Le migliori uscite discografiche della settimana| 2 giugno 2023

Primo numero di uscite discografiche di giugno con in cima alle nostre preferenze gli album di Foo Fighters, Protomartyr, Noel Gallagher, Beach Fossils, Baxter Dury e Bully

a cura di Giovanni Aragona e Cristina Previte



FOO FIGHTERS – BUT HERE WE ARE 
(alternative rock, post-grunge, pop-punk)

L’improvvisa e straziante scomparsa di Taylor Hawkins ha lasciato il vuoto nei Foo Fighters e nei milioni di fan sparsi in tutto il globo. Tutto il mondo della musica si è chiesto se il quartetto avesse continuato. Dave Grohl ha ricompattato il gruppo, ha ripreso le energie ed è tornato con l’undicesimo album in studio dei sui FOO FIGHTERS. Il disco inizia con un intitolato “Rescued”, che suona quasi come “Times Like These” all’inizio. È quel mix caratteristico di belle melodie con chitarre pesanti che è semplicemente marchio di fabbrica della band. 

Come previsto, Hawkins, nello spirito, è una parte importante di “But Here We Are”, così come la defunta madre di Grohl, Virginia. Molte delle canzoni sembrano fare riferimento a Hawkins e Virginia, tra cui la straziante “Show Me How”, che presenta la dolcissima voce della figlia di Dave, Violet. I Foo Fighters ritrovano la loro identità dopo aver perso un membro chiave della band e lo hanno fatto con eleganza e integrità nel disco più intimo di una carriera.
(Giovanni Aragona)


PROTOMARTYR – FORMAL GROWTH IN THE DESERT 
(Post-punk, art rock) 

Il sesto album dei Protomartyrsi apre con “Make Way“, un brano che oscilla tra il meditabondo e il ruggito di Casey “MAKE WAY!” nel ritornello insieme a qualche chitarra d’acciaio, ancorata dal riff figo di Ahee. La chitarra d’acciaio è uno strumento che non ti aspetteresti che questa band utilizzi, ma hanno Bill Radcliffe che la usa in diverse tracce qui. “For Tomorrow” richiama alla mente Iggy & The Stooges su Raw Power, una traccia viscerale e stridente. “Elimination Dances” è unternativwa musica più lunatica, accompagnata dall’eccezionale lavoro di chitarra di Greg Ahee. Suona minaccioso, in senso buono, ed è una delle tracce più forti qui. “Fun In Hi Skool” è puro terrore minaccioso. È tutta una minaccia avviata con voci strappate che sputano la prima sillaba e snobbano il resto della parola. L’impressione lasciata è di rabbia con urgenza. C’è una sensazione di leggerezza nella batteria di Alex Leonard.

I pezzi punk di “3800 Tigers” e “We Know The Rats” potrebbero essere un po’ faticosi da ascoltare, con Casey che suona più brutale che mai. Ma poi ascolti più attentamente emergono alcune linee di chitarra straordinariamente buone.

The Author“, la penultima traccia, dovrebbe essere il loro momento più tenero fino ad oggi. Spogliato di riferimenti esoterici, doppi discorsi o voci adottive, è un’ode alla madre ormai deceduta del cantante Joe Casey. Con un baritono incrinato e rauco, il cantante abbaia direttive per l’ascoltatore: siediti, celebra la vita di coloro che ci hanno creato e ama coloro che amiamo. Mentre la canzone si esaurisce, la band si contorce in modo nervoso e celebrativo.

La band di Detroit Protomartyr è una band complessa e a volte difficile. Raggrupparli nel post-punk rende loro un enorme disservizio, sono molto più complessi di così. Sono fornitori di rock intricato ma interessante, che combinano il grido del frontman Joe Casey con le linee di chitarra dure e tese di Greg Ahee.
(Cristina Previte)


NOEL GALLAGHER’S HIGH FLYING BIRDS – COUNCIL SKIES 
(pop rock, brit-rock)

Diciamo la verità: il dopo Oasis per Noel Gallagher è stato, da qualsiasi punto di vista, quasi sempre un mezzo flop. I suoi tre album targati High Flying Birds (pubblicati nel 2011, 2015 e 2017) presentavano tracce che si piegavano troppo sotto il peso delle aspettative, e il risultato – in molte occasioni – ha toccato l’imbarazzante. Council Skies contiene il lotto di canzoni più coeso della carriera di Noel, un concentrato di Oasis targati 1995 (What’s the Story) Morning Glory? bagnate di melodie Beatles-esque suonate strette e dolci, con poca enfasi e vanità. 

A tal fine, c’è una solida messa a terra in tutto, nessun artefatto e tanta sostanza. Da segnalare la bellissima Dead to the World che potrebbe essere una liquida traccia ibrido tra Nick Drake-Paul McCartney. Finalmente un bel disco solista targato Noel Gallagher, e chi l’avrebbe mai detto? 
(Giovanni Aragona)

BEACH FOSSILS – BUNNY 
(dream-pop, indie-pop)

Senza indugi, Bunny dei Beach Fossils è uno dei migliori album della settimana. Niente è meglio di una colonna sonora così leggera e al contempo delicata in questi momenti di così tanta incertezza economica, sociale e politica. Tutto ciò è servito nel nuovo disco della band a sei anni dal loro ultimo lavoro in studio. Bunny è un caleidoscopio di gioia nebbiosa che risale alle loro origini. Le canzoni riflettono su temi di depressione, amore, avventura, perdita ed errori che non solo sono correlati alle esperienze della band, ma a quelle condivise da altri in tutto il mondo. Il disco migliore giunto alle porte dell’estate.
(Giovanni Aragona)


BAXTER DURY – I THOUGHT I WAS BETTER THAN YOU 
(indie-pop, indie-rock, synth-pop)

Baxter Dury ha estratto dal cilindro l’ennesimo mezzo capolavoro. Questo nuovo disco è un piccolo lavoro in termini di lunghezza (meno di mezz’ora) ma non in intuizione emotiva. Alla base dei testi c’è una forte dose di malinconia che trasuda dalla calda voce dell’artista. 

Non solo questo disco è profondamente personale (specchia gran parte della recente autobiografia Chaise Longue), ma musicalmente l’artista trova un accompagnamento brillante alle sue parole. Indie Pop ispirato al groove che si muove in territori lounge, tutto ben centrato e allo stesso tempo suonato e vissuto come un punker vecchia scuola. Meraviglioso. 
(Giovanni Aragona)


BULLY – LUCKY FOR YOU 
(indie-rock, alternative rock)

Nel corso degli anni, gli elementi che hanno caratterizzato Alicia Bognanno e il progetto Bully sono: chitarre distorte su cui ulula il suo disgusto per tutto, dagli ex-fidanzati al dolore più profondo, e in generale l’esperienza di crescita, amare e imparare. Dal 2019 l’artista porta con se la crudeltà indie rock al femminile attraverso brani crudi e taglienti come lame. 

Con questo, Lucky For You, l’artista lavora sul disco più dinamico mai prodotto in carriera e al contempo il più politico, tra aspre condanne alla guerra, alle armi, al diritto all’aborto e al riscaldamento globale. Non solo il miglior album targato Bully, ma il culmine della crescita e dell’affrontare la vita. Maturo e deciso.
(Giovanni Aragona)



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