25/04/2024
uscite discografiche
Una ricca settimana di uscite discografiche con in cima alle nostre preferenze Grimes, King Krule, Moses Sumney e Greg Dulli.

13:11:31  – 21/02/2020

Il 2020 musicale entra finalmente nel vivo in un settimana ricchissima di dischi interessanti con nomi altisonanti da proporre. Molta attesa per il quinto album in carriera per Grimes così come per la definitiva “prova del nove” per il talentuoso King Krule. Neanche il tempo di gustarci questi due top player che abbiamo già in cuffia altri due “monumenti” della storia alternative: da una parte Greg Dulli (senza Afghan Whigs) e dall’altra Lee Ranaldo (orfano dei suoi Sonic Youth). Primo ascolto, molto convincente, per Moses Sumney per i Lanterns on The Lake e per Agnes Obel. Gradevolissimo il Midwest hip hop di Royce da 5’9 e il jazz sperimentale firmato Collocutor.

a cura di Stefano Bartolotta, Patrizia Cantelmo, Chiara Luzi e Vincenzo Papeo

 

GRIMES – MISS ANTHROPOCENE
(electro pop)

Se c’è un’artista pop capace di farsi immediatamente riconoscere a ogni uscita e allo stesso tempo non rimanere mai uguale a sé stessa, quella è Grimes. Il suo quinto album, anticipato da ben 5 singoli, è nuovamente caratterizzato da un suono composto da elementi di per sé leggeri, ma che, messi assieme, creano una particolare densità e rimandano ad atmosfere retrofuturiste, anche grazie al timbro vocale che ricorda la prima Madonna. Le novità, in questa nuova raccolta di canzoni, sono essenzialmente due: la netta diminuzione dei bpm e un contenuto generale molto più basato sulle armonie e molto meno sulle dissonanze. Sarà la relazione ormai stabile con Elon Musk, con tanto di figlio in arrivo, ma Claire Boucher qui veste i panni dell’artista matura che preferisce l’introspezione all’adrenalina e che non necessariamente deve sparare raffiche di colpi ad effetto. È qualcosa di diverso, ma è sempre fatto a suo modo, per cui difficilmente ogni ascoltatore cambierà l’idea che già ha di Grimes dopo questo ascolto.
(S.B)

 

 

KING KRULE – MAN ALIVE!
(industrial, post – punk)

King Krule da’ tutta l’impressione di volersi riprendere la scena in questo nuovo episodio. Man Alive! compie un passaggio ancora più significativo nel percorso artistico di Archy Marshall, rispetto a quello di The Ooz. Il disco è simile a una discesa lenta e irregolare nei meandri della malinconia contemporanea. Narrazioni sempre più difficili da seguire, accompagnate da strutture ritmiche downtempo, che assomigliano ai suoni distorti udibili in uno strano sogno che precede la paralisi. Il jazz e l’elettronica, generi portanti del suo sound, raramente hanno concepito qualcosa di più contorto.
(V.P)

 

 

MOSES SUMNEY – GRAE: PART 1
(electro soul, baroque pop)

Le zone grigie occupano un ampio e fondamentale spettro dell’esistenza, rendendola complessa e singolare. Descriverle non è cosa semplice, per questo Moses Sumney ha avuto bisogno di incidere due dischi per poter scandagliare le molteplici sfaccettature. græ: Part 1, a cui seguirà una Part 2 il prossimo maggio, è un lavoro elegante e intenso, in cui la splendida voce di Sumney si muove piena di grazia. Il grigio non è mai stato così luminoso.
(C.L)

 

 

LEE RANALDO, RAÜL REFREE  – NAMES OF NORTH END WOMEN
(experimental-rock)

 Le schegge esplose dallo scioglimento dei Sonic Youth continuano a regalarci ottime prove anche in fase solista. Per chi scrive, quella di Lee Ranaldo risulta quasi essere la più interessante, quantomeno sul piano della scrittura. Se un limite bisogna trovarlo, forse lo si poteva riscontrare nella “normalizzazione” rispetto alla casa madre. Ma se, a ben ascoltare, anche nei precedenti lavori l’obliquità del più dissonante dei chitarristi scuola “american-indie” rimaneva ben presente, qui la voglia di schivare l’ovvio e destrutturare la fa da protagonista. Complice la co-abitazione 50/50 con il produttore di “Electric Trim” nonché nome centrale della ondata electro-ispanica, Raül Refree: il musicista catalano conduce Ranaldo su territori indefiniti ed indefinibili, dove melodie, strutture, scale si dissolvono in pezzi immaginifici che raccontano donne altrettanto immaginarie.
(P.C)

