03/12/2024
A distanza di due anni dall'ultimo album sono tornati gli Idles. La band ha pubblicato il terzo album in carriera intitolato 'Ultra Mono' il 25 settembre. Il disco è prodotto da Partisan Records. 

A distanza di due anni dall’ultimo album sono tornati gli Idles. La band ha pubblicato il terzo album in carriera intitolato ‘Ultra Mono’ il 25 settembre. Il disco è prodotto da Partisan Records. 

12:41:13  – 30/09/2020


 

 

Etichetta: Partisan Records
Genere: post-punk/post-hardcore
Release: 25 settembre

In molti iniziano a chiedersi se la macchina Idles sia stata progettata per far innamorare i giovani al punk. Un dato è certo: la band guidata dal carismatico Joe Talbot è riuscita ad abbattere velocemente le distanze tra ciò che è mainstream e ciò che è underground. Il pubblico della band è diventato trasversale e poco importa se gli Idles nel giro di pochi anni siano diventati la band più eccitante in circolazione.

Ora, in questo terzo album, la sfida più importante della band era quella di dover affrontare tutte le critiche e le contestuali attese derivanti dal fatto che l’elemento a sorpresa fosse inesorabilmente svanito. Non era facile ma gli Idles sono riusciti comunque a confezionare un disco di buonissima fattura.

Scelta azzeccata quella di costruire una tracklist pressoché perfetta consegnando all’ascoltatore in primissima battuta un’opener potente ed efficace (e tanto figlia dei Black Flag) come War, capace di far diventare i componenti degli orsi arrabbiati che,  svegliati a seguito di un lungo letargo, scoprono che la volpe ha divorato il loro cibo. War dimostra una band che prospera nelle contraddizioni disordinate della vita, un filo che attraversa gran parte del disco. Con i singoli Grounds e Mr Motivator che seguono rapidamente la sua scia distruttiva, il ritmo è sicuramente esaltante, anche se intermittente.  

Gli Idles e la prova del nove 

Ultra Mono non è assolutamente un disco impeccabile. In alcuni punti, l’album vaga in quelli che ora sono, forse, territori tematici delle canzoni troppo familiari alla band, e la natura stessa di alcuni dei testi di Joe Talbot e del commento sociale non può fare a meno di sentirsi a tratti occasionale e velatamente forzato. Tematicamente, se non nel suono, ritorna e si espande su molti degli argomenti preferiti del frontnam: dalla salute mentale, all’auto-potenziamento al degrado generale di una società.

Sempre ferocemente e politicamente documentato, Joe Talbot continua a sorprendere per l’approccio alla scrittura. La forte autoconsapevolezza e l’elevato senso di autoironia nei testi disegnano perfettamente il prototipo ideale del punk. Talbot, felice di prendere in giro se stesso e il suo amore per gli slogan orecchiabili, diventa abilissimo nel far diventare i suoi testi dei cliché . E dopo tutto, la vera semantica di un gruppo come gli Idles è propria questa.

Strano, infine, l’asso nella manica giocato dalla band e che prende il nome di A Hymn: una canzone semplice, che basa le fondamenta sull’universale bisogno di essere amati. Il fatto che la canzone più potente del disco sia una ballad orecchiabile, lenta e riflessiva spiazzerà i fan della prima ora ma dimostrerà che gli Idles sono diventati abili nel confezionare canzoni che piacciono. 

Conclusioni 

Per intenderci, Ultra Mono spinge sempre forte sull’acceleratore,  e quando colpisce, colpisce duro. Ne Touche Pas Moi – realizzata con Jehnny Beth delle Savages, è già destinata a diventare uno dei momenti più intensi delle prossime scorribande live della band.

In definitiva per tutta la feroce rabbia vomitata nei confronti della vita moderna (qui messa in primo piano) gli Idles celebrano la bellezza che accade quando le persone si uniscono in amore e unità per affrontare i tumulti e i traumi di un mondo sempre più arrabbiato, urlante e spaventoso, e lo affrontano  armati solo di uno strumento: il punk. Nel 2020, nessuna band suona come gli Idles, e non è cosa da poco. 

G.A

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