La settimana in corso ci ha regalato una corposa quantità di dischi. In cima alle nostre preferenze, segnaliamo il ritorno di Jack White (e delle tante chitarre) e dei suoi The Raconteurs, i Cassius (nel momento più triste della loro carriera), e due band molto simili tra loro: gli Hot Chip e i Two Door Cinema Club. Abbiamo selezionato, inoltre, altri tre dischi che meritano la vostra attenzione: Sarah Haras e i suoi suoni industrial (nostra scommessa della settimana) il chamber rock di Richard Reed Parry degli Arcade Fire, e infine vi suggeriamo il gustosissimo guitar pop di Hatchie. Buona lettura.
The Raconteurs – Help Us Stranger
(rock)
Jack White odia la tecnologia e preferisce realizzare dischi. I Raconteurs sono nati nel 2005 e hanno già alle spalle due album. Questo nuovo lavoro potrebbe definitivamente sfatare il mito “del progetto parallelo dei componenti del gruppo” e potrebbe, giustamente, elevare il quartetto a vera band stabile. Dopo 11 anni, il gruppo è tornato in pista realizzando un ottimo lavoro che affonda le radici nel rock. Nostalgia delle chitarre? È il disco che fa al caso vostro.
Cassius – Dreems
(French house – elettronica)
Siamo stati colti dallo sconforto dopo aver appreso la triste notizia della dipartita della mente della band: Philippe Zdar, e probabilmente questo ultimo disco potrebbe essere l’ultimo dei Cassius. Con il cuore in gola, abbiamo ascoltato interamente questo lavoro e, affranti, sosteniamo che Philippe Zdar avrebbe potuto dare ancora tantissimo alla musica. Non aggiungiamo altro.
Hot Chip – A Bath Full of Ecstasy
(indietronica, synth pop)
Settimo disco in studio per la band londinese. Continua il viaggio nei sentieri indietronici e del pop stratificato. I singoli sono accattivanti e la produzione sembra decisamente buona. Una sventagliata di pop dance non guasta, specie con l’avvicinarsi dell’estate.
Two Door Cinema Club – False Alarm
(indie pop)
Dal 2007 ai giorni nostri, la band nordirlandese ne ha fatta di strada. Nel percorso musicale, il terzetto ha messo in fila quattro album. La formula canzone adottata, però, inizia a diventare derivativa e scontata. Funky, indie pop e art-pop suonato, per carità, molto bene, ma a distanza di dodici anni dal loro esordio ci si aspettava qualcosa di più interessante.
Sarah Haras – Metal East
(industrial)
Abbiamo poche, pochissime informazioni su questa musicista. Sappiamo che viene dal Bahrein, ha realizzato un disco lo scorso anno e, nel mezzo, anche un EP. Possiamo dirvi che è la nostra scommessa della settimana. Industrial di altissima fattura, in un mondo fatto di onirismi e voci robotiche. Non sarà un disco mainstream, ma vi garantiamo che è il prodotto industrial migliore di questi ultimi anni. Dovessimo paragonare questo lavoro a dei film, ci verrebbe spontaneo pensare a Tetsuo di Shin’ya Tsukamoto partorito dalla mente di David Lynch.
Richard Reed Parry – Quiet River of Dust Vol. 2
(chamber music)
Richard Reed Parry è il genio sonoro degli Arcade Fire. Suona una quantità infinita di strumenti e ha una carriera solista importante. Lo scorso anno ha realizzato il primo volume di Quiet River of Dust e oggi viene pubblicato il seguito. Un esercizio sonoro importante fatto di ricerca di suoni e parole. Chamber music e folk gotico. Una sorta di manifesto filosofico di questo ottimo musicista.
Hatchie – Keepsake
(guitar pop, dream rock)
Questa musicista sta compiendo, un passo alla volta, dei progressi sbalorditivi. Ama gli anni ’90 (quelli dei Cranberries), e si sente. Ha lavorato anche con Guthrie dei Cocteau Twins e l’influenza non manca. A 26 anni, sta per spiccare il volo. Meritatamente.