‘Boy’: il personale rito di passaggio degli U2

 

L’essere umano ha sempre avuto bisogno di indagare in profondità la sua stessa esistenza, specialmente nei momenti in cui corpo e spirito evolvono. In queste circostanze accade di ritrovarsi sovrastati da forze indecifrabili a cui bisogna dare risposte per poter proseguire il percorso di crescita spirituale. Ecco quindi che tramite riti di passaggio, filosofia, letteratura, pittura e musica l’umanità ha da sempre cercato di analizzare ed esorcizzare questi cicli di crescita. Non furono esenti da questa fase esistenziale i componenti di un’allora giovane band irlandese, gli U2, che per cercare di raccontare il cammino dall’adolescenza alla maturità regalò al mondo un grandioso disco d’esordio: BoyUscito il 20 ottobre del 1980 per Island Record, prodotto da Steve Lillywhite, che lavorerà con il gruppo ad altri due dischi, Boy lancia con fragore questi giovani artisti sulla scena musicale internazionale.

Il disco è un racconto di ansie e di eventi, sia legati alla sfera personale che in più larga scala alla società in cui vivevano al tempo, che segnarono i membri della band. È un lavoro con influenze post punk, ma che già traccia lo stile personale del gruppo. La forte energia che li caratterizza in questo preciso momento storico esplode già nell’opener I Will Follow, destinato a diventare uno dei pezzi più importanti degli U2. Dotato di un ritmo incalzante, segnato in primis dalla batteria asciutta di Mullen che disegna la rotta, il brano affronta da subito temi fondanti della stessa esistenza: la fede e la morte. La morte sarà raccontata sia nella sua concretezza in A Day Without Me, pezzo dedicato a Ian Curtis, che nella sua metaforicità in Out of Control e Twilight. Il crepuscolo di cui si parla in quest’ultima è quello dell’adolescenza, la cui fine conduce verso una nuova rinascita, In the shadow boy meets man. È questa una fase della vita in cui le certezze e alcuni capisaldi vengono a mancare, crollano e si fa preponderante un senso di angoscia. Lo smarrimento che pervade Boy si fa forte in alcuni fra i pezzi più cupi e affascinanti del disco, A Cat Dubh e la morbidissima meditativa ballad The Ocean, che concede un momento di pausa dalla rabbia. Ogni rito di passaggio ha una sua conclusione da cui si esce più forti e pieni di nuova speranza. ‘Is love like a tightrope / Hanging from the ceiling’ canta Bono nella conclusiva Shadow and Tall Trees, ispirata al ‘Signore delle Mosche’ di William Golding. 

Musicalmente la band ha una sua forte identità, ognuno degli elementi ha già il suo riconoscibilissimo stile, ma nonostante questo gli strumenti dialogano tra loro alla perfezione. Su ogni pezzo si staglia la voce drammatica e poderosa di Bono, capace già di stregare chiunque la ascolti. Gli U2 hanno dimostrato con la loro personale cerimonia di iniziazione di aver superato le nebbie, intraprendendo una via già ben delineata. Boy segna l’inizio di un cammino che li porterà a diventare dei gruppi più importanti al mondo.

Chiara Luzi 

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