Le migliori uscite discografiche della settimana – 24 gennaio –

Settimana di grandi ritorni e di molti dischi. Il nostro primo play ha il sapore della storia, e per storia non potevamo non metter in cima alle nostre preferenze i Wire. Ottimo il ritorno in pista di quel genio indiscusso di nome Jeff e di cognome Parker (Tortoise). Siamo poi passati con immenso piacere a sonorità squisitamente indie rock con  Wolf ParadeBlack Lips. E ancora, i Pet Shop Boys riusciranno a farci ballare e divertire? E Nicolas Godin (senza la metà degli Air) riuscirà a farci “sognare” come ai tempi di Moon Safari?. Tutte domande a cui proveremo a rispondere. Continuando nelle ricerche, abbiamo ascoltato Ezra Furman che ha musicato la fortunatissima serie televisiva Netflix intitolata Sex Education, quel gran musicista che è Andy Shauf, l’alt rock dei Twin Atlantic, e le svedesi ShitKid. Da segnalare l’hip hop che pulsa R&B targato Sy Ari Da Kid. Una settimana che parla anche molto italiano con i nostrani Calibro 35 e i Mariposa. Buona lettura

a cura di Giovanni Aragona, Patrizia Cantelmo, Davide Catalano, Chiara Luzi e Vincenzo Papeo

 

WIRE – MIND HIVE
(Post-Punk)

Fra le poche band storiche su cui poter contare ad occhi chiusi, gli Wire si permettono il lusso di pubblicare ben 4 dischi negli ultimi dieci anni senza perdere mai botta, anzi rilanciando verso l’alto il loro già eccellente percorso. Confermano di essere in stato di grazia anche con questo nuovo lavoro, dove pezzi tiratissimi più regolari per il loro standard si accompagnano a una maggiore propensione per i sintetizzatori, aperture verso il pop e momenti più introspettivi. Il livello complessivo rimane molto alto. Una vera garanzia.
(P.C)

 

JEFF PARKER – SUITE FOR MAX BROWN
(experimental)

Che Jeff Parker (Tortoise) sia un musicista eccelso è cosa nota e lo dimostra nel suo nuovo lavoro Suite for Max Brown. Ispirato dalla madre Maxime Brown e a lei dedicato, il disco è costruito partendo dal jazz su cui Parker improvvisa e sperimenta nel senso più puro e liberatorio possibile. Quello che ne esce è un LP strabiliante, di grande personalità, costruito da sample, beat e jam session, in cui trova posto anche una delicata cover di After the Rain di Coltrane.
(C.L)

 

WOLF PARADE – TWIN MIND 
(art rock, indie rock)

Ritornano i figliocci canadesi di Isaac Brock, per quello che è il loro quinto album, a tre anni dal buon Cry Cry Cry. La musica dei Wolf Parade (rimasti ora in tre con il recente abbandono di Dante De Caro) è una di quelle cose per cui vale ancora la pena attaccare il jack degli auricolari e diventare ogni giorno più sordi, in quanto non si sa , fino al loro ultimo svolgimento, dove vanno a parare i brani che compongono. In questo episodio Boeckner e Krug ci danno dentro con una dose più alta di elettronica, e con dei testi dall’alto tasso di tematiche dai risvolti politico-ambientali. Per quello che è un primo giro di ascolti di Thin Mind, riscontriamo sicuramente il tentativo di arricchire il sound di nuove sfumature, e se questo fattore fa rima coi Wolf Parade ci sarà senz’altro da consumare questo nuovo disco.
(V.P)

 

NICOLAS GODIN  – CONCRETE AND GLASS
(space rock)

Il signor Godin ha bisogno di poche presentazioni. L’ex Air era atteso alla sua seconda prova da solista a distanza di cinque anni dal suo esordio. Un primissimo ascolto non convince, e la cosa dispiace. Minimalismo estremo mescolato a perfezionismo maniacale (in termini di produzione), non trovano buoni riscontri in una tessitura sonora asettica e priva di idee. L’unica prova che merita una piena sufficienza è Catch Yourself realizzata a quattro mani con Alexis Taylor degli Hot Chip. Pochissima roba.
(G.A)

 

BLACK LIPS – SING IN A WORLD THAT’S FALLING APART
(alt country)

C’è stato un tempo, non lontano, che i Black Lips erano l’ancora di speranza del panorama musicale di metà anni duemila. Correva l’anno 2007 e il disco Good Bad Not Evil faceva (quasi) urlare al capolavoro. Sono trascorsi 13 anni, sono passati 4 album e la band ha subito una forte involuzione. Il garage rock è un lontano ricordo e la formula country, divertente e scanzonata per carità, non sembra funzionare. Se cercate puro divertimento, quello è assicurato. Ma da una band dotata di un grande potenziale ci aspettiamo ben altro. Se vogliamo divertirci a colpi di “country scorretto” preferiamo quello di Hank Williams e dei nostri nonni.
(G.A)

 

ANDY SHAUF – THE NEON SKYLINE
(art folk)

