Double Nickels On The Dime dei Minutemen, manifesto di una generazione

Double Nickels On The Dime è il terzo album dei Minutemen, pubblicato dall’etichetta indipendente SST Records nel 1984. È un doppio LP che contiene 45 canzoni. 

10:52:26  – 03/07/2020


Their band could be our life

“our band could be your life (real names ‘ll be proof) me and D. Boon’s played for years but punk rock changed our lives, we learned punk rock in Hollywood, drove up from Pedro we were fucking corn-dogs, we’d go drink and pogo ‘mr. narrator!’  (this is Bob Dylan to me) my story could be his songs, I’m his soldier-boy, our band is scientist rock! But I was E. Bloom then Joe Strummer, John Doe – me and D. Boon, playing guitar”

Potrei anche chiuderla così, il testo di History Lesson Part 2, scritto da Mike Watt per i suoi Minutemen, dice già tutto, è il manifesto non solo della band ma di un’intera generazione, nata artisticamente col punk e cresciuta negli anni di Ronald Reagan, una generazione che ha fatto del Do It Yourself e dell’understatement una ragione di vita.

Cosa c’è di più maturo, per un musicista, di un doppio album? Nel luglio del 1984, a distanza di 2 giorni l’uno dall’altro, ne uscirono 2, Zen Arcade degli Hüsker Dü e Double Nickels On The Dime dei Minutemen, entrambi su SST Records, dischi che sono allo stesso tempo summa di un percorso e viatico verso nuove avventure. Per il trio di Minneapolis andò così, per i californiani invece un destino beffardo decise altrimenti.

I Minutemen e la loro History Lesson

I Minutemen nascono a San Pedro, sobborgo di Los Angeles, nel 1980, su iniziativa dei 2 amici d’infanzia Dennes Dale “D.” Boon e Mike Watt, che avevano iniziato a suonare insieme già dal 1973, venendo poi folgorati dal punk. Ai 2 si aggiunge George Hurley e la band inizia a decollare, venendo subito notata dalla SST di Greg Ginn.

La loro musica si distingue subito, perchè l’attitudine punk è filtrata dalle loro personalità esuberanti: Hurley è un batterista eclettico ed energico, Watt suona il basso con pesanti influenze funk e D. Boon è un frontman oversize in tutti i sensi, sorta di fratello minore e più solare di David Thomas dei Pere Ubu.

They Can Drive 55

L’origine del titolo del disco è curiosa: Sammy Hagar aveva scritto “I can’t drive 55” contro la legge federale che imponeva il limite delle 55 miglia orarie sulle autostrade. I Minutemen rispondono facendosi ritrarre sulle loro auto (tutt’altro che da rockstars) e su quella di Mike Watt si vede chiaramente il tachimetro segnare quel limite.

Double Nickels on The Dime vuol dire più o meno “a 55 miglia all’ora sull’Interstate 10” nel gergo dei camionisti, tanto per chiarire meglio il mondo di appartenenza. Il disco doveva essere singolo, ma la registrazione di Zen Arcade fece scattare un sano senso di competizione, così che si affrettarono a registrare nuove canzoni. Ogni lato del disco è dedicato ad un membro della band (come Ummagumma dei Pink Floyd), tranne il “Side Chaff”, cioè il lato degli scarti, che contiene un capolavoro come Jesus and Tequila, tanto per dire. Troppi i momenti salienti per citarli tutti, ci sono molti dei classici della band (Corona, Viet Nam, West Germany, This Ain’t No Picnic), c’è una canzone politica da far cantare a Michael Jackson, ma lo sventurato non rispose.

C’è un eclettismo che non è semplice sfoggio di talento, ma è la naturale espressione artistica di 3 musicisti fenomenali, che ancora tanto avrebbero avuto da dare insieme, se quel maledetto 22 dicembre del 1985 un incidente stradale non si fosse portato via D. Boon, a soli 27 anni. Restano i loro dischi, resta l’umiltà e la saggezza di un maestro come Mike Watt, ancora sulla breccia. 

Gabriele Marramà 

LEGGI ANCHE ——-> Flipper: un videoclip (con interviste a Dale Crover dei Melvins e Mike Watt dei Minutemen) per celebrare i 40 anni della band

LEGGI ANCHE ——-> Mike Watt, Cherie Currie e altri musicisti: una canzone contro il coronavirus

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *