Le migliori uscite discografiche della settimana| 24 giugno 2022

Ricca settimana di uscite discografiche della settimana con in cima alle nostre preferenze i lavori di Soccer Mommy, Damien Jurado, Zola Jesus e il ritorno dei Porcupine Tree e The Brian Jonestown Massacre. A seguire prestate molta attenzione a JB Dunckel degli Air, e Alexisonfire. 

a cura di Giovanni Aragona e Chiara Luzi



THE BRIAN JONESTOWN MASSACRE – FIRE DOESN’T GROW ON TREES
(psych rock, shoegaze)

The Brian Jonestown Massacre aggiungono oggi un nuovo tassello alla loro trentennale carriera salutando l’uscita di Fire Doesn’t Grow On Trees. Scritto dopo un periodo di blocco artistico, e registrato in parte a distanza, in parte a Berlino, la nuova opera della band di Anton Newcombe si presenta con una ricetta di shoegaze, indie e psych rock. Il fulcro di tutti i brani è la schiettezza, il disco è infatti un’opera senza fronzoli e sovrastrutture, modellata da suoni ruvidi e chitarre chiassose. La bellezza di questo lavoro risiede nelle imperfezioni sonore, nella sporcizia che carica i dieci brani di un’aura quasi mistica, You Think I’m Joking?. Fire Doesn’t Grow On Trees è un lavoro senza compromessi, suonato per il puro piacere di fare musica, e questa sincerità ripaga in qualità.
(C.L)


SOCCER MOMMY – SOMETIMES, FOREVER
(indie-rock, indie-pop)

Dopo aver affrontato l’abisso più oscuro in Color Theory, Sophie Allison torna nuovamente a pubblicare come Soccer Mommy regalandoci un buonissimo terzo lavoro in studio. Sometimes, Forever è un lavoro in cui Allison si muove perfettamente fra malinconia e resurrezione, grazie anche alla capacità di gestire una vasta gamma di influenze sonore. Grazie alla produzione di Oneohtrix Point Never il lavoro assorbe con estrema naturalezza influenze elettroniche, chitarre grunge e shoegaze. Il risultato è un lavoro interessante, capace di vagare nell’oscurità Unholy Affliction, per poi trovare trovare salvezza nell’aria fresca, Following Eyes. Soccer Mommy Sta continuando a percorrere una strada importante, ben consapevole delle sue capacità e di come utilizzarle nel miglior modo possibile.
(C.L)


DAMIEN JURADO – REGGAE FILM STAR
(songwriting)

Il titolo del diciottesimo album in studio di Damien Jurado non fa mistero dell’atmosfera cinematografica che lo pervade. Sin dalle prime note di Reggae Film Star si viene catapultati in un universo parallelo filtrato da una vecchia Super 8. Le melodie morbide e nostalgiche rientrano in quel pattern musicale caro a Jurado ma capace di rendere il lavoro estremamente toccante. Accompagnato da Josh Gordo e da un trio di archi, il musicista di Seattle costruisce un lavoro privo di angoli, che permette all’ascoltatore di abbandonarsi in un immaginario dai colori caldi e un po’ sgranati, costeggiando atmosfere care a Nick Drake. Reggae Film Star è una lunga carezza semplice e raffinata che Jurado ci regala a cuore aperto.
(C.L)


ZOLA JESUS – ARKHON 
(indie-pop, baroque pop)

Dura impresa quella di confezionare Arkhon, per  la musicista art-pop slavo-americana Nika Roza Danilova, meglio conosciuta Zola Jesus. Il suo sesto album (e il primo in cinque anni) è pienamente  figlio di quest’epoca di tumulti e incertezze: il lavoro più oscuro e malinconico di una carriera sostenuto in lungo e largo da sonorità pop su testi raffinati ed enigmatici. Un lavoro introspettivo capace di riflettere perfettamente l’improvviso ritorno di quel terrore esistenziale tornato preponente a far visita. Il risultato è il lavoro più variegato di sempre, una sorta di cavernosa via di mezzo tra musica orchestrale, gotica, pop, costruita per superare difficoltà e da cui ripartire. Tanto, tantissimo carattere.
(G.A)


PORCUPINE TREE – CLOSURE/CONTINUATION 
(progressive rock)

Steven Wilson e i Porcupine Tree: una storia nata per gioco e per la passione per i Pink Floyd, capace di resistere ancora – se pur ad intermittenza – . Wilson ha goduto di una fiorente carriera solista e ha portato avanti progetti collaterali come i No-Man e l’undicesimo album in studio dei Porcupine Tree, Closure/Continuation, implica una sintesi di un corpus di lavori che risale a 35 anni fa. Il disco è veramente lungo, e noi abbiamo apprezzato il secondo blocco più morbido dei Porcupine Tree. 

Wilson ha raccontato che questo ritorno dopo 13 anni, sarà l’ultimo disco della band. In effetti, i suoi momenti più deboli suggeriscono un gruppo che sta lottando per trovare qualcosa di nuovo da dire, sia tematicamente che musicalmente. Nel complesso, un buon modo per congedarsi. Per i neofiti della band un consiglio: se volete scoprire questa band partite dal 1992 e affidatevi a On The Sunday Of Life, lasciate stare questo Closure/Continuation.
(G.A)


JB DUNCKEL – CARBON 
(synth pop)

Architetto principale del duo pop francese degli Air insieme a Nicolas Godin, JB Dunckel ha scritto una delle pagine migliori degli ultimi venticinque anni sonori. Anche se gli Air sembrano essersi presi una lunga pausa, le ambizioni del duo rimangono importanti anche in questo lavoro solista di Dunckel se pur con qualche normale eccezione. Mentre la musica degli Air sembrava pura e incontaminata, quasi ermeticamente bella, l’ultimo disco di Dunckel, Carbon, mostra qualche imperfezione. Le tracce su Carbon sono ancora troppo sintetiche, se pur elegantissime. 

L’album si tinge di note personali di tristezza in cui il mondo esterno diventa vuoto e oppressivo. La vera meraviglia dell’album è  “Corporate Sunset”, brano guidato da una voce leggerissima e da una base strumentale perfetta. Se pur ben suonato Carbon sembra meno fantasioso degli esperimenti di elettronica pop del passato. Dunckel ha il coraggio di mantenere le stesse ambizioni del passato ma la sensazione è che gli Air siano veramente tutt’altro mondo.
(G.A)


ALEXISONFIRE – OTHERNESS
(post-hardcore)

In pochi si sarebbero mai immaginati un nuovo lavoro degli Alexisonfire dopo 13 anni. Con il nuovo album Otherness composto da dieci tracce, i fan saranno lieti di sapere che gli ALEXISONFIRE non hanno perso il loro suono post-hardcore. Per tutti i fan che sono preoccupati che la lunga pausa possa aver fatto perdere la visione alla band, non temete: la band è tornata alla sua piena forza. Naturalmente, anche se non piacerà a tutti a causa del lato sperimentale, Otherness dimostra che le cose buone ci sono. Il suono post-hardcore rimane, anche sulle canzoni che testano generi diversi. I fan possono stare serenissimi. 
(G.A)


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