Le migliori uscite discografiche della settimana| 18 marzo 2022

In questo numero di uscite discografiche della settimana vi suggeriamo l’ascolto del nuovo album di Pete Doherty e del disco di rarità targato Sonic Youth. A seguire, Pictish TrailFeeder, Midlake, Yumi Zouma, Rosalia. Finalmente, è disponibile il tanto atteso ritorno dei Fugees e il delicato French Pop firmato Peter Doherty.

a cura di Giovanni Aragona, Stefano Bartolotta, Chiara Luzi e Flaminia Zacchilli 

12:26:17  – 18/03/2022



SONIC YOUTH – IN/OUT/IN
(noise rock)

Una band con 40 anni di carriera alle spalle ha sicuramente tanto materiale nascosto. I Sonic Youth, dopo la rottura del 2011, difficilmente torneranno in pista (dopo la rottura tra Gordon e Moore ci sembra scontato), e, giustamente hanno ben pensato di aprire i cassetti. In/Out/In è composto da cinque rarità strumentali non così datate. Qualcosa di già ascoltato già c’è e, nel complesso, l’opera è più una confezione regalo da consegnare agli amici appassionati della band, e nulla aggiunge alla carriera, maestosa, del quartetto. 

Registrato in un seminterrato durante gli ultimi giorni della band, l’opener Basement Contender è il miglior pezzo da ascoltare. In stile Velvet Underground versione ossessionante, si avverte, probabilmente per l’ultima volta, la forte chimica della band. Per i fan.
(G.A)


PICTISH TRAIL – ISLAND FAMILY
(art-pop)

Johnny Lynch, dall’isola scozzese di Eigg, continua, con questo suo quinto album, il proprio viaggio nell’art-pop tra minimalismo e estro. Rispetto al passato, il sound è più rumoroso e saturo, ma la cifra stilistica che coniuga obliquità e essenzialità è sempre la stessa. Certamente, Johnny non vuole più coccolare gli ascoltatori, ma vuol dar loro una sorta di sveglia, una terapia d’urto contro l’apatia che ci ha pervasi un po’ tutti in conseguenza di quanto successo negli ultimi anni.

Questo ascolto dà la scossa, dice senza mezze misure che ognuno di noi deve aprire i propri sensi a tutti gli stimoli del mondo in cui viviamo, perché sono ancora tanti e possiamo ancora nutrirci di essi per mandare avanti le nostre vite in modo più soddisfacente e costruttivo. Una volta si sarebbe parlato di “un genietto” e di “un disco difficile ma necessario”; per fortuna, oggigiorno, certi cliché del linguaggio della critica musicale sono desueti, per cui, per spiegare il messaggio di questo disco, basta dire “aprite tutto ciò che, fisicamente e mentalmente, vi provoca ancora delle percezioni, e fate entrare tutto ciò che arriva: starete sicuramente meglio”.
(S.B)


FEEDER – TORPEDO
(rock)

Sembra facile fare musica rock quando hai l’impatto vocale e il senso melodico di Grant Nicholas, ma la realtà può porti davanti degli ostacoli sotto forma di mancanza di ispirazione, con il risultato che ciò che proponi non è abbastanza sopra l’ordinario da annullare l’effetto del già sentito. O ti inventi qualcosa a livello proprio di contenuti, oppure, se le tue armi sono sempre le stesse, devi affilarle sempre al meglio, altrimenti i tuoi fendenti non lasceranno traccia.

Ai Feeder era successo esattamente questo col precedente “Tallulah” del 2019, e sarebbe stato un peccato vederli fallire per la seconda volta di fila dopo una carriera che, in 25 anni e, con questo, 11 album, assolutamente valida. Per fortuna, i Nostri si sono chiaramente risollevati, e se, come sempre, non rappresentano certo un esempio di innovatività, rimettono in campo una buona qualità melodica e interpretativa, tale per cui gli amanti della band e del genere musicale ascolteranno con indubbio piacere, e tutti gli altri, se hanno un cuore non potranno certo disapprovare. Non si arriva ai migliori momenti del repertorio, e forse non ci si arriverà mai più, ma i Feeder possono proporre un disco come questo a testa alta.
(S.B)


YUMI ZOUMA – PRESENT TENSE 
(synth pop, art pop)

Il quarto album degli Yumi Zouma è un concentrato di idee ed esperienze vissute dai musicisti. “Present Tense” è un laboratorio creativo proveniente da Londra, New York, Firenze, Los Angeles e Nuova Zelanda. Il disco basa così le sue fondamenta sulla distanza cumulativa tra i suoi collaboratori, generando un forte spirito autonomo dei musicisti più che come “concetto di band”.  

