Le migliori uscite discografiche della settimana | 17 luglio

La musica non va (ancora) in vacanza. In questa settimana di uscite discografiche vi raccontiamo del ritorno in pista dei Protomartyr, di Jarvis Cocker con il suo progetto Jarv Is…, dei nostalgici del grunge Bush, dei seminali Pretenders e di Nicolas Jaar. Infine prestate attenzione all’ottimo art rock dei Crack Cloud. Buona lettura e buon ascolto.

a cura di Giovanni Aragona e Vincenzo Papeo 

12:01:17  – 17/07/2020



PROTOMARTYR – ULTIMATE SUCCESS TODAY
(post-punk – math rock)

Tre anni dopo il sorprendente Relatives In Descent, torna la band post-punk proveniente da Detroit, consapevole anche stavolta di tutto il suo potenziale. Ultimate Success Today è un album dai ritmi molto serrati, che lascia non poco spazio alla riflessione su temi di estrema attualità.

L’analisi verte sui limiti dell’umanità, che dalle parole di Joe Casey si è lasciata arbitrariamente annebbiare dall’avidità, dal narcisismo. Allo stesso tempo, come dichiarato dal frontman, l’album è molto incentrato su quanto sia, per Casey, spaventosa l’idea di invecchiare e lasciare questo folle mondo. Tra invettive avant-punk martellanti (Michigan Hammers), progressioni lucide (The Aphorist) e momenti di sana apatia (Worm In Heaven), i Protomartyr ci consegnano il seguito di Relatives In Descent che tanto attendevamo.

(V.P)


JARV IS…- BEYOND THE PALE
(pop rock)

Jarvis Cocker non ha bisogno di presentazioni. Dopo quasi quarant’anni, l’ultima offerta musicale del musicista è tanto innovativa quanto rinfrescante. È un viaggio sonoro pieno di ritmi house, pianoforti eleganti e piacevole degrado urbano.

Cocker  ha realizzato un album complesso e farraginoso per i suoi affezionati, ma bisogna fare i conti con questo nuovo percorso di questo straordinario musicista. Beyond the Pale è un disco danzereccio che rimane comunque fedelissimo ad un songwriting di altissima scuola.
(G.A)


BUSH – THE KINGDOM 
(post grunge)

Ottavo album in studio per la band di Gavin Rossdale. Nel corso della loro quasi trentennale carriera, i Bush hanno abituato i loro fan a risultati altalenanti. Ad eccezione dei primi due lavori dei britannici, inseriti senza particolari meriti nel periodo fortunato del grunge, onestamente risulta difficile individuare album interamente validi all’interno della loro discografia. The Kingdom, tuttavia, farà felici i fan più giovani, essendo sicuramente il migliore lavoro dal 2011.

Chitarre molto più aggressive del solito, associate ad una costruzione dei brani molto più equilibrata: post-grunge che non rinuncia al suo ascendente radiofonico, ma che allo stesso si fa più ruffiano e regala scorci caratterizzati da riff granitici molto più a fuoco del solito. Come in un album dei Failure, le chitarre trovano spunti armonici che impreziosiscono le sonorità poderose. Certo, parliamo sempre di pezzi che mirano a finire in blockbuster come John Wick, ma a questo giro il secondo ascolto potrebbe non essere necessariamente da escludere.
(V.P)


PRETENDERS – HATE FOR SALE 
(rock – jangle pop)

Una carriera iniziata nel 1978, un cambio di formazioni massiccio nel corso degli anni, e un undicesimo album di una carriera costernata da tante soddisfazioni. I Pretenders hanno posticipato – causa Covid-19 – il disco, e possiamo garantirvi che l’ascolto di questo lavoro non vi deluderà.

Chrissie Hynde è in forma smagliante e le sue doti balistiche di musicista punk rock, con tante sottigliezze pop, sono ben sintetizzate in questo lavoro godibile e molto melodico. Il disco è prodotto – e confezionato – da  Stephen Street (già al lavoro con Smiths e i Blur) uomo capace di far suonare “orecchiabile” anche una pentola. Una garanzia. 
(G.A)


NICOLAS JAAR – TELAS 
(ambient, elettronica)

L’attività produttiva di Nicolas Jaar è massiccia e, a distanza di pochi mesi dall’ultimo disco intitolato Cenizas, torna in posta con Telas. Questo disco è diviso in quattro tracce, ciascuna lunga circa un quarto d’ora, che incorporano suoni minimalisti e astratti, intrecciati e spesso (troppo) intricati per disegnare traiettorie concettuali e rilassanti.  Un disco che ha tanto il sapore di un omaggio a Brian Eno che fornisce tessiture elettroniche di sicuro spessore.
(G.A)


CRACK CLOUD – PAIN OLIMPCS 
(art-rock)

Esordio discografico per i Crack Cloud, band canadese di sicuro e indubbio valore. Attraverso una massiccia e inquietante matrice di post-punk, che incorpora raffiche di rumore caotico e raffiche di schegge sonore, questi ragazzi offrono un mondo turbolento da vedere, respirare e vivere.

Pain Olimpics è uno dei dischi più interessanti di questa stagione e sembra un lavoro realizzato a metà tra gli Arcade Fire, i Clash e i Nine Inch Nails tra art rock, rap hardcore e suoni post industriali. Una band da annotare e su cui noi scommettiamo. Promossi a pienissimi voti.
(G.A)


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