Le migliori uscite discografiche della settimana| 16 settembre 2022

Una ricca giornata di uscite discografiche questa del 16 settembre con Death Cab For Cutie, il ritorno degli Suede, The Mars Volta, l’EP di Blood Orange, Rina Sawayama,The Black Angels, i Whitney,  No Age e i The Beths. Per gli amanti dell’hip-hop ecco Vic Spencer e August Fanon.

a cura di Giovanni Aragona, Stefano Bartolotta, Chiara Luzi, Cristina Previte e Flaminia Zacchilli 

12:16:53  – 16/09/2022



SUEDE – AUTOFICTION 
(brit-rock)

Annunciato come un lavoro molto diretto e registrato praticamente live, questo nono disco degli Suede, il quarto dopo la reunion, suona esattamente com’è stato presentato, e mette in mostra un lato particolarmente spontaneo e genuino dello stile della band. Il quintetto, per la maggior parte del tempo, suona come se volesse spaccare le pareti dello studio, e Brett Anderson dà fondo a tutta la potenza contenuta nelle proprie corde vocali, poi, come sempre succede con gli Suede, c’è una minoranza di momenti calmi, anche essi caratterizzati da una grande schiettezza sonora e interpretativa.

Ogni tanto la band finisce in zona Placebo, cosa che non rappresenta certo un problema, e in generale, il disco è decisamente riuscito, perché le melodie sono sempre ben a fuoco e la voce di Brett si muove in perfetto equilibrio tra impatto e lirismo. Un ottimo ritorno, che lascia anche presagire una sua validissima resa in concerto; speriamo di poterne avere la riprova anche qui da noi.
(S.B)


DEATH CAB FOR CUTIE – ASPHALT MEADOWS
(indie-pop)

Che I Death Cab For Cutie abbiano, da tempo, passato il proprio picco di ispirazione, nessuno può ormai metterlo in discussione. Attenzione, però, a non snobbare un talento come Ben Gibbard, che è, ancora oggi, in grado di regalarci dischi godibili e apprezzabili come questo. Lo stile melodico e vocale di Gibbard è arcinoto e la vera novità rispetto agli ultimi album è il ritorno ai suoni di chitarra in un ruolo di primo piano, il che dà ai brani quell’immediatezza e quella capacità di catturare istantaneamente l’attenzione dell’ascoltatore che, ultimamente, non appartenevano più molto al repertorio dei Death Cab.

Non si sta paragonando questo disco ai capolavori della band, ma, dopo troppi anni in cui l’attenzione della band appariva più orientata verso le sfumature sonore, finalmente sembra che il quintetto abbia deciso di rimettere in primo piano le melodie e l’interpretazione. E il risultato è proprio un bel sentire.
(S.B)


VIC SPENCER & AUGUST FANON – PSYCHOLOGICAL CHEAT SHEET 3
(hip hop)

A distanza di un anno e mezzo dalla pubblicazione di Psychological Cheat Sheet 2, Vic Spencer e August Fanon tornano per regalarci il terzo capitolo della saga. Come il precedente disco anche Psychological Cheat Sheet 3 è costruito sulla base di atmosfere jazz che regalano un mood caldo e fluido su cui la voce di Spencer viaggia che è una meraviglia. La produzione di Fanon è raffinata, le sonorità jazz si mescolano a sample dal sapore retrò creando flussi sonori egregiamente congeniati. Ancora una volta la collaborazione di questi due fuoriclasse raggiunge livelli alti ed ascoltarli è un vero piacere.
(C.L)


NO AGE – PEOPLE HELPING PEOPLE
(alternative rock)

Toccare vette ultraterrene non è una cosa semplice, sicuramente non è dote di tutti, ma con il loro ultimo lavoro, People Helping People, i No Age si proiettano in una dimensione quasi trascendentale, Heavenly. Il disco arriva a soli due anni di distanza da Goons be Gone dove il contatto con le radici post punk era molto più marcato. In questo nuovo lavoro invece veniamo subito proiettati dall’opener, You’re Cooked, in un’atmosfera rarefatta in cui i suoni si disfano per creare nuove combinazioni astratte.

Batteria e chitarra sono sempre alla base dei brani, ma spesso non lavorano insieme perché quello che interessa al duo di Los Angeles è creare paesaggi sonori destrutturati invece che brani ben definiti. Spunt e Randall non abbandonano del tutto le influenze lofi e art rock, Violence, che vengono messe a servizio di una sperimentazione più marcata. People Helping People attrae immediatamente ma sarà un ascolto prolungato nel tempo a definire la sua validità come opera.
(C.L)


THE MARS VOLTA – THE MARS VOLTA 
(art-pop)

