Archive – 2 dicembre, Estragon (Bologna)

È una fredda serata piovosa quella che incornicia il ritorno a Bologna degli Archive. L’ultima volta che la città emiliana aveva ospitato la band era il 2015 e, proprio come in questa occasione, era stato l’Estragon a ospitarli dal vivo. La nota sala concerti bolognese fu già la location perfetta a prestare una impeccabile scenografia per il collettivo capitanato da Darius Keeler e Danny Griffiths, e oggi non
sembra minimamente da meno. Ad un primo sguardo constatiamo come la risposta del pubblico per questa data si sia fatta sentire in modo soddisfacente: la folla non è certo quella delle serate più fortunate, ma è abbastanza pieno per poter fare un bilancio complessivo favorevole. L’età media dei paganti è difficile da definire: scrutiamo volti che portano molto bene rughe, come quelli dei fan di una vita, così come altri imberbi dei giovani neofiti. Venticinque anni di carriera coronati dalla bellissima retrospettiva, uscita proprio quest’anno, e che racchiude i brani più rappresentativi del gruppo di musicisti britannico. Numerosi cambi di line-up dal 1994, ma oggi gli Archive salgono sul palco dell’Estragon con quell’alone di mistero e quel desiderio di sperimentare che hanno reso inconfondibile il loro sound. Come poche altre band in circolazione, la miscela sonora degli Archive è da sempre un marchio di fabbrica di non facile codificazione, in molti hanno provato a carpire la loro essenza: c’è stato chi li ha voluti annoverare tra gli esponenti della scena trip-hop di Bristol, e chi ha visto nella loro continua ricerca all’interno del genere prog i veri continuatori contemporanei dei giganti attivi nello scorso secolo. Sul loro sound si potrebbe scrivere, e forse si scriverà, un trattato al riguardo; comunque stiano davvero le cose, ciò che è certo è che una serata in compagnia del sestetto non è mai una serata banale. Questa non ha fatto di certo eccezione: la scaletta della serata non è stata sicuramente povera di emozioni, e sarebbe anche difficile descrivere tutte quelle che si sono susseguite in sedici brani.

Come doveva essere, i Nostri sono andati a pescare dal meglio della loro discografia, complice l’uscita di 25. Bello vedere le reazioni esaltate del pubblico per l’esecuzione di brani trascinanti del passato della band, come nel caso della opener e Fuck You (2004), che aprono tendendo altissima l’asticella delle aspettative; in generale riportiamo che i momenti più scatenanti del live sono quelli che hanno visto coinvolte le tracce provenienti dall’album della rinascita degli Archive: un disco come Controlling Crowds (2009), è stato quello maggiormente trafugato, con ben cinque brani su quindici in scaletta. L’immancabile Bullets, così come King of Speed e una Dangervisit collocata alla fine della scaletta (che nell’incedere della sua progressione ha perfino visto salire sul palco un fan emiliano, intento ad abbracciare per più tempo del dovuto il buon Polland Berrier), sono brani-viaggio che dal vivo donano il meglio di loro e che, per immensa fortuna di chi ne gode, bruciano così lentamente da lasciare un marchio difficile da eliminare. Sarà stato senz’altro appagante vedere che l’attenzione e l’entusiasmo sono rimasti inalterati, nella seconda metà della serata, anche per Baptism (unico brano da Axiom, 2014) ma soprattutto per i due inediti presenti in 25 come il singolo (in collaborazione coi Band of Skulls) Remains of Nothing e Erase. Una volta terminata la scaletta con il vortice emozionale di Dangervisit, gli Archive ci lasciano temporaneamente per ritornare, in quello che è il momento più alto della serata, e regalarci l’esecuzione di Again (You Look The Same To Me, 2002).

In questo lunghissimo brivido, i due membri fondatori della band si prendono meritatamente tutta la scena, toccando vette artistiche altissime per l’esecuzione di un brano intimo che avrebbe emozionato diversi compianti cantautori, e che non ha il potere di invecchiare. Sedici minuti per salutare il pubblico adorante, l’emilia, e per tornare nella spirale di mistero dove risiedono, gli Archive, con le loro criptiche sfumature. La reazione generale del pubblico è la sorpresa: ciascuno dei presenti appare stupefatto e orgoglioso di avere assistito allo spettacolo audio-visivo (straordinari i neon, i giochi di fumo e tutto ciò che faceva parte della coreografia) di altissimo livello. A presto, sperando in una nuova fatica discografica.

 

Vincenzo Papeo 

 

Scaletta:

You Make Me Feel
Fuck U
Pills
Bullets
Kings of Speed
Wiped Out
Pulse
System
Whore
Baptism
Remains of Nothing
Erase
Finding It So Hard
Collapse/Collide
Controlling Crowds
Dangervisit

Again

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *