03/12/2024
Ricca settimana di uscite discografiche. In questo numero vi raccontiamo del ritorno dei Low, così come quello degli iconici Manic Street Preachers. A seguire prestate attenzione ai Kero Kero Bonito, all'interessante Sarah Davachi, ai The Vaccines, Colleen Green e ai Saint Etienne. 

Ricca settimana di uscite discografiche. In questo numero vi raccontiamo del ritorno dei Low, così come quello degli iconici Manic Street Preachers. A seguire prestate attenzione ai Kero Kero Bonito, all’interessante Sarah Davachi, ai The Vaccines, Colleen Green, ai Saint Etienne e alla nostrana Julia Bardo.

12:31:02  – 10/09/2021



LOW – HEY WHAT
(Alternative rock, experimental rock)

I Low sono una band longeva e prolifica, capace di cambiare pelle diverse volte senza mai tradire la propria essenza. La loro metamorfosi, o evoluzione, è arrivata al punto più estremo nel 2018 con l’uscita del magnifico Double Negative. Questo disco ha condotto la band ad oltrepassare un confine sonoro da cui poi è difficile tornare indietro. L’estrema sperimentazione raggiunta in Double Negative ha inevitabilmente segnato una nuova via che Parker e Sparhawk hanno continuato a percorrere nel nuovo lavoro uscito oggi, Hey What.

Come nel precedente disco anche qui le distorsioni e le manipolazioni digitali vengono modellate con maestria per tessere tappeti sonori intensi. C’è un perfetto bilanciamento tra calma ed esplosioni, ruvidità e dolcezza. In Hey What viene concesso più spazio alla melodia, Days Like These, Don’t Walk Away salvo poi essere di nuovo travolti dalla furia, More. Il duo continua ad esplorare questo nuovo universo astratto, ricco di spunti da cogliere e luoghi da esplorare. Riescono anche questa volta a forgiare il caos tramutandolo in bellezza catartica.
(C.L)


MANIC STREET PREACHERS – THE ULTRA VIVID LAMENT
(pop-rock)

I Manics sono quel classico gruppo di successo la cui carriera, in realtà, viene giudicata in modo diverso dai fan, alcuni dei quali adorano certi album che altri, invece, sopportano a fatica. Nel 2018, “Resistance Is Futile” aveva, invece, convinto più o meno tutti, e ci si chiedeva quindi se il trio sarebbe stato in grado di infilare una doppietta di consensi unanimi che non arrivava da moltissimo tempo. Al primo ascolto, la sensazione è che James, Nicky e Sean ce l’abbiano fatta, e abbiano trovato la formula giusta per questa loro fase della carriera, ovvero l’ideale compromesso tra immediatezza melodica e sonora e calore emotivo.

Troppo spesso, negli ultimi 15 anni, c’era un eccesivo sbilanciamento a favore di uno dei due aspetti, invece ora è tutto al posto giusto e questo disco, esattamente come il precedente, si lascia ascoltare e cantare accontentando anche i palati degli ascoltatori che vogliono, prima di tutto, la sensazione di canzoni dalle emozioni intense. L’ascolto, in definitiva, è appagante e promette di rimanere a lungo nella rotazione di molti appassionati.
(S.B)


JULIA BARDO – BAUHAUS, L’APPARTAMENTO
(songwriting)

Trasferitasi da Brescia a Manchester ormai diversi anni fa, Julia Bardo ha portato avanti il proprio progetto solista anche dopo essere entrata in una band dal discreto successo come i Working Men’s Club, e ora pubblica il disco di debutto dopo due convincenti EP. Rispetto alle uscite precedenti, qui c’è un suono più diretto e da band, che accompagna melodie sempre valide, cantate con un’espressività vocale che non si incontra tanto facilmente.

La sensazione è che questa musicista abbia fatto ciò che qualunque artista dovrebbe sempre fare, ovvero buttare fuori la propria creatività senza sovrastrutture o retropensieri, ma dandole semplicemente la veste più adatta, con buona pace di chi adora fare name dropping e deve per forza accostare ogni proposta musicale a qualcosa che c’è già stato prima. Qui, di accostamenti se ne possono fare a bizzeffe, eppure non c’è mai davvero la sensazione di già sentito, perché queste canzoni sono belle e coinvolgenti, e tanto basta.
(S.B)


KERO KERO BONITO – CIVILISATION 
(synth pop, electro pop)

Terzo album in carriera i Kero Kero Bonito, terzetto sperimentale già ben affermato nelle scene musicali. Civilisation segna il definitivo passaggio alla maturità della band ed è senza dubbio il lavoro più creativo. Un disco ben prodotto in totale assetto electropop, che arriva dopo le scoribbande passate fatte di punk-rock, itwee-pop e indie-rock nel precedente Time ‘n’ Place.