Hanno ben saputo raccontare ansie, dolori e sconfitte in passato, ben mescolando post-hardcore e suoni oscuri e, dopo diverso temp i Mars Volta non solo ritornano con un nuovo album. ma lo fanno indossando dei nuovi abiti. Il climax è lo stesso ma il cambiamento più importante giunge dai suoni pop cromatici – qualcosa di completamente nuovo per The Mars Volta. A tratti molto simili agli ultimi Smashing Pumpkins. Mai come in questo lavoro, inoltre, emergono le radici  sudamericane della band e il risultato sorprende in positivo per un lavoro di 44 minuti che è incredibilmente breve per un disco dei Mars Volta. Un brillante ritorno che non ti aspetti.
(G.A)


THE BLACK ANGELS  – WILDERNESS OF MIRRORS 
(psych rock)

Il segreto del successo dei Black Angels è da sempre lo stesso: non inventare nulla e suonare quello che riesce meglio in ogni disco. Nonostante la loro ormai quasi ventennale carriera, i Black Angels hanno pubblicato relativamente pochi dei loro album – questo nuovo Wilderness of Mirrors è solo il loro sesto, e giunge dopo un silenzio di cinque anni. Inevitabilmente ispirato dalla “follia generale” (parole di Maas) che ha scosso il mondo negli ultimi anni, Wilderness of Mirrors è un passo enorme in avanti nell’approccio della band alla musica. Stringendo la stretta presa della loro tavolozza sonora che altera la mente, sempre piena di chitarre acide, questa volta la band sceglie la formula compositiva di canzoni più “nude” e meno “articolate”.  Un ritorno glorioso per una band che ha plasmato la versione contemporanea di un suono del passato senza risultare banale.
(G.A)


WHITNEY – SPARK
(indie-rock, indie-folk)

Questa nuova scorribanda dei Whitney è stata generata e pensata quando nessuno pensava che il mondo stesse per cambiare a causa di un minuscolo virus. E mentre alcune cose non sono cambiate su questo nuovo Spark rispetto al passato- le ricche melodie e le tenere voci falsetto piene di speranza – alcune cose sono radicalmente cambiate. I Whitney hanno aggiornato il loro suono, ma lo hanno fatto con timitezza lavorando fin troppo di fino. Registrato ai Sonic Ranch Studios del Texas, dove anche i Big Thief realizzano le loro creature, SPARK risulta un piacevole passaggio temporale del gruppo. Un lavoro gradevole che ci lascia una speranza: ha un gran potenziale live e, a questo punto, attendiamo di ammirare live questo disco. 
(G.A)


BLOOD ORANGE – FOUR SONGS
(Indie- Rock) 

Blood Orange / Dev Hynes è tornato dopo tre annicon il suo secondo lavoro un EP di quattro canzoni, è la sua prima uscita su RCA Records. Prima di “Four Songs”, Blood Orange ha condiviso la canzone “Jesus Freak Lighter” come singolo principale, si attiene al solito suono sognante di Hynes, un’accogliente introduzione al resto dell’EP.  La sua voce è morbida contro accordi di chitarra premurosi e sintetizzatori impennati. Sembra di stare in un’oasi, un luogo caldo e sicuro, distaccato dalla realtà.  “Wish”, un altro momento clou da sogno del progetto, e “Relax & Run” include voci aggiuntive di Erika de Casier ed Eva Tolkin.
(C.P)


RINA SAMAYAMA – HOLD THE GIRL 
(dance pop, pop rock)

Sophomore slump: una parola che mai vorremmo associare a Rina Sawayama, ma che descrive pienamente il suo secondo album Hold The Girl. Abbandonata la satira pungente e la verve aggressiva, ma mai priva di empatia del suo debutto, Sawayama si crogiola nel drama e in un wall of sound pesante per un album che non decolla mai come doveva.

Niente influenza y2k – che, ricordiamo, era la principale attrattiva di SAWAYAMA – se non dei loro peggiori errori. I timidi tentativi di sagacia, come il riferimento a Britney Spears, non l’album dal generale senso di pesantezza e da una Sawayama troppo innamorata e sognante per essere incisiva. A metà tra un Chromatica lasciato troppo tempo in ebollizione e Heartbreak On Hold di Alexandra Burke, contaminato da millenial whoop che non finiscono più e una tendenza per il troppo prima del buono, Hold The Girl lascia il tempo che trova.
(F.Z)


THE BETHS – EXPERT IN A DYING FIELD
(indie rock, indie pop)

L’esuberante e colorata copertina di Expert in a Dying Field, terzo album in studio dei neozelandesi The Beths, è la perfetta resa visiva del concept di questo lavoro. Profondo e introspettivo nei testi quanto vivo e palpitante nei suoni, Silence is Golden. Il disco è un ritratto intimo e autobiografico di Elisabeth Strokes che condivide nei nove brani frammenti di relazioni personali ed i residui, negativi e positivi, che ristagnano fino a quando non si è pronti a fare i conti. Le chitarre, sia nel loro essere fragorose che delicate e ariose, guidano le melodie che sviluppano un pop rock solido e facilmente apprezzabile. Con questo album The Beths riescono nella missione di portare vita e colore in un apparente campo morto.
(C.L)


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