‘Green Mind’ dei Dinosaur Jr., un sentiero sonoro diventato icona

 

Green Mind è il quarto album dei Dinosaur Jr. La copertina dell’album, rappresentante una bambina che fuma una sigaretta, è una fotografia del 1969 di Joseph Szabo.

15:30:17  – 19/02/2020


La genesi del “Green Mind” dei Dinosaur Jr.

Green Mind è stato un album molto atteso – ben tre anni dall’uscita del terzo disco – in un momento in cui i Dinosaur Jr. avevano sbattuto in faccia al pubblico il loro stile, spettinandolo con gli spropositati volumi delle chitarre. E nuotando fra il muro di suono della band di J Mascis si potevano pescare chicche melodiche non da poco, con venature della new wave e del metal su tutti. 

Nel nuovo album quel “rimosso sonoro” viene filtrato e si lasciano emergere le melodie più pop della band; è musica capace di cullare i cuori degli adolescenti che popolano le fotografie di Joseph Szabo, l’artista che ha realizzato la cover di Green Mind: ragazzi spontanei al limite della loro età, capaci di guardare fisso l’obiettivo e a prendere a parole il primo avventore che li guarda storto. Anche in quest’album la chitarra non si smentisce, è la grande protagonista, ma questa volta dialoga con la voce, la supporta armonicamente, è espressiva e genuinamente rock.

I brani

È The Wagon ad aprire l’album e lancia in aria una sferzata di adolescenza scanzonata alla Pixies, con una linea vocale aperta e ottimista. Un brano che viene valorizzato dalla bellissima chiusura noise. A seguire Puke + cry con il cantato che si scioglie nel riverbero degli effetti e nell’aura indistinta degli strumenti che partecipano all'”orgia sonora”, ma guidati dalla ritmica articolata della batteria di Murph che complica la narrazione e le toglie un po’ di ingenuità.

Water ha il sapore di una ballad, la voce è meno “lazy” del solito, si fa più espressiva, ci guida nei meandri di un amore ancora da scoprire. Il solo di chitarra e i cori del ritornello addolciscono l’outro che sfuma dolcemente. Ma è ascoltando Thumb che ti vien voglia di tornare all’età degli appena teenager di Szabo, di patteggiare con loro un nuovo futuro che non sia quello fatto di bollette e di conti da pagare, in un momento così delicato che solo un adolescente potrebbe dargli il giusto peso perdendosi nelle volute di una malinconia senza fine. 

Green Mind, che chiude l’album, è la summa del feeling dei brani che caratterizza il disco, ma senza nulla di melenso al suo interno; è una sovraesposizione di tracce strumentali con il basso poderoso di Don Fleming (in sostituzione di Lou Barlow impegnato con i Sebadoh) che regge l’impalcatura melodica, la più vicina, forse, ai lavori precedenti. Siamo nel periodo del grunge, ma i Dinosaurs Jr. appartengono a un altro periodo della vita di un ragazzo, quello della prima adolescenza; ci sono Cobain e Cornell che urlano con in bocca la disillusione dei ventenni; ci sono i Sonic Youth e i Pixies, i cugini più famosi, con cui il trio del Massachusetts partecipa sonoricamente alla nascente scena shoegaze. 

Conclusioni 

Nulla è stridente in questo album, si tratta di fare i conti con un’età che non concede tregue, nella negoziazione costante di un’identità che tarda a definirsi, con i suoi deprimenti picchi e i suoi struggenti avvallamenti. Forse l’album pecca in monotonia – corre troppo spesso sul filo rosso dell’amore da teen – ma è proprio per questa insistenza – il girare intorno alle solite tematiche – che Green Mind diviene l’icona di un’età della vita, e con un sound pop è riuscita a farsi strada in un pubblico che poco prima, forse, non conosceva nulla dell’indie rock.

Martina Lolli 

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