Le migliori uscite discografiche della settimana – 17 gennaio –

Ricca settimana, ne avevamo bisogno. Eminem ha pubblicato a sorpresa un nuovo album infarcito dalla presenza di nuovi ospiti. Presto per giudicare , ma da un veloce ascolto non ci ha particolarmente entusiasmati. Cambiando genere, spostandoci in territori più squisitamente indie rock, segnaliamo un bel trittico composto da Algiers, PinegroveBombay Bicycle Club. Continuando, abbiamo esplorato territori elettronici e abbiamo ascoltato Holy Fuck, lo psych folk targato Of Montreal e il ritorno di Bill Fay. Per finire, il brit pop firmato The Courtneers e l’album postumo hip hop di Mac Miller. Buona lettura.

a cura di Giovanni Aragona, Stefano Bartolotta, Patrizia Cantelmo, Chiara Luzi e Vincenzo Papeo

 

EMINEM – MUSIC TO BE MURDERED BY 
(hip hop)

La sorpresa del giorno l’ha fatta Eminem, pubblicando senza alcun preavviso il suo undicesimo disco in carriera. Music to be Murdered By è però una sorpresa non completamente riuscita. Pur avvalendosi della produzione di importanti nomi, fra cui Dr. Dree, della presenza di moltissimi featuring, di cui vi abbiamo già parlato nelle news, il disco rimane di ostico ascolto. Ai fan di Slim Shady lasciamo esprimere l’ardua sentenza.
(C.L)

PINEGROVE – MARIGOLD
(indie-rock)

Il quarto album della band newyorkese arriva in un momento in cui la brutta vicenda dei presunti abusi psicologici perpetrati dal leader Evan Hall nei confronti di una ex frequentazione sembra essere definitivamente un ricordo del passato. L’accusa aveva costretto la band a stare ferma un anno, e il disco pubblicato in seguito allo stop era totalmente autoprodotto e appariva fatto un po’ di fretta, nonostante diversi ottimi spunti. Stavolta, invece, l’album esce per Rough Trade e il grande impatto sonoro ed emotivo che aveva contraddistinto lo stile dei Pinegrove è ancora qui, più efficace che mai. Un po’ emo, un po’ Band Of Horses e un po’ cantautorato fuori dagli schemi, queste canzoni hanno tutto per scuotere i sensi degli ascoltatori e per toccare certe corde interiori che sempre meno spesso vengono raggiunte da chi fa musica con le chitarre e dovrebbe puntare soprattutto ad emozionare. Hall e i suoi Pinegrove ci puntano senza mezzi termini, e ci riescono in pieno.
(S.B)

 

ALGIERS – THERE IS NO YEAR
(indie-rock)

Il suono apocalittico degli Algiers arrivatoal suo terzo episodio non si smentisce. La band di Atlanta continua a mantenersi su livelli elevatissimi e a muoversi sui binari già percorsi dell’ electro-wave e del gospel-punk. There is No Year prende le mosse dal libro del loro concittadino Blake Butler, calandoli in scenari oscuri più intimisti ma mai individualistici né tantomeno placidi. Il suono si fa più dilatato, ma c’è ancora da arrabbiarsi, c’è ancora da muoversi su ritmi quasi primordiali, c’è ancora da riflettere sui testi sferzanti declamati dalla portentosa voce di Franklin James Fisher. “We all dancing to the fire!”. C’è ancora bisogno di gruppi come gli Algiers.
(P.C)

 

BOMBAY BICYCLE CLUB – EVERYTHING ELSE HAS GONE WRONG
(indie-rock)

Dopo una pausa prolungata, torna il frizzante e genuino alt-pop, a tinte folk, dei Bombay Bicicle Club. In Everything Else Has Gone Wrong ritroviamo una grande vitalità, e la voglia di arrivare dritti a un punto. L’indie  ‘terapeutico’ dei BBC, contro i mali che affliggono quotidianamente le giornate di ognuno, vede una svolta consapevolmente matura e immediata in questo gradevole ritorno.
(V.P)

MAC MILLER – CIRCLES 
(hip-hop)

I dischi postumi possono essere rischiosi se la loro cura non è affidata a chi conosce e rispetta il lavoro dell’artista scomparso. Il nuovo disco di Mac Miller, morto a settembre 2018, è uno di quei casi ben riusciti. Il lavoro che Jon Brion ha fatto sul materiale del giovane rapper è di pregio e consegna un disco, Circles, di egregia fattura modellato da sonorità lo-fi, arrangiamenti strumentali che non sfociano mai realmente nel rap puro. Si chiude il cerchio di un percorso che l’artista di Pittsburg aveva iniziato con il precedente Swimming e che rende omaggio alla sua memoria.
(C.L)

 

HOLY FUCK – DELETER
(elettronica, rock elettronico)

Arpeggi synth, dance elettronica su sfondi punk, il primo ascolto di questuo nuovo lavoro firmato Holy Fuck convince dal primo accordo. Giunti al quarto album in carriera la band ha centrifugato una grande selezione di melodie che mettono in mostra una grande varietà di stili, e Deleter è altamente raccomandato a chi si trova nel piacevole oblio tra elettronica e rock. Consigliatissimo.
(G.A)

 

OF MONTREAL – UR FUN 
(synth pop)

Probabilmente serviva a tutti: dalla band ai fan. Barnes rimane unico detentore del moniker OF Montreal e riesce a imbastire un disco zeppo di canzoni synth, spassionate e frizzanti. L’intera esperienza sonora risulta orecchiabile e ben costruita. Un disco da ballare dall’inizio alla fine.
(G.A)

 

THE COURTNEERS – MORE.AGAIN.FOREVER.
(indie-rock)

Il romanticismo mancuniano di Liam Fray e dei suoi compagni di band farà compagnia ancora una volta ai nostalgici dell’era britpop. I Courteeners ritornano in More.Again.Forever. con la solita, assiduata, formula che ha reso la compagine di Middleton una solida realtà post-britpop negli anni, con qualche buon pezzo evidenziare (come il singolo Better Man). Il titolo di questo sesto LP fa riferimento all’inarrestabile sete di esperienze che si prova nell’era dei social media; accanto a questo aspetto Fray approfondisce nei testi di questo disco temi difficili, quali la sua lotta per la salute mentale e la dipendenza dall’alcol.
(V.P)

 

BILL FAY – COUNTLESS BRANCHES 
(prog-folk)

La seconda vita di Bill Fay ha ancora da regalarci un’altra delle sue gemme, per fortuna non più nascoste: Countless Branches rimette a nuovo pezzi scritti negli anni del silenzio artistico e rappresenta il capitolo più intimo di questa fase della carriera del songwriter inglese. Undici pezzi commoventi, a decantare la vita e la natura, fatti solo di voce, pianoforte e pochi altri ingredienti (fiati e archi qua e là, parti ritmiche quasi a zero). Ma non serve molto altro quando l’armonia e la poesia raggiungono dei livelli così ispirati.
(P.C)

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