Present Tense vede il gruppo raggiungere picchi più energici di quelli ascoltati nelle versioni precedenti, con grandi momenti cinematografici intervallati per tutto il disco. Ciò non significa che i suoni più smorzati siano stati del tutto abbandonati: le esplorazioni più profonde dell’amore e del dolore, sono sempre ben affrontate. Present Tense potrebbe essere una bellissima colonna sonora di un film romantico indipendente: un bel taglio drammatico scandito da battiti synth pop ben architettati. Promosso pienamente.
(G.A)


ROSALÍA – MOTOMANI 
(pop, experimental pop)

Cosa può fare un’artista come Rosalìa dopo essere trasportata alla fama dal nulla? Quello che vuole lei: come prova il suo ultimo album Motomami, in cui posa nuda sulla copertina e alza il tempo al massimo. Le influenze rimangono quelle conosciute – a cominciare dal flamenco, molto più crudo e con più forza di percussioni – ma la voce ha acquisito ricchezza e sensualità, e l’uso dell’elettronica sempre più marcato potrebbe causare qualche perplessità negli appassionati di lunga data. 

Motomami è il punto più sperimentale della carriera di Rosalìa e quello che deciderà, una volta per tutte, il suo spazio nella scena pop. Aprirsi a un pubblico più ampio o concentrarsi sugli appassionati? O entrambe le cose, come Motomami sembra proporsi di fare.
(F.Z)


CYPRESS HILL – BACK IN BLACK
(hip hop)

Quasi trentuno anni fa i Cypress Hill debuttavano con il disco omonimo che avrebbe aperto loro le porte dell’olimpo del rap. Oggi la band torna a rianimare quell’olimpo, ormai un po’ appiattito, con Back In Black, decimo lavoro in studio. Dal punto di vista sonoro l’album sembra trovare un equilibrio fra le prime produzioni e il materiale più recente, permettendo alla band di garantire solidità e potenza alla struttura del disco.

I brani sono affascinanti, catturano l’ascoltatore grazie ai loop e alle percussioni ipnotiche. È forte la presenza della radici del gangsta’-rap, The Ride, ma i Cypress Hill si godono alla grande questo ritorno e la loro scioltezza è ben percepibile in ogni singolo brano del disco. Le tematiche sono sempre quelle care alle band, ma vi è una maggiore consapevolezza della necessità di un risveglio dal torpore che ha avviluppato le menti. Dopo trent’anni i Cypress Hill sono ancora una band capace di suonare, e comunicare, estremamente bene. Gli dei sono ancora qui con noi.
(C.L)


MIDLAKE – FOR THE SAKE OF BETHEL WOODS
(indie rock)

Dopo otto anni di silenzio, e grazie a un sogno premonitore, finalmente sono tornati in scena i Midlake. Sembra che il padre defunto di Jesse Chandler, flauto e tastiera della band, sia apparso in sogno al figlio dicendogli di riformare la band. Fatto sta che, merito suo o no, i Midlake sono tornati in studio e il ritratto del padre di Chandler campeggia sulla copertina di For The Sake Of Bethel Woods, quinto album della band texana.

Questo lavoro è impregnato di calore e delicatezza, i brani si muovono tra l’indie rock, atmosfere prog e psichedeliche, Gone, capaci di donare a ogni singolo brano un’atmosfera eterea, Noble. C’è molta intimità in questo lavoro, realizzato in pandemia in un ambiente molto ristretto e privato, ma allo stesso tempo i suoni aprono all’esterno, ponti per essere portati lontano dal caldo vento del deserto. I brani si sviluppano su molteplici livelli rivelando un complesso impianto costruito su sonorità ricche. Con questo lavoro i Midlake alzano il loro livello senza dimenticare di rendere omaggio alla loro storia passata.
(C.L)


PETER DOHERTY & FRÉDÉRIC LO – THE FANTASY LIFE OF POETRY & CRIME
(French pop)

Peter Doherty unisce il suo estro con il musicista francese Frédéric Lo. La collaborazione giunge in un momento sereno per il cantante, libero dalle droghe, da cattivi pensieri, e dedicato totalmente al fascino della casa normanna in cui è stato creato il disco. Il disco sembra farsi strada, a tratti in maniera delicata, a tratti in maniera claustrofobica, in un sentiero di macerie che sembrano pervadere la filosofia di questo disco. Un bel viaggio French Pop magistralmente interpretato dai due musicisti e, che offre, a Doherty un’altra possibilità di rivincita contro i suoi demoni.

Probabilmente resterà per sempre vittima e attore protagonista della vita bohémien, ma questa ritrovata, disincantata,  romantica e malinconica conoscenza di sé, mescolata a questo rinnovato modo di concepire la forma canzone, potrebbero essere gli elementi di una nuova carriera.
(G.A)


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