I Nirvana, il distopico presente e progetti futuri. Intervista a Chad Channing

10:12:40  – 26/04/2020

La carriera di Chad Channing è iniziata più di 30 anni fa. Chad, era alla fine degli anni ’80 un noto batterista nell’area di Seattle, e dopo avere assistito nel 1988 a un concerto dei Nirvana, contatta il gruppo e dopo una jam session diviene un membro stabile della band. Chad registra molto materiale con la band, il singolo Love Buzz, l’EP Blew, un disco (Bleach), gran parte di Incesticide, From the Muddy Banks of the Wishkah e With the Lights Out

Oggi Chad Channing è una persona serena. Non ha nessun rimpianto, è impegnato nei suoi progetti musicali, ha una passione per la natura, una bellissima famiglia e adora viaggiare. Abbiamo approfittato della quarantena forzata per trascorrere del tempo con questo musicista. A quasi tre decenni di distanza, Chad Channing ha ritrovato il suo “Nirvana”.

 

Ciao Chad, è un grande piacere per me poter scambiare quattro chiacchiere con te. Per iniziare, come stai? Dove ti trovi? 

Sto bene, grazie, è una bellissima giornata di sole e sono comodamente seduto sul mio terrazzo. 

 

Qui a Milano la situazione non è ancora del tutto serena. Iniziamo a vedere i primi segnali di speranza, ma non abbassiamo la guardia. Abbiamo visto che anche da voi, purtroppo, la situazione non è bella, e ci dispiace molto. Come pensi sia stata gestita la pandemia dal governo Trump? 

Sì, anche gli Stati Uniti sono stati duramente colpiti dal virus e ho la sensazione che le cose tenderanno a peggiorare. Ti dirò, ci sono moltissime notizie che affermano che Trump fosse a conoscenza del virus da dicembre, ma non credo che lo abbia preso molto sul serio. Onestamente spero davvero che il prossimo anno ci sarà un presidente diverso.

Quando tutto finirà, saremo sicuramente delle persone diverse. Lo diciamo senza indugi: le nostre vite sono cambiate, ti spaventa il futuro?

No. Non ho assolutamente paura dei cambiamenti in arrivo. Ma è triste che la scena della musica dal vivo e tutti i luoghi che danno la possibilità di esprimere la propria arte, ne soffriranno. È possibile che molti club non riusciranno ad alzare le serrande almeno fino al prossimo anno, ed è già un miracolo sperare che da qui ad un anno abbiano ancora la capacità di poter riaprire. Poi ti dico, nella maggior parte delle culture asiatiche, quando le persone si ammalano, indossano una mascherina per proteggere sé stessi ma anche gli altri. Inoltre, fai caso a una cosa: raramente si stringono la mano ma, al contrairo, si inchinano. Wow, a me ha sempre affascinato tantissimo questa cultura, queste idee, queste usanze. Penso che anche noi negli Stati Uniti dovremmo adottare in modo permanente questo approccio. È arrivato il momento che l’Occidente si avvicini a queste culture dell’Oriente, questo sì che sarebbe un cambiamento (sorride).

 

La pandemia da coronavirus ha bloccato tutta la musica dal vivo: festival, eventi e tour. Tutto è stato rimandato ai prossimi mesi. I più ottimisti – come tanti organizzatori di festival come Primavera Sound a Barcellona o il Todays Festival qui in Italia– puntano addirittura alla fine dell’estate. Secondo alcuni medici, però, è una stima irrealistica. Cosa ne pensi? 

Come ti ho detto poco fa, io sinceramente non credo che torneremo alla “socialità” così presto. Questo, purtroppo, riguarda  in particolar modo il nostro mondo: la musica e i festival. È triste ma, sfortunatamente, fino a quando non sarà disponibile un vaccino, bisognerà vivere preservandoci. Ti sono sincero, sarei molto sorpreso nel vedere grandi festival musicali o assembramenti questa estate. 

 

Come trascorri le tue giornate? Stai lavorando a nuovi progetti? 

Ah sai, le mie giornate vanno alla grande! Sto costruendo un puzzle con la mia famiglia, poi suono tanto, e ogni mattina vado a correre. Vivo in un posto molto tranquillo, quindi c’è molto spazio per fare attività all’aperto senza infrangere le regole di distanziamento sociale. Al momento, tutti i parchi sono chiusi. Ritornando alla musica ti dico, il mio prossimo progetto in cantiere prevede il terzo disco con i Before Cars, anche se questa situazione non mi dà la possibilità di pianificare una data di pubblicazione.  

 

Cosa ha rappresentato l’esperienza con i Nirvana, e quale sensazione hai avvertito quando hai messo piede al Reciprocal Recording di Seattle alla fine del 1988? Stavate per scrivere la storia e, ovviamente, nessuno di voi ne era pienamente cosciente. Bleach rimane, ad oggi, il disco più venduto della storia della Sub Pop. Realizzato con appena 600 dollari e in origine pensato come EP. Conosciamo a memoria il suo sound, quanto è stato importante Jack Endino?

