Primo numero del 2023 delle consuete uscite discografiche della settimana. In cima alle nostre preferenze ecco l’album dei Belle and Sebastian, Circa Waves, Gaz Coombes, Rozi Plain e i The Subways.
a cura di Giovanni Aragona e Chiara Luzi
14:40:22 – 13/01/2023
BELLE AND SEBASTIAN – LATE DEVELOPERS
(indie-pop)
A Bit of Previous è stato il primo album in studio dei Belle e Sebastian dopo sette anni ed è stato pubblicato lo scorso maggio e questo Late Developers ne è lo spin-off. La stretta connessione è resa ancora più chiara dalla copertina di quest’ultimo lavoro, che mostra qualcuno che sviluppa una fotografia della copertina di A Bit of Previous.
Questo non rende necessariamente queste nuove composizioni degli avanzi del recente passato, piuttosto permette alla band di lunga data di continuare a spingere ai bordi dell’ indie folk. La band compone canzoni con una disarmante facilità e, anche se gli anni passano, il risultato è ancor oggi godibile. Anche quando i Belle e Sebastian prendono decisioni discutibili (vale per quest’ultimo pezzo di discografia), vale comunque sempre la pena vederne i risultati.
CIRCA WAVES – NEVER GOING UNDER
(indie-rock, indie-pop)
Sesto album in studio per la band inglese, dalla serie: come confezionare un disco senza sforzi e grandi clamori, per un risultato finale discreto. Undici tracce rock infarcite da morbidi tocchi elettronici e ogni brano una pagina di un personale diario. La maggior parte delle canzoni segue una struttura ritmica con aperture scintillanti e finali bruschi. Inoltre, c’è un equilibrio tra indie, pop/rock e rock alternativo in tutti i brani, rendendolo piacevole. Perdeteci un veloce ascolto.
THE SUBWAYS – UNCERTAIN JOYS
(alternative rock)
Dopo aver cambiato batterista e aver aggiunto i sintetizzatori, ci si aspettava qualcosa di veramente diverso dai Subways. Uncertain Joys non è così scintillante o immediatamente coinvolgente come i dischi precedenti e il loro disco di debutto, Young for Eternity, è un lontanissimo ricordo. Molti i temi affrontati, tanta la rabbia, l’analisi dei nostri tempi e l’ego smisurato delle rock star odierni. Musicalmente può non lascia nessun segno, e la cosa ci dispiace.
ROZI PLAIN – PRIZE
(songwriting, alt pop, folk)
Governato da un flusso ritmico pacato e arricchito da sobrie sonorità eccentriche, Prize segna il ritorno in scena della talentuosa Rozi Plane. Il quinto lavoro in studio della cantautrice inglese segna l’avvicinamento ad un alt pop sofisticato. Pur muovendosi delicatamente in punta di piedi, i dieci intimi brani riescono a catturare l’attenzione dell’ascoltatore, grazie anche ai preziosi collaboratori presenti in questo album. I sassofonisti avant-Jazz Alabaster DePlume e Cole Pulice (Thirteen) l’arpista Serafina Steer, la violinista Emma Smith, e ancora la voce di Yoshino Shigihara e i synth di Danalogue arricchiscono i brani semplici che aprono un varco diretto al mondo contemplativo della Plain. Il disco può essere ascoltato anche come sottofondo ma ha la capacità di proiettare l’ascoltatore in un mondo ovattato e sicuro, in cui la voce di Prize non eccede mai ma, al contrario, accarezza dolcemente chiunque abbia la fortuna di incrociare la sua via.
(C.L)
GAZ COOMBES – TURN THE CAR AROUND
(alt rock)
Dopo aver passato l’estate in tour con la sua band, i Supergrass, Gas Coombes torna oggi in pista con Turn The Car Around, interessantissimo quarto album solista. Coombes è sicuramente uno dei personaggi più talentuosi della sua generazione e questo nuovo lavoro è la conferma della sua grandezza artistica. Turn The Car Around è costruito principalmente su chitarre ricche e arrangiamenti complessi, Long Live The Strange, che riempiono le orecchie e il cuore dell’ascoltatore.
Nei brani è possibile individuare sonorità e atmosfere provenienti da diverse fonti: ci sono vibrazioni alla Scott Walker che riverberano nell’opener Overnight Trains, governata da un malinconico piano che ritroviamo in Sonny The Strong. L’artista inglese riesce a muoversi in totale libertà, concedendosi il lusso di sperimentare, introducendo beat elettronici ed effetti eleganti che gli permettono di viaggiare su diversi piani sonori, This Love, conferendo al lavoro una struttura solida e interessante. È un disco che cresce ad ogni ascolto e probabilmente ci terrà compagnia per un bel po’.
(C.L)
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