La morte di Roky Erickson consegna alla storia del rock un patrimonio inestimabile

 

Con la morte di Roky Erickson se ne va un pezzo importante della storia del rock. Meno famoso di chi lo ha preceduto di recente, come David Bowie e Leonard Cohen, ma altrettanto grande per statura artistica e influenza sulle generazioni seguenti.

Roger Kynard Erickson nasce a Austin il 15 luglio 1947. Coltiva la passione per la musica fin da giovanissimo, studiando piano e chitarra. Il suo carattere irrequieto e ribelle gli fa abbandonare la scuola un anno prima del diploma per dedicarsi al rock. Dopo gli inizi con gli Spades nel 1965 fonda i 13th Floor Elevators con Tommy Hall e Stacy Sutherland, ed esordisce subito col botto.

The Psychedelic sounds of the 13th Floor Elevators è un disco alieno e deviante, che porta il garage punk di partenza in un’altra dimensione. Le chitarre riverberate di Erickson e Sutherland, l’anfora elettrica e i testi visionari di Tommy Hall danno una prima definizione credibile del termine psichedelia. Il disco successivo del 1967, Easter Everywhere, è una sostanziale ottima conferma mentre il terzo, Bull of the Woods del 1969, è fondamentalmente un disco solista di Sutherland. Qui finisce la storia degli Elevators ed inizia l’odissea di Erickson. La sua fragilità e il massiccio consumo di marijuana e LSD lo avevano già portato ad alcuni brevi ricoveri in psichiatria.

Nel 1969, trovato in possesso di una ridicola quantità di marijuana, per sfuggire al carcere finge una disabilità mentale che (ancora) non c’è e accetta il ricovero in un ospedale psichiatrico. È lì che il suo disagio viene conclamato e cronicizzato, grazie anche a un massiccio uso di elettroshock e torazina. Sono anni bui per Roky, che saltuariamente riemerge, dagli anni ’80, con una produzione discografica sporadica e caotica, più orientata ad un rock classico ma non priva di lampi di genio. Solo nel decennio scorso, grazie all’aiuto del fratello Sumner, suonatore di tuba, Roky ritrova una relativa tranquillità e stabilità psichica. Nel 2010, con l’aiuto dei fans Okkervil River, esce lo splendido True Love Cast Out All Evil, che può considerarsi il suo epitaffio artistico.

Ho avuto la fortuna di vedere Roky dal vivo, una decina di anni fa, al Green Man Festival in Galles (assieme a un altro outsider di classe, Sixto Rodriguez). Era lento e un po’ apatico, controllato dalla band, ma il carisma e il magnetismo erano ancora lì, intatti.

 

Gabriele Marramà

 

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