Con quella copertina un po’ Hopper e un po’ Refn, il buon Andy torna dopo l’acclamato The Party (2016). Anche in The Neon Skyline, che si mostra come un ideale sequel più asciutto (musicalmente parlando) del predecessore, ritroviamo tutta la bravura del cantautore canadese nel combinare di elementi narrativi fortuiti le proprie opere. In parole più semplici: è il resoconto di una notte vissuta al bar, con tutte le vicende più o meno interessanti del caso, musicate per l’occasione. Il folk così delicato ed evocativo delle composizioni di Shauf completa un quadro già interessante di suo, e sicuramente lo schema della scaletta ha un incedere dal gusto cinematografico. Un ritorno all’altezza di questo nome.
(V.P)

 

PET SHOP BOYS – HOTSPOT
(synth pop)

I Pet Shop Boys ci presentano Hotspot, il loro quattordicesimo album di una carriera cominciata nell’ 1986 con Please. Da allora, l’utilizzo della voce dall’irresistibile malinconia su basi dance è l’elemento imprescindibile che ritroviamo anche in questo album che purtroppo non aggiunge nulla alla loro discografia. Eppure è impossibile biasimare troppo il duo britannico, il loro intento non è quello di portare il loro pubblico nel futuro ma di invitarlo ad un ultimo ballo prima di tornare a casa.
(D.C)

 

CALIBRO 35 – MOMENTUM
(experimental)

Se (giustamente) in passato vi siete tanto affezionati ai suoni poliziotteschi partoriti dalla mente di questo brillante gruppo, oggi le cose sono cambiate. Un male? assolutamente no, i Calibro 35 continuano a esplorare lidi sonori con maestria e tecnica. Questo album diventa il piacevole spartiacque della band, in un momento di grande staticità per le band italiane. Echi hip hop in un vortice elettronico mai fine a se stesso. I Calibro 35, nel nostro paese, militano in un altro campionato e questo disco lo dimostra ampiamente.
(G.A)

 

MARIPOSA – LISCIO GELLI
(experimental folk)

Ci mancava la genialità sonora dei Mariposa, dopo ben 8 anni ritornati a fare musica per questo progetto che ambisce a raccontare quasi un intero paese in due iconiche parole: “Liscio” e “Gelli”. Messe subito in chiaro le coordinate su cui muoversi, riappare evidente alle nostre orecchie cosa fa di questo ensemble una delle migliori band del nostro paese: giocando con i suoni come pochi altri sanno fare, riescono a rielaborare in maniera gustosa e originale un mondo che più “già sentito” non si può. Fra divertissement e puro amore per la sperimentazione.
(P.C)

 

EZRA FURMAN – SEX EDUCATION ORIGINAL SOUNDTRACK
(psych rock, indie rock)

Siamo sinceri, conoscete artisti di questa generazione superiori al buon Ezra Furman? se si, scriveteci immediatamente. Cimentarsi in una colonna sonora non era per niente facile e il risultato è impeccabile da ogni angolatura. Un buon approccio, per consumare questa colonna sonora, sarebbe quello di andare a leggere la biografia di Ezra per capirne e comprendere affinità con le tematiche chiave di questa serie. Intensità, delicatezza, e la psichedelia dei Velvet Underground. Una colonna sonora di rara bellezza.
(G.A)

 

SHITKID – DUO LIMBO/MELLAN IMMEL A HELVETE
(punk – pop)

La voglia di ascoltare queste svedesi (che abbiamo avuto la fortuna di ammirare dal vivo) era altissima, ma con il cuore in mano siamo orientati a bocciare totalmente questo disco. La giusta dose di rabbia c’è, ma l’impressione è che tutto sia troppo costruito a tavolino, anche il lato emozionale. Ventisei minuti di pop punk cantato in inglese e svedese troppo scolastico e mai incisivo. Ci aspettavamo un salto in termini di qualità e carattere ma quello che avvertiamo è un salto in un vuoto profondissimo.
(G.A)

 

SY ARI DA KID – IT WAS UNWRITTEN 
(Hip hop / R&B)

Ci sono album carichi di fluidità, capaci di catturare l’ascoltatore trascinandolo in un flusso difficile da interrompere. Questa è senza dubbio una delle immediate caratteristiche del nuovo lavoro di Sy Ari Da Kid. L’artista di Atlanta ritorna con un disco molto personale, dai suoni caldi, morbidi con beat di classe. Come racconta lo stesso musicista, questo disco si ispira al vero hip hop anni ’90, quando gli artisti raccontavano storie che nascevano dal loro animo profondo.
(C.L)

 

TWIN ATLANTIC – POWER
(alt rock)

Tornano dopo quasi quattro anni i Twin Atlantic. In questo album la band sembra divertirsi a mescolare alla propria musica
synth e atmosfere anni 80. E le atmosfere sono le cose che funzionano di più, spesso sacrificando il brano stesso facendolo ricadere in troppi clichè. Power è un album destinato alla dimensione live dove gli elementi positivi di questo album come l’energia e la produzione possono essere valorizzati.
(D.C)

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