Sinceramente, nessuno di noi pensava  di realizzare qualcosa di così importante. Soprattutto cambiare la storia con 600 dollari!!! (grande risata). All’epoca, suonare musica con i Nirvana è stata una bellissima esperienza. Era la prima volta che registravo in uno studio vero e andavo in tournée negli Stati Uniti e, addirittura, fuori la nostra nazione. Poi c’è tanto altro, dai servizi fotografici ai tantissimi spettacoli dal vivo. La scena musicale locale di allora era molto divertente. L’aspetto che mi è sempre piaciuto è che ogni componente di quella scena si è sempre supportato a vicenda. Appunto, hai citato Jack. Beh, lavorare con lui è stato grandioso! Bleach non avrebbe mai raggiunto questo successo senza di lui. La combinazione tra noi e Jack è stata magica.

 

Di quel meraviglioso periodo saranno tantissimi i ricordi che gelosamente custodisci nel tuo “cassetto”. Hai ancora rapporti con qualcuno? Penso a Krist Novoselic, lo stesso Jason Everman, la fotografa del disco Tracy Marander (compagna di Kurt all’epoca) o lo stesso Jack Endino. 

Allora, sono rimasto in contatto con tutti. Di tanto in tanto incontro Krist e spesso vado a sentire qualche suo live. Con Tracy e Jack ci sentiamo spesso via social. Con Jack abbiamo lavorato molto, anche dopo Bleach. Ho registrato altri progetti musicali in passato con lui, Fire Ants e Before Cars. Vedo anche Jason di tanto in tanto. Ci incontriamo ogni 5/6 mesi e andiamo in giro.

 

Descrivi Kurt e Krist con un aggettivo.

Kurt, gentile e riservato. Krist gentile e moltoooo chiassoso!

 

Dave Grohl ha sempre ammirato e apprezzato il tuo stile, molto diverso dal suo. Proprio recentemente ho sentito una lunga intervista di Dave in cui ha espresso molti elogi nei tuoi confronti e ricorda sempre del tuo immenso lavoro fatto per una canzone meravigliosa come In Bloom. Toglimi una curiosità, qual’è il brano dei Nirvana che ti emoziona di più? 

Sì, Dave è un ragazzo d’oro. Una persona eccezionale e un batterista incredibile! Sulle canzoni, ti dico che mi hanno sempre fatto impazzire Swamp Meet, Big Cheese, Drain You, On a Plain, Aneurysm e Serve the Servants.

A distanza di così tanti anni è ancora incerta la collocazione del grunge. Un genere o un movimento musicale? La scena ha sfornato tantissime band e sicuramente (a mio avviso), dal punto di vista musicale, quelle che maggiormente sposano “il grunge” non sono poì così tante. Melvins, Tad, i Nirvana di Bleach, i Mudhoney. E quel tour del 1989 in Europa, con la visita in Italia anche qui vicino Milano…

 

Io credo che il Grunge fosse sia un movimento che un genere. Sì, c’erano molte band della zona che erano considerate grunge. Se lo spettacolo di Mezzago è quello a cui sto pensando … Ricordo che Kurt è salito sul palco con Tad e ha cantato una canzone. Forse l’ha fatto perché Tad non si sentiva bene. Ricordo anche di essermi allontanato con alcuni amici di quello spettacolo a cui ho poi scritto alcune lettere. Che ricordi bellissimiCi sono moltissime foto sul web che raccontano quello spettacolo.

 

La tua carriera musicale ti ha visto molto impegnato. Hai fondato i The Methodists poi diventati TVIV. Poi sei tornato a Seattle e hai messo su gli East of the Equator. Ti mancava Seattle? 

Beh, tecnicamente non vivevo a Seattle, in quel periodo. Vivevo a Baindbridge Island, a soli 35 minuti di traghetto da Seattle. Era molto facile per me arrivare a Seattle, perché i traghetti partono ogni mezz’ora, comodissimo. 

 

Cosa ti piace fare nel tempo libero, che passioni hai oltre la musica? 

Prima che arrivasse il lockdown! Adoro andare al cinema, in campeggio e le degustazioni di vini nella parte orientale di Washington durante l’estate. Sono anche un grande fan delle montagne russe. Spero un giorno di arrivare a Cedar Point, in Ohio, perché hanno degli incredibili sottobicchieri (ride). Ah, e adoro anche viaggiare. Dall’Europa ai Caraibi.

 

L’Italia sarà sempre legata a Chad Channing. Cosa pensi del nostro paese? Sei mai più tornato?

Amo l’Italia. È passato molto tempo dall’ultima volta che ci sono stato, ma dico sempre a tutti che l’Italia è sempre stata uno dei miei posti preferiti dove andare. Spero di tornare un giorno.

 

Cosa ascolta Chad in cuffia?

Beh, al momento ho spesso in cuffia Boards Of Canada, Tycho e Tame Impala, ma sono sempre legato ai grandi classici: Black Sabbath, Led Zeppelin, Pink Floyd e Beatles. Adoro David Bowie, gli Husker Du, Johnny Cash, per citarne alcuni. Mi è sempre piaciuta ogni tipo di musica. Finché è valida, non mi importa da dove viene. Mi piacciono quasi tutti i generi musicali.

Giovanni Aragona

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