 

 

AGNES OBEL – MYOPIA
(indie – folk)

Fine febbraio è effettivamente un periodo perfetto per fare uscire un disco del genere, ma la danese Agnes Obel non ha tenuto conto dell’improvvisa esplosione di sole da primavera anticipata che ci sta regalando questo 2020. Fuor dagli scherzi, il quarto disco di questa sublime interprete, autrice, solista e polistrumentista che ormai da dieci anni ci delizia con la sua folk-wave da camera dalle tinte sempre un po’ sinistre e l’inevitabile sapore nordico, continua a convincere, senza stravolgere. Magnifico, come sempre, negli intrecci sonori in cui protagonisti indiscussi sono gli archi e il pianoforte (oltre alla voce): disco notturno capace di catapultare in altre dimensioni.
(P.C)

 

 

GREG DULLI – RANDOM DESIRE
(alternative rock)

Prima prova solista per il buon Greg Dulli, qui accompagnato da una serie di artisti (tra cui l’amico di sempre Lanegan). Diverse le ballate noir, marchio di fabbrica degli Afghan Wigs, che si alternano a episodi più ritmati e caratterizzati dall’inconfondibile timbro soul di Dulli, invecchiato bene come un ottimo vino. Gli accostamenti musicali sono senz’altro con gli ultimi due ottimi album degli Afghan Wigs, senza tralasciare qualche segmento accostabile a Black Love (It Falls Apart); tuttavia, l’album solista di Dulli è spoglio di quegli orpelli stilistici riscontrabili negli altri progetti (specie nei lavori con i Twilight Singers), e ogni brano va dritto a scuotere la parte più “sporca” dell’animo umano.
(V.P)

 

 

LANTERNS ON THE LAKE  – SPOOK THE HERD
(indie – folk)

Strano percorso, quello dei Lanterns On The Lake. Dopo tre EP autoprodotti, la band è stata notata dalla Bella Union, sotto la cui ala protettrice si è sviluppata la carriera del quintetto capitanato da Hazel Wilde. L’impressione era, però, che, album dopo album, i cinque si siano creati uno stile un po’ tropo a metà del guado tra l’innocenza dream degli esordi e la voglia di esplorare nuovi mondi sonori, e non sempre questa unione tra produzioni impeccabili e ricche di dettagli e attitudine da cameretta ha davvero colpito nel segno. Qui, però, al quarto lavoro sulla lunga distanza, c’è la sensazione del centro pieno, proprio perché, finalmente, i cinque sono usciti dalla sopra menzionata cameretta e hanno deciso di diventare adulti. È tutto molto più elettrico e compatto rispetto al passato, e la voglia di riflettere e viaggiare con la mente è meglio incanalata in melodie più a fuoco e un suono dall’identità più marcata e che sfrutta al meglio tutte le sfumature date da tale identità. Stando alla presentazione del disco, anche le tematiche dei testi sono meglio focalizzate e più legate al mondo terreno: si parla, infatti, di politica, social media, crisi climatica, tra le altre cose. In definitiva, questa è una band che finalmente ha iniziato un bel percorso di crescita, più attitudinale che musicale, e i cui benefici già si sentono.
(S.B)

 

 

ROYCE DA 5′ 9” – THE ALLEGORY
(hip hop)

È passato molto tempo da quando Royce da 5’9’’ rappava con Eminem nel duo Bad Meets Evil. Oggi Royce da 5’9’’ esce con il suo ottavo lavoro in studio, un album in cui spiega l’Allegoria in tutte le sue declinazioni, partendo dalla dimensione personale per arrivare a quella sociale. Il lavoro è un pregevole ascolto, molto fluido e ricco, interamente prodotto dal rapper di Detroit e ben costruito. È facile lasciarsi coinvolgere dalle 22 tracce in cui sono presenti numerosi featuring, Benny the Butcher e Vince Staples per citarne un paio. Vi sfidiamo a trovare la piccola citazione di Susan Vega in uno dei brani.
(C.L)

 

 

COLLOCUTOR – CONTINUATION
(jazz experimental)

Continuation è il terzo avvolgente album in studio di Collocutor, jazz ensamble londinese composta da sette elementi. Questo nuovo lavoro indaga l’amore, la perdita e il lutto e lo fa con grande intensità e misticismo. Ascoltare questo disco equivale a perdersi in uno spazio parallelo in cui i suoni della band abbracciano l’ascoltatore e lo conducono in zone inesplorate. Segnaliamo il bellissimo artwork di copertina ad opera di Victoria Topping.
(C.L)

 

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