Compie vent’anni oggi ‘Play’ di Moby

 

Vent’anni fa usciva un album che sdoganava al grande pubblico l’elettronica dei club e un ragazzo di New York, Richard Melville Hall, alias Moby, vedeva nascere il suo quinto disco pubblicato dall’etichetta indipendente VR RecordsSono trascorsi cinque lustri da quando Play, come un contagio, ha infettato i mass media (e lo stesso mercato discografico con 12 milioni di copie vendute) declinando le tracce in colonne sonore di film, serie tv e spot.

Moby ha costruito dei brani indelebili che si sono impressi nelle nostre menti non solo grazie alle tante canzoni passate in tv, ma perché hanno fatto conoscere il lato caldo dell’elettronica, sostenuta dagli strumenti da lui suonati.

L’elettronica è la linea fantasmatica e reiterata del sample della voce di Natural Blues che accompagna la malinconica carrellata dei nostri ricordi, l’elettronica sono gli archi in reverse di Porcelain che ci lasciano fluttuare nell’aura di una realtà tra il sogno e la coscienza. Tutto questo surplus di sensazioni è l’elettronica dei 18 brani di Moby che sono diventati il soundtrack del Duemila.

Con Play Moby non ha solo sottolineato un’attitudine – il consumo forsennato di prodotti già sfornati, inclusa la sua arte – ma ha forgiato, con i suoi cut-up al limite del naïf, il gusto di un’epoca. E il titolo del disco ne conserva ancora il fascino.

 

Martina Lolli

 

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