop corn e lasciarci trasportare dal flow di questi contenuti speciali.
(C.L)


LARS FINBERG – TINNITUS TONIGHT
(garage-rock, post-punk, alternative- rock) 

Prendete nota immediatamente: Lars Finberg è il frontman degli Intelligence ed è tornato  con il suo secondo album da solista, intitolato Tinnitus Tonight. Lavoro inciso  con l’ingegnere Chris Woodhouse (Ty Segall, Osees) e con l’aiuto di Lauren Marie Mikus alle tastiere e Kannan Tupper alla batteria. Garage rock – spesso frazionato da tempi surf – centrifugati in un post-punk di alta scuola. Personalità da vendere per questo artista. Undici brani in una mezz’ora piacevolissima che regala all’ascoltatore una delle migliori esperienze di questo fine 2020.

Riff epidermici, distorsioni incendiarie, noise lisergico, ritornelli sarcastici e talvolta piacevolmente riciclati in atmosfere surf con un piglio squisitamente punk. Per quanto suggestionato dai Sixties, Lars Finberg tratteggia perfettamente lo scenario musicale attuale con una sfrontatezza ed un coraggio fuori dalla melassa e dalla banalità di tanta quotidianità.
(G.A)


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