Il ‘Bug’ dei Dinosaur Jr. Ovvero la definitiva messa a punto di uno stile inimitabile

 

Il 31 ottobre 1988 usciva Bug, terzo disco dei Dinosaur Jr. Per la band del lungocrinito figlio di dentista Joseph Donald Mascis jr (per gli amici J) di Amherst, Massachusetts, rappresenta la definitiva messa a punto di uno stile unico e inimitabile destinato a durare fino ai giorni nostri. Dopo gli inizi tutto sommato trascurabili coi Deep Wound, progetto hardcore in cui l’affianca già l’amico/nemico di una vita, Lou Barlow, c’era stato l’esordio a nome Dinosaur (poi diventati Jr per ragioni legali), che metteva insieme in maniera piuttosto raffazzonata le varie influenze. You’re Living All Over Me è già un gran passo in avanti, ma difetta ancora un po’ nella scrittura. In Bug invece tutto è al proprio posto: il muro chitarristico al calor bianco di J e la sua voce indolente e un po’ younghiana, la ritmica essenziale del duo Barlow/Murph, le melodie rotonde che attingono alla classicità dei sixties (Neil Young e Byrds su tutti, non a caso oggetto di cover da parte della band).

Il disco parte subito col botto con Freak Scene, vero e proprio inno generazionale, e prosegue alternando momenti più tirati (They Always Come, Budge, Let It Ride) ad altri più riflessivi e dalle venature psichedeliche (No Bones, la meravigliosa Yeah We Know, Pond Song). 

Un disco memorabile, che segna uno spartiacque nella loro carriera: a seguito delle tensioni interpersonali, con Mascis sempre più dispotico e anaffettivo, Barlow viene allontanato dal gruppo (troverà la sua strada coi Sebadoh e i Folk Implosion, ma questa è un’altra storia). La frattura sarà sanata solo nel 2005. Con o senza Lou, comunque, i dinosauri hanno continuato a sfornare dischi eccellenti e a sfondare i timpani di chi li incrocia dal vivo.

Gabriele Marramà 

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