Le migliori uscite discografiche della settimana| 17 marzo 2023

In questo numero delle uscite discografiche della settimana abbiamo ascolto gli album targati Unknown Mortal Orchestra, M83, Black Honey, Yves Tumor e The Van Pelt

a cura di Giovanni Aragona, Chiara Luzi e Flaminia Zacchilli



YVES TUMOR – PRAISE A LORD WHO CHEWS BUT WHICH DOES NOT CONSUME
(art rock, neo psych)

Giunto al suo quinto album in carriera, Yves Tumor riesce a confezionare uno dei migliori lavori di questo primo scorcio del 2023. L’artista, in questo quinto lavoro in studio, trova il giusto equilibrio tra gli stili più convenzionali che hanno dominato le recenti uscite mescolando il tutto a un approccio decisamente più diretto e meno strutturato e ingessato.

Il prodotto finale è un disco intriso di ansia emotiva e sconforto che trova potere emotivo nelle sue varie tavolozze sonore e nel lirismo di ricerca.

Yves Tumor traccia una linea dal proprio passato in suoni sperimentali caotici attraverso i significanti del rock degli anni ’60, ’70, ’80, ’90 e persino ’00, incanalandolo attraverso la propria visione e identità. Il suo modo provocatorio e apparentemente narcisistico si pone talvolta al di sopra degli arrangiamenti (diventati più raffinati), ma alla fine, questo lavoro è una miscela tempestosa e provocatoria perfetta.
(G.A)


BLACK HONEY – A FISTFUL OF PEACHES 
(alt-rock, alt-pop)

Chitarre furiose, una voce femminile giovane e arrabbiata, e un sound graffiante e inquieto che parla al lato agitato che giace dentro tutti quanti. I Black Honey ormai al terzo album sono lì, in un limbo a metà strada tra il revival pop-punk che si sta diffondendo dentro e fuori dalle classifiche e un progetto symphonic-brit-chic tutto atmosfera e fantasy.

Il sentore di revival nostalgico c’è e si sente, ma non è l’unico palo sul cui si regge il tendone A Fistful of Peaches, che mantiene per tutto il tempo una sua identità. Il quadro sonoro dei Black Honey si basa su influenze brevi, semplici e immediatamente distintive. Heavy e Tombstone si appoggiano a riff epic e ascendenti, mentre Nobody Knows – ancorata su un efficace orologio ticchettante à la Zedd – è buia, cadenzata e pesante.

Persino Weirdos, la più adolescenziale delle tracce per contenuti e appeal commerciale (midtempo, ritornello orecchiabile, metafora classica per parlare dell’eccentricità e della mancanza di un posto nel mondo) è competente, e si adatta al tono intimista dell’album intero. “Voglio solo che tu stia bene”, cantano a ripetizione in OK. Lo spirito del pop-punk nella sua forma più riconoscibile.
(F.Z)


M83 – FANTASY
(synth-pop)

Fantasy, l’ultimo LP della discografia degli M83, è un lavoro complesso e pregno di sfumature. Ascoltare il disco è come leggere un lunghissimo libro. I primi brani sono stati pubblicati all’inizio di febbraio come “Capitolo 1”, e hanno fatto centro nel cuore dei nostalgici.

Il secondo atto dell’album svolta radicalmente e spinge verso lidi più sereni.  Con Fantasy, Gonzalez continua a stabilire il suo posto nel mondo musicale come pittore di nostalgiche trame pop. L’album emula la musica dei videogiochi degli anni ’80, ma attraverso una lente decisamente moderna. L’unica farraginosità la si avverte allo scoccare dei 70 minuti, in qui l’album inizia a correre insieme oltre il punto di coesione. Nonostante questo, Fantasy, che presenta alcuni dei lavori più cantori e lirici fatti da Gonzalez, si presenta come un disco profondamente personale e ambizioso che brilla di cristallina luce pop.
(G.A)


UNKNOWN MORTAL ORCHESTRA – V
(alternative rock, psych rock)

Brucia lenta e costante la fiamma che arde in V, l’album che riporta in scena Unknown Mortal Orchestra dopo una lunga assenza. Questa fiamma caldissima sprigiona aromi tropicali dolci che lasciano posto ad un fondo fresco e speziato. Il disco, il primo doppio album della band, viene concepito durante la pandemia per poi essere registrato fra la Nuova Zelanda, Palms Spring e le Hawaii.

Questo nomadismo ha permesso a Ruban Nielson, coadiuvato dal fratello Kody, di assorbire le influenze ambientali di questi luoghi, arricchendo con elementi ariosi, The Graden, i pattern sonori che delineano lo stile di UMO. Le chitarre psych rock, le influenze funk, l’elettronica sperimentale si uniscono a influenze jazz, The Widow, per creare nuove variazioni sonore, a volte bizzarre, che permettono al sound della band di esplorare sensazioni inedite. V è un lavoro coeso che permette all’ascoltatore di entrare in una dimensione riflessiva ma al contempo colorata, sancendo un ritorno in scena di alto livello.
(C.L)


THE VAN PELT – ARTISAN & MERCHANTS
(emo rock, post-punk, indie rock)

Il vero mistero è intrinseco ai The Van Pelt: ma come è possibile che questi non hanno mai avuto il meritato successo? A distanza di 25 anni dall’esordio,  la loro ‘Artisans & Merchants’ giunge, probabilmente, nel momento migliore: il disco è una perfetta reinterpretazione della band per il pubblico di oggi. Il disco detiene, un paio di singoli di grande effetto (‘Punk House’) e di estrema eleganza compositiva (Cold Coconuts), cesellati in un lavoro fresco e per niente banale. Restare fedeli agli anni ’90 nel 2023, è roba per pochi. Infine, un suggerimento circa l’approccio da utilizzare prima dell’ascolto: non pensate a un disco nostalgico di una band in stato di ricompattamento, questo è un lavoro ben pensato e suonato
(G.A)


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