Flying Lotus – ‘Flamagra’

 

 

Genere: hip hop, Idm, experimental
Release: 24 maggio
Etichetta: Warp 

Rumore di pioggia, una voce profonda sussurra: “We are now joined together again in the space that you’ve created. The world has changed and so have you”. Si apre così il sesto lavoro di Steven Allison, aka Flying Lotus, che già con il precedente You’re dead! aveva dato prova di saper tradurre con una tecnica magistrale il volto oscuro della transitorietà umana in suono. In Flamagra la sapiente alternanza di tracce strumentali e collaborazioni con vocalist di tutto rispetto (Toro y Moi, Thundercat e Solange per citarne solo alcuni) ci proietta in una galassia extratemporale (Andromeda) dove i concetti di vita e di morte sono ormai superati e il caos è ricondotto a bellezza.

Non c’è soluzione di continuità tra una traccia e l’altra, per l’ascoltatore è un viaggio senza soste tra uccelli tropicali (Pygmy), piogge torrenziali (Heroes) e creature metamorfiche (Fire Is Coming). Una suite lunga un’ora che non ha nulla della grandiosità magniloquente di una rock opera, ma è un delicato e complesso viaggio tra generi che spaziano dall’IDM al prog-jazz alla psichedelia (Burning Down The House, esplicito omaggio ai Talking Heads) al soul all’r’n’b al funk, aprendo le frontiere a una mescolanza vincente di stili vocali e sonori. Le tastiere e i virtuosismi soul dei fiati di Heroes In A Shell alleggeriscono la cupa atmosfera introduttiva per preparare il terreno a un inedito Anderson .Paak, introspettivo con i suoi vocals sussurrati nel ponderare percorsi esistenziali. È l’effetto FlyLo, che dai suoi collaboratori sa estrarre con delicatezza sfaccettature inaspettate per inserirle nelle sue complesse architetture di suono.

Se in Pilgrim Side Eye il tapping funky del basso incontra la video game music sotto acidi, la voce rabbiosa di Denzel Curry in Black Balloons Reprise mette allo scoperto i mostri che emergono dalla palude dell’inconscio umano su una base di chiara ispirazione hip hop della prima ora alla Madlib, per sfociare nell’horror straniato di David Lynch in Fire Is Coming. E non manca nemmeno il pianoforte da saloon western che ricorda tanto gli arrangiamenti alla Westworld di Say Something, insieme naturalmente alle suggestioni Motown nell’uso di archi, cori e ritmiche in The Climb o alle tonalità minori di Land Of Honey che anche qui gettano un velo di inquietudine e turbamento.

La pioggia riprende a cadere accompagnata da musica lounge mentre la stessa voce dell’intro ripete in tono meditativo: “We embrace the beauty of the infinite but the fire never burns”. Sembra davvero l’infinito quello che abbracciamo ascoltando questo disco.

 

Gaia Carnevale

 


Flying Lotus – voce 
Miguel Atwood-Ferguson – archi 
Ashley Norelle – voce
Taylor Graves – tastiere
Ronald Bruner – batteria, voce 
Niki Randa – voce
Stephen Bruner – voce 

Ospiti: 

David Lynch
Anderson .Paak
George Clinton
Little Dragon
Denzel Curry
Shabazz Palaces
Thundercat
Toro y Moi
Solange

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