‘If You’re Feeling Sinister’, ovvero quando i Belle & Sebastian uscirono dalla cameretta

 

Se si dovesse spiegare cosa significa la definizione di “bedroom pop”, sarebbe quasi più facile far ascoltare Tigermilk, il primo disco dei Belle & Sebastian, piuttosto che provare a lanciarsi in una descrizione. Semplicità e immediatezza sonore si accompagnano a uno strano mix di ingenuità, romanticismo e disincanto, perché in cameretta i mezzi a disposizione sono pochi, ma le sensazioni che si provano possono essere tra le più importanti della propria vita. E per rendere al meglio tutto questo, in cameretta bisogna rimanerci, non uscire e farsi vedere. Così, la band nata dal reclutamento operato da Stuart Murdoch, per un po’ è stata più una leggenda metropolitana che un gruppo di persone in carne e ossa, e quando quel primo disco è uscito, era difficilmente reperibile e aveva creato un passaparola degno, appunto, di una leggenda metropolitana. Era il giugno del 1996, e ben presto, vennero alla luce quantomeno i nomi e i cognomi di chi faceva parte della band, e insomma, era il momento di uscire da quelle quattro mura e di rivelarsi al mondo. 

Così, succede che i B&S si accordano con la Jeepster, mossa impensabile per chi, appunto, non era ancora uscito dalla propria camerette. Ma era arrivato il momento di farlo e, per suggellare la scoperta del mondo che sta al di là di quelle pareti, di pubblicare subito un disco. Poco importava che il precedente fosse uscito a giugno, perché, in ogni caso, non era ancora il momento per allungare il processo di registrazione e mixaggio delle canzoni. 5 giorni per la registrazione, 3 per il mixaggio, ed ecco che, 4 mesi e mezzo dopo, il secondo disco era già pronto. La band ottenne comunque dall’etichetta la possibilità di evitare quelle noiose strategie promozionali chiamate pubblicazione di singoli, interviste, eventi o anche solo dei volantini, così, se anche i loro nomi erano conosciuti, lo erano molto di meno i loro volti, in un’epoca in cui google images si faceva fatica persino a concepirlo. Però, il collettivo era ormai une realtà, e non più un’entità dai contorni poco definiti.

Si sapeva che Stuart Murdoch era il leader, che Isobel Cambpell e Stevie Jackson erano i suoi scudieri, e che altri musicisti accompagnavano il trio, per alcune canzoni o per tutte. Per molti versi, If You’re Felling Sinister ha portato con sé tutto il carico di emozioni, tensioni e aspettative proprie di un debutto, visto che “Tigermilk” era stato pubblicato quasi clandestinamente. La cosa più importante, però, è che i B&S seppero veicolare in questa raccolta di canzoni un altro tipo di stato d’animo proprio di un debutto, ovvero quell’atteggiamento di chi ha voglia di spaccare il mondo e vuole farsi sentire con tuttala forza che ha a disposizione. Per il collettivo di Glasgow, questo non voleva certo dire urlare o suonare forte, ma in queste canzoni ci sono dei piccoli atti di spavalderia, che in “Tigermilk” non troviamo. Le rasoiate di fisarmonica in Me And The Major, la pienezza sonora dei ricami in Like Dylan In The Movies, la solennità nel finale della title track, il repentino aumento di intensità in Judy And The Dream Of Horses, sono tutti segnali di un gruppo che vuole, che pretende che il proprio sforzo artistico venga ascoltato e attiri l’attenzione.

E poi, soprattutto, ci sono le canzoni. “If You’re Feeling Sinister” può essere definito, a ragion veduta, uno dei migliori esempi degli anni Novanta dell’arte dello scrivere canzoni. Soprattutto il quartetto che parte con la citata Like Dylan In The Movies e prosegue fino alla title track, comprendendo The Fox In The Snow e Get Me Away From Here, I’m Dying è da pelle d’oca solo a pensarci, tra melodie sopraffine e testi che riescono a risultare realistici e immaginifici allo stesso tempo. Uno scheletro che, in tutti e quattro i casi, è un vero e proprio tesoro, e che la band ha il merito di utilizzare al meglio con il timbro vocale, le armonie e le scelte ritmiche ogni volta adatti. Forza e delicatezza, disincanto e intensità, gentilezza e mancanza di compromessi: questo è il mirabile equilibrio che i Belle & Sebastian riescono a mettere in scena, particolarmente in queste canzoni, ma anche nel resto del disco, senza un solo momento che manchi di questo pregio. Della timidezza da cameretta, nessuna traccia, ma la genuinità delle intenzioni, delle modalità realizzative e dell’impianto emotivo era ancora tutta lì.

I Belle & Sebastian ne hanno fatta di strada, e non tutti i musicisti reclutati da Stuart Murdoch sono ancora con lui, ma If You’re Feeling Sinister resta il loro disco più importante, sia perché ha dato il là a un percorso musicale di qualità, che, molto più semplicemente, perché, qualunque sia la tua canzone preferita della band, quasi sicuramente è contenuta qui.

Stefano Bartolotta 

 

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