25/04/2024
Compie oggi 23 anni 'Attack Of The Grey Lantern' dei Mansun. --

Se c’è una band negli ultimi tre decenni che non ha mai scatenato reazioni tiepide, quelli sono i Mansun. Andatevi pure a cercare le recensioni dei loro primi due dischi, e leggerete solo lodi sperticate oppure stroncature senza appello. E, al di là del giudizio meramente critico, anche adesso, se parli con un qualunque appassionato, non avrà mezze misure e te li etichetterà come band più sottovalutata di sempre, oppure come “una tua perversione” (come è successo al sottoscritto).

Così, mentre a Birmingham apre una nuova live venue indipendente e viene chiamata “The Grey Lantern”, con tanto di discorso inaugurale di Paul Draper in persona il prossimo 13 marzo, proprio oggi Attack Of The Grey Lantern, il debutto sulla lunga distanza del quartetto di Chester, compie 23 anni. Non è prevista alcuna celebrazione ufficiale, perché già due anni fa ci furono la mega ristampa e un ampio tour celebrativo ad opera di Draper e dei suoi musicisti attuali, e nel quale Paul ha messo in mostra tutto il proprio genio, con performance spettacolari figlie di una cura del dettaglio maniacale, e la propria sregolatezza, sotto forma di una data saltata per ubriachezza, figlia, a dire del protagonista, di atteggiamenti di persone amiche che gli avevano voltato le spalle, ma, più probabilmente, dei demoni che non hanno mai lasciato la mente di questo musicista estroso e tormentato. Così, oggi, ancor più di ieri, gli appassionati sono ulteriormente divisi, tra i vecchi fan che non abbandonano il proprio eroe e altri che non tollerano più comportamenti come questo, visto che ce ne sono stati diversi altri non propriamente edificanti.

Insomma, i Mansun, e Paul Draper in particolare, dividono e suscitano reazioni forti, e la cosa ancor più particolare è che chi ha un’opinione su di loro, fa una fatica bestiale a capire come altri la possano pensare diversamente. Ho quindi deciso di cogliere l’occasione dell’anniversario, non per celebrare un disco che ha avuto ogni genere di peana nel corso degli anni, ma per estrapolare i pomi della discordia contenuti in queste undici tracce. Così, magari, ognuno di noi cercherà di capire le posizioni opposte alla propria.

1. La grande varietà di suoni e di stili compositivi all’interno del disco: spesso, questo viene visto come un pregio dai più, ma in questo caso, qualche dubbio può sorgere ed è lecito che sia così. Cosa ci fanno, infatti, nello stesso disco, grandiosi giri orchestrali, delicati ricami acustici, pop-rock da radio e da classifica, chitarre grezze che in un caso sfociano in una ritmica digitale altrettanto di grana grossa? In definitiva, cosa volevano fare i Mansun con questo disco? Le influenze delle diverse canzoni sono molte e riconoscibili, per cui i detrattori possono avere gioco facile nel parlare di un mischione senza arte né parte e di una band che si è messa a tavolino e si è detta “qui imitiamo Bowie, qui prendiamo spunto dai Tears For Fears, qui rivisitiamo i Talk Talk”, ecc…, mentre i fan diranno che, invece, non c’è stato un mero lavoro di copia e incolla, ma si nota, a un ascolto attento, una comune sensibilità artistica di fondo che accomuna tutte queste cose così diverse tra loro, e, di conseguenza, fa sì che l’ascolto sia un mirabile viaggio in tanti mondi diversi, ma sullo stesso veicolo e con la stessa guida.

2. Il timbro vocale: qui, i motivi del contendere sono essenzialmente due, ovvero il fatto che Paul Draper tenga tonalità prevalentemente acute, e che un tratto comune del suo modo di utilizzare una tonalità oppure un’altra è la mancanza di sfumature all’interno della tonalità stessa. Tradotto in parole povere: lui sceglie su che tonalità cantare e va dritto come un fuso su quella, e ci sono sì dei cambi di tonalità, ma non c’è alcuna esplorazione del ventaglio di possibilità interpretative all’interno della tonalità stessa. Il giudizio dei detrattori, pertanto, può essere ben riassunto da ciò che scrisse una personalità come Scaruffi, ovvero che Draper ha la stessa fantasia interpretativa di un venditore al mercato del pesce, ma i fan adorano la voce del loro idolo perché non si fossilizzano sui limiti tecnici, ma prendono in considerazione due aspetti, ovvero che questo modo di cantare è perfettamente funzionale alle canzoni, e poi che, dal punto di vista strettamente emozionale, c’è una capacità non comune di toccare il cuore e l’anima di chi ascolta. Cercando di essere il più obiettivi possibile, non sarebbe possibile cantare le canzoni di questo disco in nessun altro modo, e infatti, non a caso, nessuno si è cimentato nel tentativo di coverizzarne alcuna, come successo ad altri dischi finiti in cima alle classifiche UK, e uno dei motivi non può che essere l’unicità del timbro vocale di Paul, altro che mercato del pesce.

3. Il significato dei testi: gli stessi che si chiederanno, in forma retorica, cos’abbiano voluto fare i Mansun musicalmente, saranno probabilmente gli stessi che bolleranno i testi come deliri senza alcun significato. Del resto, cosa vuol dire apostrofare Gesù Cristo in persona dicendogli che la sua merda ha lo stesso sapore dolce della nostra? E raccontare di un parroco che la sera va a fare lo spogliarellista e ha una figlia? O di una persona che ci fa sanguinare il naso? E quanto può essere banale raccontare di essere, semplicemente, in uno spazio aperto e che fa molto freddo? Qui, i fan possono controbattere che, ancora una volta, i detrattori dovrebbero aprire la propria mente e pensare alle canzoni nel loro complesso, per il quale un modo di raccontare le cose così legato a immagini forti in sé ma dal significato labile e incerto è proprio quello che ci vuole per dare ancora più forza al risultato complessivo. E poi, certi passaggi sono di un’efficacia difficile da trovare, e certe metafore non dovrebbero poi essere così complicate da capire, come i primi due esempi menzionati sopra, chiare riflessioni su come la propria fede religiosa possa vacillare per via di come si comportano gli esponenti della Chiesa, ovvero coloro che dovrebbero rappresentare Dio qui tra noi.

Forse ce ne sono altri di motivi per cui questo disco può non piacere, ma io, da adoratore assoluto della lanterna grigia e dei Mansun in generale, ho già fatto un grande sforzo a trovare questi tre, e più in là non riesco ad andare. Mi piace sempre cercare di capire le ragioni della controparte, e spero di esserci, almeno parzialmente, riuscito. Spero anche, però, che questo articolo abbia l’effetto finale di convincere eventuali indecisi, o giovani che non conoscono il disco, ad ascoltarlo bene e a unirsi alla schiera dei fan. Intanto, buon compleanno, lanterna grigia!

Stefano Bartolotta

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