Bill Callahan – ‘Shepherd in a Sheepskin Vest’

 

 

Genere: alt-folk
Release: 14 giugno 
Etichetta: Drag City 

Immaginiamo Bill Callahan seduto davanti a un camino in una stanza confortevole e intima. Al suo fianco, sua moglie e il loro bambino che dorme. I personaggi descritti non sono simboli ma insegnamenti. Insegnano a Bill Callahan che è importante seguire le abitudini, rispettare quello che è stato creato per trarne insegnamento.

Callahan, in 20 canzoni, riesce a dipanare svariati fenomeni contemporanei che accompagnano la solitudine dell’uomo contemporaneo, costruendo un disco intimo e intenso. In questo racconto mancano le lancette temporali, il tempo scorre inesorabile e il carico di simbolismo diventa intelligibile. In tutta la durata del disco, abbiamo la sensazione di conoscere esattamente il luogo da cui il musicista compone, e avvertiamo quasi la sensazione di percepire gli odori che aleggiano in quella casa. Più che un disco, è un susseguirsi e un sovrapporsi tra la vita e la morte.

Ritroviamo nelle parole e nella tenacia di Callahan la forza d’animo di un marito, la forza di crescere, la capacità di un padre coraggioso che desidera restare avvinghiato a un figlio voluto e amato, di un signore di mezza età alle prese, anche, con la vita domestica. In Son Of The Sea, appunto, viene dettagliatamente raccontata, nella sua più autentica e dolce semplicità, una scena fotografata da una colazione mattutina.

La vita e la morte sembrano sfiorarsi, arrivando persino a scambiarsi i ruoli, ma è la vita a vincere. Nel senso strettamente musicale, quello che colpisce è la semplicità della produzione e la personificazione di suoni molto simili ai lavori precedenti. Lo stile compositivo è costruito similarmente al linguaggio e alla retorica simbolica che possiamo incrociare nel Nuovo Testamento Biblico. Shepherd in a Sheepskin Vest è il settimo album a firma Callahan (dopo aver adottato per anni il moniker Smog) e rappresenta uno dei punti più alti della carriera del cantautore.

Anche la forma sonora non è nuova rispetto al passato: chitarra, armoniche, cori, violini, batteria soffice e leggerissimi cori. Una canzone, su tutte, diventa il manifesto di questo album e si intitola What Comes After Certainty, in cui Callahan dice: “Non avrei mai pensato di arrivare a questo punto. In una piccola vecchia casa, con una macchina di ultima generazione/ e con la donna dei miei sogni. Sempre alla moglie affida la (quasi) chiusura del disco. In Lonesome Valley il duetto tra marito e moglie diventa pubblico, insieme alla sensazione che l’amore sia una necessaria condizione di sopravvivenza.

Callahan è uno dei migliori interpreti di quella scuola cantauotoriale tanto figlia di Johnny Cash, tanto devota a Tim Buckley e tanto in debito nei confronti di Leonard Cohen. Shepherd in a Sheepskin Vest è un disco estratto interamente dalle mure domestiche di Bill Callahan. È un manifesto artistico, compositivo e spirituale di un personaggio che senza fronzoli, con coraggio, ha la forza di mettersi a nudo. Più che un disco musicale, il messaggio più importante di questo lavoro è: la solitudine si può sconfiggere. Esiste una ricetta? No, basta accoglierla e conviverci.

 

G.A

 

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