Le migliori uscite discografiche della settimana| 22 gennaio

Settimana ricchissima di proposte questa del 22 gennaio. In questo numero vi raccontiamo del ritorno in grande stile dei “fluttuanti” Still Corners, dell’ipnotico album targato Rhye, del garage rock dei Kiwi JR., e dell’album solista di Steve Hackett. A seguire prestate attenzione all’ottimo ambient di Elori Saxl, all’EP di Arca, all’alternative rock delle Palberta, all’indie-rock dei Groupie e per gli appassionati hip-hop, infine, suggeriamo l’ascolto dello sperimentale crossover album targato Th1rth3en.

a cura di Giovanni Aragona, Paolo Latini e Chiara Luzi 



STILL CORNERS – THE LAST EXIT
(Dream pop, indie-pop)

Immensi spazi desertici tagliati da strade dritte e infinite, polvere e sole cocente, è questo l’immaginario che ha ispirato The Last Exit quinto album in studio degli Still Corners. Non è assolutamente difficile per Tessa Murray e Greg Hughes cucire la colonna sonora di questo lungo viaggio. Sulle sonorità suggestive e languide si staglia l’eterea voce di Tessa che aggiunge delle tinte noir alle infinite sfumature dei colori del deserto. È un buon lavoro, seppur privo di grandi scossoni, che con eleganza cavalca la monotona strada dritta in mezzo al deserto.
(C.L)


ARCA – MADRE – EP
(experimental)

Immaginate di essere in un convento Medievale. Mentre camminate nei corridoi deserti sentite arrivare l’eco di un canto che riverbera tra le colonne. Seguite questa voce ipnotica che vi conduce nella chiesa principale, in piedi al centro del transetto ci trovate Arca che intona l’accorata melodia che vi ha condotti fin lì.

Madre è un Ep che solo Arca poteva avere l’ardire di realizzare. I quattro brani sono delle variazioni di uno stesso pezzo inciso dall’artista molti anni fa ma, come lei stessa racconta, a causa della rottura del suo violoncello non aveva mai potuto portare a compimento il progetto. L’incontro con Oliver Coates è stato fulminante e decisivo per riuscire finalmente a portare alla luce questo progetto. L’ascolto non è facile ma sia il valore artistico che emotivo di questa personale preghiera di Arca sono notevoli.
(C.L)


RHYE – HOME
(R&B)

A otto anni dal rivoluzionario debutto e dopo due dischi contenenti R&B nel primo, e ballate per piano nel secondo, si attendeva, con questo nuovo lavoro, il disco della svolta. I momenti più forti dell’album sono troppo pieni di produzione pop orchestrale che si scontrano con la consistenza mostrata in passato. A distanza di quasi dieci anni facciamo ancora fatica a capire la dimensione di questo artista e il suo potenziale valore. Il pop sembrerebbe l’unica strada percorribile occorre però intraprendere un percorso con fermezza e decisione.
(G.A)


KIWI JR. – COOLER RETURNS 
(garage-rock, indie-rock)

Giunti al loro secondo album in carriera i canadesi Kiwi Jr. sono chiamati alla prova del nove. Cooler Returns è un disco piacevole e pieno di lodevoli armonie che suona bene dall’inizio alla fine. Bravi nel saper mettere insieme melodie e progressioni di accordi indie-rock capaci di far ballare anche i refrattari al movimento. Prendete i Weezer e condensate il tutto partendo da una trama sonora dei Nada Surf: il risultato è questo Cooler Returns che soddisfa e non stanca. Se cercate un disco spassionato e senza grandi orpelli sonori è l’album della settimana che fa per voi.
(G.A)


STEVE HACKETT – UNDER A MEDITERRANEAN SKY 
(prog rock, psych rock)

Crediamo sia superfluo parlare della carriera infinita di Steve Hackett e preferiamo raccontarvi subito di questo nuovo album solista del chitarrista dei Genesis.  Un disco molto complesso che attinge dalle sue escursioni nel Mediterraneo, per un lavoro acustico sul quale suona non solo la chitarra ma anche strumenti leggermente più esoterici come il charango. Il risultato è un lungo (forse troppo) viaggio all’interno del quale l’ascoltatore può immergersi e sedersi in un mondo parallelo al nostro.
(G.A)


ELORI SAXL – THE BLUE OF DISTANCE
(ambient)

Ok, mi sbilancio: Elori Saxl è un genio e per quanto mi riguarda il 2021 può anche chiudersi qui. The Blue of Distance è un disco pressoché perfetto, a partire dalla copertina, dal titolo (ripreso da un’espressione coniata da Rebecca Solnit per descrivere la rifrazione di particelle di luce che fanno sembrare blu le montagne in lontananza), a partire dalla track-list, che racconta un’esperienza. Soprattutto The Blue of Distance è un disco che mescola e bilancia perfettamente tutti i suoi ingredienti: spesso ciò che viene etichettato come “classica moderna” o “post-classica” finisce per essere o musica troppo pulita e fredda o troppo approssimativa. Qui invece tutto gira alla perfezione: sette tracce che piroettano in equilibrio tra elettronica e musica da camera, tra ambient, drone, field recordings e un’attitudine melodica invidiabile.

