I suoni non sono quello che sembrano (anche dopo 29 anni)

 

Twin Peaks è comparso sul grande schermo nell’aprile del 1990 ed è diventato importante fenomeno culturale della storia delle serie televisive. L’idea di base è partorita dalla mente di Mark Frost e David Lynch. Il concept segue le vicende di una cittadina posizionata nel nord ovest statunitense, Twin Peaks, alle prese con un misterioso omicidio accaduto a una giovane ragazza, Laura Palmer. La città, solo apparentemente pacifica, nasconderà dei segreti importanti; gli alberi e i boschi adiacenti diventeranno uno scenario onirico e visionario ad alto tasso emozionale. Il segreto di Twin Peaks, e contestualmente della sua meravigliosa colonna sonora composta da Angelo Badalmanenti, rimane senza tempo e non è un caso che, a distanza di 25 anni (come anticipato da Laura Palmer) la serie abbia avuto un massiccio seguito nel 2017. Angelo Badalamenti conosceva Lynch dai tempi di Velluto Blu del 1986. La genesi di una colonna sonora meravigliosa vive inizialmente di grandi difficoltà. Il misero budget affidato alla serie costringerà il compositore a realizzare le musiche alla tastiera, supportata da pochissimi (ma essenziali) strumenti. 

La domanda interessante, dopo questa dovuta premessa, è: può esistere Twin Peaks senza la sua colonna sonora? No, perchè Twin Peaks è anche quella colonna sonora. Badalamenti ha condiviso in pieno lo stato d’animo della serie, ed è riuscito a creare una simbiosi non diegetica con Lynch. Immaginate Lynch seduto al fianco di Badalamenti, sussurrare: “Angelo, ora siamo in un bosco oscuro. C’è un vento leggero che soffia attraverso alcuni alberi”, mentre Badalamenti compone il Tema di Laura Palmer.

Lynch grazie a quelle musiche, stava costruendo Twin Peaks, frame dopo frame, pezzo dopo pezzo.  Lynch e Badalamanenti sono riusciti a costruire un prodotto di rara bellezza. Laddove Lynch vede in Twin Peaks uno spaccato dell’America purgatoria e feticista sospesa negli anni ’50, Badalamenti, con i suoi suoni, aggiungeva l’oscuro, l’ossessivo, scavando nei meandri della psiche umana. Difficile, riduttivo e senza senso, analizzare pezzo per pezzo una colonna sonora. Che senso avrebbe? A cosa servirebbe? Questa è una colonna sonora che non può e non deve essere smembrata e vivisezionata, ma capita nel suo insieme. Nella storia del cinema, in pochi sono riusciti a creare una storia in una colonna sonora. Il senso di angoscia, di un imminente avvenimento, in Twin Peaks è sempre anticipato dai suoni. Mark Frost disse: “Se lo spettacolo era una barca che si muoveva, la musica di Angelo era il fiume che lo portava. Ha contribuito a creare e supportare l’umore dello spettacolo. Ha dato un senso molto specifico del tempo e del luogo al di fuori del regno e del luogo.” 

Twin Peaks e la sua colonna sonora sono e saranno sempre un solo elemento. Creato, strutturato, pensato e messo in atto, per capire e scavare nei sogni. Ascoltare questa colonna sonora è fondersi in un mondo parallelo. Percepire certi accordi è immergersi nelle tenebre. Udire i tasti del pianoforte di Badalamenti è sognare un incubo. Qual è la realtà e qual è il sogno? Ma, soprattutto, chi sta sognando cosa? Ovvero: WHO IS THE DREAMER? I suoni non sono e non saranno mai quello che sembrano. 

G.A 

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