Il 6 giugno del 1981 i Siouxsie and the Banshees entravano negli inferi gotici accompagnati da post punk e new wave

 

Juju è il quarto disco di Susan Janet Ballion, in arte Siouxsie Sioux e dei suoi Banshees. È una tappa importante di un’evoluzione sonora continua e convincente che l’ha portata a trasformarsi da adolescente principessa punk e membro essenziale del Bromley Contingent, assieme ai Sex Pistols, a regina del goth sound accanto a Robert Smith, che del gruppo ha fatto parte.

I suoni acuminati e taglienti dei primi due dischi, The Scream e Join Hands, avevano già lasciato il posto a una proposta sonora più articolata, vicina al post-punk più cupo ma con un chiaro appeal pop, come dimostrato dai singoli Happy Hour e Christine.

Juju, registrato al Surrey Sound Studio e coprodotto da Nigel Gray, è un disco coeso e senza punti deboli, capace di valorizzare al meglio i singoli elementi del suono Banshees: la chitarra affilata di John McGeoch, il basso pulsante di Steve Severin, il drumming fantasioso di Budgie e l’ugola fatata di Siouxsie (e, proprio nel tour successivo al disco, Budgie e Siouxsie iniziano la propria relazione sentimentale).

Contiene alcuni dei brani più famosi della band: la cavalcata sonora di Spellbound, l’esotismo di Arabian Knights, l’oscurità disturbante di Voodoo Dolly. È probabilmente l’ultimo capolavoro della band, anche se poi il livello sarebbe rimasto alto per tutti gli anni 80.

 

Gabriele Marramà

 


Susan Janet Ballion – voce,chitarra
John McGeoch – chitarra
Steven Severin – basso
Peter Edward Clarke – batteria

 

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