King Krule – ‘Man Alive!’


 

Etichetta: XL Recordings
Genere: no wave, post punk
Release: 21 febbraio

16:53:39  – 25/02/2020

Lo confessiamo, abbiamo atteso a lungo questo nuovo album targato King Krule. Il rossiccio ragazzo, diventato ormai padre e uomo maturo, ci ha impressionati positivamente fin dal primissimo ascolto. Sembrano lontani i tempi dell’esordio fragoroso datato 2011, in cui si presentava con un EP potente, registrato male, ma ben centrato. Si sono succeduti diversi album, tre per l’esattezza, ma è con The OOZ del 2017 che il mondo alternativo ha iniziato a conoscerne e apprezzarne le qualità.

In molti continuano a chiedersi, in maniera esagerata, esasperante e compulsiva, cosa realmente suoni Archy Marshall, a che genere possa appartenere la sua musica e quanto possa durare il suo fenomeno. Ha così una grande importanza? Partiamo subito nel raccontarvi quello che maggiormente a noi piace di King Krule, la sua voce. Un timbro vocale (come pochi in questa generazione) proveniente direttamente dall’incubo più inquietante che l’uomo possa sognare. La sua laringe, disturbante e sguaiata, è uno strumento che non suona in carne e ossa, ma ha lo stesso fondamentale impatto di “Pinhead” nella saga horror di Hellraiser.

Man Alive! ha un suono potente fin primo ascolto, ed è capace di fondere benissimo echi industriali, garage rock, hip-hop, jazz e tutte le influenze che hanno determinato, e ispirato, la sua carriera dagli esordi ad oggi.  Un veloce e sommario ascolto potrebbe risultare scarno e privo di emozioni – visto che l’album sembra dotato della stessa tempra e della medesima forgia del suo predecessore –  ma così non è.

La storia presente, e probabilmente anche quella futura, troverà assai refrattario e difficile, collocare la musica di King Krule in un genere ma anche in un periodo storico. L’imprintig rock non manca e ne è il tratto fondamentale, ma gli arrangiamenti restano volutamente spigolosi e spesso piacevolmente fuori contesto e poco lineari, in un dilatato ma ben studiato asincrono sonoro.

Il disco, affida all’ottima opener Cellular la traccia di ingresso, una metallica proposta che ha tanto il sapore del “brano manifesto” di un’intera carriera. Il lirismo generale  si allontana in gran parte dalle intricate connessioni metaforiche e iper futuriste dei suoi album passati a favore di scenari più concreti e intimi. Il Man Alive di King Krule più che un semplice disco è una ricerca intima che scava nei meandri della sensibilità e della sua psiche. Decisamente lo-fi, l’intero lavoro ha il giusto sapore della produzioni a basso costo dei hardcore punk di inizio ’80. Microfoni condensati, registratori di poca qualità e un miscuglio di riferimenti avanguardisti che spaziano dal Bowie Berlinese ai Sex Pistols dello stonato Rotten, fino agli esperimenti da studio in stile Throbbing Gristle che spiano i Germs (meno irruenti e veloci) di un Darby Crash in ciabatte e in stato meditativo (concedeteci questo trip mentale). 

L’album dimostra una notevole spinta nei primi 25 minuti ma il tratto distintivo che rende questo disco un piacevole lavoro è la forte e spiccata personalità che Krule riesce a dimostrare in tutto il lavoro. Tra le vette sonore più interessanti di Man live! segnaliamo Stoned Again,  una delle migliori canzoni realizzate da Krule in carriera. 

King Krule presenta – ancora una volta –  alcuni dei più sottili e originali modi di approccio alla musica.  Non serve capire un genere, non serve affibbiare un’etichetta, quello che interessa è analizzare a fondo quel sottile nodo di tensione che viaggia in questo album. King Krule sperimenta, esplora abissi, e continua a lavorare sulla ricerca del sé. Vi sembra poco?

G.A

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