In Civilisation, i ritmi sono vibranti pesanti, e testi sono raffinati. Il disco di divide per due blocchi fino ai 55 secondi di Gateway: una prima parte è meditativa una seconda esplosiva e ballerina. I Kero Kero Bonito sono diventati uno dei gruppi electropop più brillanti e creativi di questa generazione. ​​Se siete alla ricerca di ritmi esplosivi e testi brillanti sarà il disco che farà al caso vostro.
(G.A)


SARAH DAVACHI – ANTIPHONALS
(ambient)

Diciamo subito: questo album non sarà “commestibile” per tutti. Noi siamo però sempre ben attenti agli esperimenti sonori e alla sopraffina bravura della talentuosissima Sarah Davachi. Dopo aver lavorato per anni ad esperimenti elettroacustici che hanno silenziosamente dato nuova vita ai generi di drone, ambient e minimalismo, era tanta la curiosità di ascoltare un nuovo lavoro di questa complessa artista canadese. La compositrice  è in grado – come pochi di questa generazione – ad evocare paesaggi sonori che possono essere in una sola traccia (Border of Mind su tutte) ossessionanti, meditativi e insoliti. Il quindicesimo lavoro di questa artista è una summa dei suoi studi: con raffinatezza e cura maniacale nei dettagli, mette in gioco, medioevo e rinascimento in 44 minuti di pura estasi sonora.
(G.A)


THE VACCINES – BACK IN LOVE CITY 
(art-rock, indie-rock)

Rieccoli i Vaccines. Band spesso messa in discussione nei quattro album precedenti, riesce a confezionare un quinto album in carriera di discreta fattura. Euforico, viscerale e visionario, in tredici brani (forse troppi) il gruppo si dimostra in ottima forma. Registrato a El Paso, Texas, presso Sonic Ranch, con il produttore Daniel Ledinsly (Tove Lo, Zara Larson, TV On The Radio, Rihanna) ‘Back in Love City‘ arriva inoltre a dieci anni dall’acclamato debutto con ‘What Did You Expect From The Vaccines?’, l’album che catapultò la band nel mondo del rock and roll moderno.

Un lavoro che ha tanto il sapore di un enorme balzo in avanti musicale per la band, e mentre il marchio di fabbrica della spavalderia da surf e l’esaltazione occidentale del suono dei The Vaccines rimangono, ‘Back in Love City’ si dimostra più ragionato e meno istintivo.
(G.A)


SAINT ETIENNE – I’VE BEEN TRYING TO TELL YOU
(Alternative, Synthpop)

La nostalgia è effettivamente una grossa canaglia. È uno di quei sentimenti che ti prende senza preavviso e che, a sua discrezione, può cullarti dolcemente o affossarti con ferocia. È proprio la nostalgia, nella sua versione ammansita e luminosa, il punto focale attorno a cui prende vita I’Ve Been Trying To Tell You, decimo album in studio dei Saint Etienne. Guidati dall’incantevole voce di Sarah Cracknell, i tre membri della band costruiscono un disco intriso di suoni e atmosfere in grado di riportare l’ascoltatore indietro di vent’anni.

Quello che i Saint Etienne fanno è riattivare la memoria di un passato luminoso ma senza scadere nella banalità di un copia e incolla. Creano nuove suggestioni grazie anche alla lentezza che permette ai brani di trovare tutto il respiro di cui hanno bisogno per svilupparsi (Blue Kite). È un pregevole ritorno questo della band inglese, nostalgico a tutti gli effetti ma carico di nuova linfa.
(C.L)


COLLEEN GREEN – COOL
(indie rock)

Colleen Green segna oggi il suo ritorno in scena mostrandosi non più come una ragazza in cerca della sua identità ma, al contrario, come una giovane donna sicura di sé che troneggia quasi strafottente sulla copertina di Cool, quarto lavoro in studio. La strafottenza però è un elemento che manca in questo nuovo lavoro. Cool è un disco gradevole da ascoltare ma privo di grandi colpi di scena, nonostante la presenza di due ottimi produttori, Aqua e Gordon Raphael, già produttore degli Storkes. L’influenza di quest’ultimo è percepibile in diversi brani in cui compaiono chitarre e batteria cariche dell’inconfondibile suono alla Strokes, Posi Vibes, Natural Chours. Un po’ di audacia viene mostrata in Highway, in cui synth cupi rompono lo schema introducendo ombre che troviamo anche in I Believe in Love. La Green sta senza dubbio crescendo bene ma speriamo in un ulteriore scatto in alto.
(C.L)


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