Compie gli anni ‘Three Feet High And Rising’, la rivoluzione gentile dei De La Soul

Ci sono dischi che fanno la rivoluzione. Dischi che sovvertono regole consolidate, che ampliano le prospettive, dischi dopo i quali niente sarà più lo stesso. Three Feet High And Rising, esordio dei newyorchesi De La Soul uscito il 3 marzo 1989, è uno di questi.
L’hip-hop, all’epoca, era un genere consolidato e di successo, con le sue stars (LL Cool J, Erik B. & Rakim, Boogie Down Productions, Run D.M.C.) la sua poetica, i suoi canoni estetici e stilistici.

Il gangsta-rap cominciava a profilarsi all’orizzonte, ma la scena era già dominata dal machismo, dalla retorica della strada, delle pose da duro coi collanoni d’oro. Anche la scena più politicizzata di Public Enemy e N.W.A. si poneva in maniera aggressiva e violenta (c’erano già anche i Beastie Boys, ma esulano un po’ dal contesto). Poi arrivarono loro, Trugoy, Maseo e Posdnous, ed ebbero l’effetto di una secchiata di colore su una tavolozza in bianco e nero. I De La Soul, parte del collettivo Native Tongues Posse, che comprendeva anche A Tribe Called Quest, Jungle Brothers e Queen Latifah, erano i nerd della porta accanto, quelli bullizzati a scuola (come nel video di My, Myself And I), gli outsiders che si conquistano il centro della scena con la sola forza delle loro idee.
Il loro esordio si muove all’interno dei confini del genere (il rap, la ritmica, i campioni) ma aggiunge contenuti inediti. I samples vengono dalle fonti più disparate, non solo dal funk dei ’60 e ’70, ma anche da gente come Steely Dan, Hall & Oates e Jefferson Airplane. I testi surreali e immaginifici auspicano l’avvento dell’era della margherita e parlano di gentilezza e consapevolezza.
Numeri pop clamorosi come Buddy (con Q-Tip e i Jungle Brothers), The Magic Number, My Miself And I, Eye Know (che campiona Peg degli Steely Dan) si alternano a intermezzi strani ed esilaranti (come la lezione di francese di Transmitting Live From Mars), creando un universo caleidoscopico e bislacco.
Un disco, che, a distanza di più di trent’anni, suona ancora fresco ed innovativo come allora. Le loro uscite successive non hanno eguagliato la forza di questo disco, ma l’eredità del loro hip-hop colorato e fricchettone è stata raccolta da gente come Arrested Development, Outkast e dai freaks bianchi della Anticon, un antidoto necessario e imprescindibile alla retorica gangsta.
Gabriele Marramà

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