“Il fatto che io trasformi o meno le mie esperienze in personaggi è di solito una decisione che prendo al momento di scrivere una canzone”. A tu per tu con Alex Cameron

 

Alex Cameron ha realizzato il suo primo album, Jumping The Shark, nel 2013 attraverso il suo sito, ma nel 2016 la Secretly Canadian lo ha ripubblicato, dando la possibilità al musicista synth-pop australiano di farsi conoscere in giro per il globo. L’anno successivo è arrivato anche il sophomore Forced Witness, prodotto da Jonathan Rado e, nel frattempo Alex è andato in tour con artisti importantissimi come Kevin Morby, The Killers e Angel Olsen. La prossima settimana, invece, vedrà la luce il terzo lavoro sulla lunga distanza, Miami Memory, registrato ancora una volta insieme al componente dei Foxygen. Un suono vario, elegante e ricco di influenze che rende questo nuovo LP un ascolto molto intrigante e piacevole.

Il tuo terzo album, Miami Memory, uscirà il prossimo 13 settembre. Sei contento? Che cosa ti aspetti da questo nuovo lavoro?

Mi piace tantissimo pubblicare nuovi dischi e adoro l’intero processo, ed è per questo che ci sono entrato. Mi piace registrare delle canzoni e poi pubblicarle, quindi è un momento felice per me. Ogni volta che realizzo un disco, mi aspetto di farne un altro.

Ti posso chiedere da dove viene questo titolo? Che cos’è questa Miami Memory di cui parli?

È un ricordo bellissimo. Stavo camminando lungo Collins Avenue a Miami Beach e ho scattato una foto. Ho immaginato di creare una Miamy Memory grazie a quella foto. È veramente un ricordo molto bello.

Durante gli ultimi anni sei stato in tour con gente come Mac De Marco, Kevin Morby e Unknown Mortal Orchestra: che cosa ci racconti di queste esperienze? Che cosa hai imparato da questi fantastici artisti? Pensi che possano avere influenzato, in qualche modo, il songwriting del tuo nuovo disco?

Sono stato in tour anche con altri artisti incredibili come Angel Olsen o i Killers. Siamo stati fortunati perché abbiamo aperto per tantissime persone incredibili. Sono ottime opportunità che non puoi davvero quantificare in nessun modo, puoi solo esserne grato. È veramente bello poter vedere i musicisti lavorare e fare quello che fanno. Questa è la maggiore spinta per andare avanti.

Jonathan Rado dei Foxygen ha prodotto il tuo nuovo album. Avevi già lavorato con lui in passato: che cosa ne pensi della collaborazione con lui? Sei soddisfatto del lavoro che avete svolto insieme?

Mi piace molto lavorare con Rado e scrivere insieme a lui. Credo che siamo sempre riusciti a realizzare il miglior disco che ci era possibile fare in quel determinato momento e, ogni volta che lo terminiamo, non vediamo l’ora di realizzare un disco ancora migliore.

Marta Sologni si è occupata del mixing di Miami Memory: lei è italiana (anche se vive all’estero da parecchio tempo) e noi, da amanti dell’indie-rock, siamo veramente orgogliosi di ciò che sta facendo. Puoi spendere un paio di parole su di lei e sul lavoro che ha fatto per il tuo nuovo album?

Marta è il tecnico del suono più talentuoso con cui io abbia mai lavorato. Questo è stato un grande vantaggio per noi, mentre stavamo preparando il disco. Mi piacciono la sua attenzione per i dettagli, la sua volontà di esplorare e la sua sicurezza. Sono un suo fan! Perciò, lavorare nella stessa stanza insieme a lei, è stato un sogno che si è realizzato.

I tuoi testi, anche se non sono troppo felici, cercano sempre di vedere il lato positivo della vita: sono personali? Da dove hai preso l’ispirazione, mentre li stavi scrivendo?

Sì, i miei testi sono sempre personali. Il fatto che io trasformi o meno le mie esperienze in personaggi, è di solito una decisione che prendo al momento in cui scrivo una canzone. L’ispirazione proviene dal mio presente. Alcune volte dall’essere di buon umore, altre dall’essere innamorato, ma sempre dal presente.

In Miami Memory il sound è abbastanza vario: synth-pop (Miami Memory), pop elegante con influenze jazz (Far From Born Again), luminoso indie-folk acustico (Sunlight), American-rock degli anni ’80 (Divorce) e molto altro. Quali sono state le tue principali influenze per il nuovo LP? Secondo te quali sono stati i principali cambiamenti rispetto ai tuoi lavori precedenti?

Per questo album, molto canzoni sono state registrate live con cinque musicisti nella stessa stanza. Questo è stato sicuramente il cambiamento più importante. Per la prima volta ho fatto ciò che mi piace fare. Il cambiamento sostanziale è stato, probabilmente, il budget a disposizione per registrare il disco, che ha finito con l’influenzarci parecchio. In questo disco non avevamo molto denaro a disposizione.

Nel 2017 hai scritto cinque canzoni per il disco dei Killers ‘Wonderful Wonderful’: che esperienza è stata per te? Come sei entrato in contatto con Brandon Flowers e gli altri ragazzi della band?

Ho incontrato Brandon in un casinò a Las Vegas. Gli sono piaciuti i miei dischi, e a me piacciono i suoi. Mi ha portato a fare shopping e mi ha comprato queste bellissime giacche di pelle di serpente. Poi abbiamo fatto un’escursione a Las Vegas e mi ha portato nel luogo in cui Tony Soprano va a piangere.

A ottobre suonerai a Milano e Bologna: sei contento di tornare nel nostro paese? Che cosa ti aspetti dai tuoi concerti italiani?

Voglio sempre suonare in Italia. Ci stiamo ancora abituando l’uno all’altro, e abbiamo bisogno di passare più tempo insieme. I concerti che abbiamo suonato da voi sono stati così fantastici e pieni di energia che voglio farne altri!

Il tuo disco sarà realizzato dalla Secretly Canadian, etichetta di incredibili artisti quali Suuns, Damien Jurado, Jens Lekman, solo per citarne alcuni. Come ti trovi a lavorare insieme a loro?

La Secretly Canadian è come una famiglia per noi. Hanno aiutato me e Roy (Molloy, sassofonista e “business partner” di Alex) a superare i limiti e, allo stesso tempo, ci hanno insegnato a sopravvivere all’interno dell’industria discografica. Sono contento che con noi ci sia qualcuno di così influente, che conosce il business e che ci puo’ guidare al suo interno.

Hai qualche nuova band o musicista interessante da suggerire ai nostri lettori?

Certo. Provate ad ascoltare Spike Fuck.

Antonio Paolo Zucchelli 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *