26/04/2024
'Trans Europe Express' dei Kraftwerk è il viaggio evocativo della band tedesca, diviso in 8 brani e pubblicato il 22 marzo di 43 anni fa.

11:57:45  – 22/03/2020

Trans Europe Express dei Kraftwerk è un viaggio evocativo in 8 brani, pubblicato il 22 marzo di 43 anni fa. Voci robotiche, stralci di registrazioni di musica concreta, synth che sciorinano riff ripetitivi e tappeti di percussioni che conducono alla trance. L’intro del disco è pacifica, i toni sono quelli del pop, il sound innestato di un’elettronica gioiosa. 

Meccanicità kraut 

L’Europa è infinita (Europe Endless) in cerca di quegli scorci che soddisfino l’immaginario romantico di cui sono impregnate le loro ottiche. Ma già il secondo brano, The hall of mirrors, è una svolta: i toni si fanno cupi, qualcosa si incrina nella spensierata visione cha ha caratterizzato la partenza. I nostri iniziano a sfogliare il velo di Maya che cela l’immagine di un continente che forse è troppo al di sotto delle loro aspettative.

 Showroom Dummies non lascia fraintendimenti: Ralf Hütter prende parola e canta su un sound schiettamente new wave arricchito di cori angelici poco rassicuranti; il panorama disteso si dissolve, entra l’inquietudine tappa dopo tappa. I nostri fanno un giro in città, cercano svago, ma la vita del vecchio continente non è così appetibile. Il focus si sovverte, entriamo nel punto di vista androide, vediamo noi stessi con i loro occhi – siamo ancora vivi negli involucri che sono i nostri corpi? Dall’esterno la finzione è tangibile.

L’uomo macchina e l’esistenza del corpo. 

Il beat è qualcosa di visionario, cadenzato su ritmi lenti – assolutamente ineluttabile. Nei brani iniziano a incastonarsi gemme di musica concreta con rumori di vetri infranti e frenate di treni sferraglianti e si arriva al cuore dell’album, il medley composto da Trans Europe Express, Metal on Metal e Abzug, una suite del disincanto che corre sul leitmotiv del tema che di tanto in tanto riprende le fila del sound. Poche tracce umane a Vienna passando per gli Champs-Élysées, se non Iggy Pop e David Bowie – quasi dei miraggi. Metal on Metal è una variazione industrial sul tema di TEE e Abzug – che comincia senza soluzione di continuità – ne è l’outro. La bellezza di questo brano sta nel continuo overlap di riff e negli accordi metallici di synth lasciati risuonare nell’aria creando quella ricchezza atmosferica che oggi è tanto ricercata. Nel brano udiamo risonanze ed echi di meccanica in azione; sono voci del futuro prossimo che ci pervengono come tracce non ancora intelligibili. Il track termina con il rumore del treno che riparte e la prossima fermata sarà la riposante Franz Schubert collegata irrimediabilmente all’ultimo brano Endless Endless e che, a dispetto del titolo, è piuttosto fugace.

Una centrale elettrica “viva” da 43 anni

Possiamo parlare di straniamento se facciamo un tuffo nel passato, fino agli albori della musica elettronica dove le soluzioni, ora sdoganate, erano la spina dorsale di un brano – rendendo il sound a volte spoglio e naïf. Per i Kraftwerk, che hanno avuto l’onore di iniziarci all’elettronica, non è così. Sebbene la loro estetica abbia giocato volutamente sullo straniamento e la freddezza, i brani che propongono in TEE sono caldi e ad oggi ancora “condivisibili”.

Parliamo di un album dal respiro volutamente internazionale, pubblicato in tre edizioni (con titoli e testi in tedesco, inglese e francese) che ad oggi rimane uno degli esiti più riusciti di quella che allora era musica sperimentale. Perché nel ’77 un arrangiamento del genere, dove l’elettronica non veniva utilizzata come mero orpello che avesse il sapore di nuovo, che lavora a più livelli nel tessuto del brano, declinando espedienti elettronici per costruire un universo compatto, è qualcosa di profetico.

E negli anni a venire molti musicisti non hanno fatto che continuare ad allargare le trincee elettroniche scavate dai Kraftwerk. Potremmo approfittare di questi giorni di clausura per riscoprire le voci profetiche dell’arte, per calarci nei panni degli androidi e vedere il nostro mondo con altri occhi, seppur da una finestra, al momento. Introspezione forzata sulle note dell’elettronica, viaggio virtuale sul TEE. Buon viaggio a tutti.

Martina Lolli 

 

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