L’idea del disco è nata qualche anno fa, quando l’ensemble da camera di Baltimora, Mind on Fire chiese a Elori di scrivere della musica per loro, è stata poi raffinata al Blue Mountain Center nelle Adirondacks due anni fa e rifinita alla vigilia della pandemia nell’isola Madeline in mezzo al Lake Superior in Wisconsin, e l’idea è quella di cercare di raccontare come la tecnologia influisca sulla percezione umana della realtà, come la plasmi e la modifichi, la vizi e la corrompa.

Da notare come nel corso del disco Elori Saxl abbia usato accordato un violino alcuni toni sotto per usarlo come viola o violoncello, e come in tutto il disco sia spesso difficile dire cosa è elettronico e cosa acustico. Elori Saxl ha soli trent’anni, e ha già una maturità stilistica e culturale invidiabile, e se questo è il suo punto di inizio da lei c’è da aspettarsi davvero grandi cose.
(P.L)


PALBERTA –  PALBERTA5000 
(alternative)

Quinto album per le Palberta e loro terzo per Wharf Cat,  dopo il successo di critica del precedente pur notevole Roach Goin’ Down, accostato niente poco di meno che a Captain Beefheart e ai CAN. E in effetti anche su questo decisamente più pop Palberta5000 qualche odore captain-beefheartiano si sente (per esempio nelle strutture ossute e nervose di pezzi come “Red Antz,” “The Cow” e “Eggs’n’bac”), ma lo scopo delle Palberta è palesemente quello di mostrare il lato più divertente del rock alternativo.

Obiettivo è mostrare come si possano usare strutture ostiche per creare dell’intrattenimento che non sia solo distrazione, e in questo si avvicinano spesso a esempi più recenti, come le Household, Patio, Lithics, o a classici della scena DIY come Beat Happening. Sedici pezzi veloci, scattanti, freschi, di cui solo quattro superano i tre minuti, e tutti e sedici catturano l’attenzione e ti costringono quasi a oscillare la testa a tempo, mentre cerchi di seguire con la mente le geometrie di chitarra-basso-e-batteria che per quanto apparentemente semplici e lineari nascondono particolari apprezzabili.
(P.L)


GROUPIE – EPHEMERAL
(indie-rock)

Groupie è il progetto post-punk di Ashley Kossakowski and Johanna Healy, chitarriste di stanza a Brooklyn, e Ephemeral è il loro primo album autoprodotto, che prende il titolo da un’idea che Patti Smith ha espresso nel suo memoir M Train a riguardo della natura effimera del tempo, in realtà impossibile da incasellare in numeri che indicano ore e minuti. A dispetto del suo titolo, il disco è tutt’altro che effimero: tra pezzi post-punk tirati (“Half Wave”), hard-rock che sembrano quasi voler ricordare Heart e L7 (“Waiting”) e new wave scarnificato (“Daleko,” con un testo parzialmente in polacco che Ashley Kossakowski a scritto insieme alla madre) le dieci tracce dell’album cercano di raccontare ciascuna un pezzo di vita che passa e scompare fugace e inafferrabile verso l’oblio.
Scritto nell’arco degli ultimi cinque anni, cioè da quando Ashley e Johanna sono diventate una band in seguito a un onesto quanto icastico annuncio di Ashley su craigslist che più meno diceva “Mettiamo le cose in chiaro—non ho nessuna esperienza musicale ufficiale,” Ephemeral mostra un approccio fieramente DIY unito alla voglia di aggiungere qualcosa al movimento riot grrrl e ascoltando pezzi come “Poor You,” la già citata “Daleko” e “No Hands” (con l’ultimo verso che è una strizzata d’occhio all’idea di tempo effimero di Patti Smith), con il loro sound sporco e efficace, appare chiaro che le Groupie qualcosa da aggiungere al movimento riot grrrl ce l’abbiano.
(P.L)

Th1rt3en – A MAGNIFICENT DAY FOR AN EXORCISM
(Crossover)

Quale miglior modo di cominciare un nuovo anno se non con un esorcismo che purifichi da ogni male? Un rito di questa gigantesca portata ha bisogno di un team d’eccellenza, quindi Pharoahe Monch, uno dei rapper più interessanti della scena underground, chiama a sé Daru Jones e Marcus Machado e forma un gruppo nuovo di pacca: i Th1rt3en. Nasce così il loro primo album A Magnificent Day For An Exorcism.

Il disco ha una carica incredibile, rock e hip hop si fondono perfettamente sprigionando un’energia a cui è impossibile sottrarsi. L’eco dei Led Zeppelin è ben percepibile nelle furiose chitarre e nei ritmi frenetici della batteria su cui Monch incalza con rime fluide e potenti. Tra i featuring troviamo Smithsonian e Cypress Hill, quest’ultimi coinvolti in Fight un brano carichissimo il cui campionamento iniziale, simbolo di una forza malvagia da contrastare, non sfuggirà all’attenzione del pubblico italiano.
(C.L)


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