‘Hot Rats’, a 51 anni dal capolavoro eclettico di Frank Zappa

Hot Rats è il secondo album di Frank Zappa, pubblicato negli Stati Uniti il 10 ottobre 1969. L’album viene considerato una pietra miliare nella carriera dell’artista.

17:36:27  – 10/10/2020


Hot Rats di Frank Zappa, la genesi 

Frank Zappa era un siculo-anglosassone nato il 21 dicembre a Baltimora nel Maryland, ma cresciuto in California, la terra dell’uva e delle arance, dell’emancipazione giovanile, dell’anticonformismo, della musica rock, della poesia e del jazz. Fu con l’album “Freak Out” dell’ormai lontano 1966 edito dalla Verve, un etichetta discografica più disposta a pubblicare musica fuori dagli schemi, che il mondo conobbe questo anarchico e il suo gruppo le Mothers Of Invention.

Una stramba congrega di musicisti, che univa il bassista Roy Estrada, il batterista Jimmy Carl Black, l’armonicista Roy Collins e il chitarrista Elliott Ingber. Un disco fortemente rivoluzionario e underground “Freak Out”, che si scaglia rabbiosamente contro il sistema Amerika, provocando e oltraggiando, ma anche usando le armi del sarcasmo e dell’ironia. Per la sua personale rivoluzione Zappa sceglie di stare accanto ai diversi i bizzarri, cantando canzoni di protesta trasgressive e ispirate, ma anche stupide pop song (come le definì lui stesso) per ribaltare e fottere il sistema. Il rock di Hungry Freaks, Daddy, brano di apertura di questo doppio album prodotto da Tom Wilson, (Dylan, Coltrane) divenne ben presto l’inno di cospiratori e carbonari.

Sugo Bitorzoluto

L’anno seguente “Absolutely Free” è il suo naturale proseguo. Qui vengono presi di mira il presidente Nixon e la guerra in Vietnam, le radio Fm americane, la gente di plastica, e i sogni degli hippie. La musica è una fusione di rock e psichedelica, doo-woop e sperimentazione, che si fonde in maniera stupefacente. Lumpy Gray del 1968 è invece un disco d’avanguardia, dove s’intrecciano dialoghi, rumori, risate, spot pubblicitari, ballate e parti orchestrali. Un visionario Zappa, alla stessa stregua di Harry Partch, John Cage e Sun Ra. Notorio anche il suo amore per il compositore Edgar Varès, tanto che da ragazzo nel 1955, gli aveva telefonato per esprimergli tutta la sua ammirazione. Lo stesso rispetto che riserva a Hendrix.

L’unico artista della sua generazione, che riconosce come maestro. Sempre nel 1968 entra a far parte nell’organico delle Mother of Invetion il polistrumentista Ian Underwood, e nello stesso anno viene pubblicato “We’re Only In It For The Money”, una parodia dell’abum Sgt.Pepper dei Beatles. In questo schernente disco, c’è pure un cameo di Eric Clapton, che recita nei testi. “Cruising With Ruben and the Jets” è il quarto album delle Mother of Invetion, ed è un omaggio alla musica Doo-Woop. Ma non sarebbe il geniale Duca delle Prugne se in queste canzoni tutte originali, dove si ascoltano voci armoniche buffe e divertenti, non trovassimo sequenze di accordi insolite e citazioni alla musica colta di Stravinsky.

Uncle Meat del 1969 è il secondo doppio album della band, a soli tre anni da Freak Out. Un disco che svetta nella sua produzione per il fascino e la vivacità delle composizioni contenute. E’ un miscuglio di cose che solo apparentemente sembrano messe lì a caso, estratti di concerti, esperimenti, melodie doo-woop, pezzi comici, fusione di jazz e rock, e tutto suona magicamente intrigante e affascinante. Uncle Meat inaugura anche la sua personale etichetta discografica, la Bizarre. 

Piccoli ombrelli e Topi caldi

“Hot Rats” viene pubblicato il 10 ottobre del 1969, a parte il progetto sperimentale Lumpy Gravy, è il primo album che Zappa ha registrato senza i Mothers. Il Re dei matti era uno che destabilizzava, curioso, critico e attaccabrighe. Pure despota. Disfaceva le sue band come la carta delle caramelle, e non dava spiegazioni a nessuno, esisteva solo il suo codice. Per queste registrazioni del vecchio combo si porta in studio il solo Ian Underwood. Gli altri musicisti che prendono parte sono: Sugarcane Harris e Jean-Luc Ponty, (violino) John Guerin, Paul Humphrey e Ron Selico (percussioni) Max Bennett e Shuggy Otis (basso) da qualche parte c’è anche la chitarra di Lowell George.

Un ensemble di grandi musicisti, e lo stesso Zappa da prova del suo grande eclettismo musicale, suonando chitarra, basso e batteria. Qui per la prima volta Zappa concentra i suoi sforzi, su un determinato tema musicale, il jazz-rock, ne viene fuori una fusione elegante e sorprendente, un capolavoro della musica del novecento. E’ ormai il suo pezzo più famoso “Peaches En Regalia”, lo strumentale che apre il disco. Un brano melodico e liberatorio, ambiguo e insinuante. Segue “Will the Pimp” l’unica canzone cantata del disco. “Sono un ruffiano con i capelli impomatati, un paio di pantaloni color kaki e le scarpe nere tirate a lucido. Ho una signorina che batte questa strada, dicendo a tutti i ragazzi che è insuperabile”.

Su dei riff blues, la voce da orco del suo amico d’infanzia Captain Beefheart, cattura l’attenzione e si prende la scena. Un brano che rimane magnetico e oscuro. Hot Rats è un racconto per immagini. E’ la strada e il suo rullare nervoso, i suoi stacchi imperiosi, ricchi di colori, quelle che avvolgono Sons of Mr. Green Genes musica sporca e spiazzante contemporanea, ma anche armoniosa. Elementi che Zappa aveva quasi tenuto nascosti, fino a questo momento.

Little Umbrellas”, “The Gumbo Variations” e “It Must Be a Camel”, sono le tre composizioni che invece si snodano nel secondo lato del disco. Le influenze del free jazz, prendono il sopravvento, e consentono anche agli ottimi musicisti di mettersi in luce. Tre specchi convessi, legati tra di loro da un incessante eccitazione. Musica che è come un viaggio nelle periferie, una corsa lungo autostrade buie e linee bianche di mezzeria. Una fuga accompagnata dai fari bianchi delle auto. Sagome gigantesche fuoriescono da questi suoni, donne con calzoncini attillati e tacchi alti scese da una maleodorante cabina di un camion, e grandi insegne al neon che illuminano posti di ristoro, cassiere e camionisti stanchi.

Tipi buffi che hanno smesso di parlare, perché il mondo non ha più nulla da raccontargli. Anime congelate, che roteano su un pianeta rosso e blu. C’è Zappa nascosto lì nel buio, che osserva con il suo sguardo aguzzo e penetrante, perché la musica pulsa con la vita, e ha bisogno di muoversi di trovare sempre nuove strade, immaginando e sognando nuovi territori, su cui atterrare.

Federico Bartolo 

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